Nuovo reclutamento docenti, percorso farraginoso che non ha riscontri in Europa: già contestato, può essere sancito da un Dpcm di un governo dimissionario?
A prescindere dal fatto di valutare se il Dpcm fissato entro il 31 luglio per rendere operativo il nuovo percorso di reclutamento previsto dal D.L. 36/2022 (convertito nella legge n. 79), ma ancor prima per sciogliere i molti nodi che lo contraddistinguono, rientri nel perimetro degli “affari correnti” di cui il governo (e nella fattispecie il ministro Bianchi) si possa occupare, ci si deve interrogare se è “corretto” affrontare riforme di sistema con un governo che con le dimissioni non ha più la stessa legittimazione politica e appare totalmente “spaccato”.
Sarà ben lecito che le problematiche (anche le eventuali riforme sulla scuola) siano demandate al nuovo esecutivo (e si spera a un nuovo Parlamento che possa esercitare in modo più ampio, rispetto soprattutto a questa parte di una legislatura… assai “convulsa”, il suo compito legislativo) che uscirà dall’esito delle prossime, ormai imminenti (25 settembre), votazioni, e quindi