Il rito di spettegolare sull’esame

L’esame non è il solo rito, c’è anche il rito di dover spettegolare sull’esame. Screditare la scuola va di moda, discrepanze tra Nord e Sud e con i dati Invalsi.

Ormai borbottare contro l’esame è un rito, che si ripete ogni anno e si esaurisce in sé stesso.

Soprattutto gli osservatori estranei alla scuola pretendono che ad ogni costo i risultati dell’esame di maturità debbano essere criticati e diventare oggetto di lamentele. L’importante è che si dedichino articoli su articoli a meticolose statistiche sul numero dei maturi e sui voti, biasimando con sdegno l’operato delle commissioni.  Sui diversi organi di informazione a stampa e in rete i lettori interessati possono reperire in proposito dati e commenti pressoché identici e uniformi. Screditare la scuola va di moda. Il tutto si risolve in una forma di pettegolezzo che ha il sentore di una sorta di strano sport nazionale.

Fra i tanti interventi consideriamo, ad esempio, quello di Matteo Basile inserito sul sito  di   Il Giornale del 24.07.2022 alle ore 6:00. Titolo: Maturità farsa: tutti promossi. E i 100 al Sud umiliano il Nord. Sottotitolo: L’esame non fa più paura: il 99,9% degli studenti lo passa. La manica larga del Meridione, fioccano i voti più alti.

Come del resto altrove, risaltano nell’articolo il disappunto per l’altissima percentuale di maturi e la stupefazione per le votazioni eccellenti al Sud in contrasto con quelle meno lusinghiere al Nord. E i destinatari di questo tipo di informazione devono essere indotti a concludere che la scuola non sa valutare e c’è bisogno di enti esterni ed estranei per soppiantarla nel suo compito.

C’è infatti un altro aspetto della situazione dovunque messo in rilievo e ritenuto assai inquietante.

Gli esiti dell’esame sono in stridente contrasto con i dati Invalsi. In base alla valutazione o misurazione mediante i test le competenze in italiano e in matematica dei diplomati risultano gravemente deficitarie. Perciò sorgono spontanee nelle persone ingenue e ignare delle manovre di palazzo alcune domande. Come mai la percentuale dei promossi sfiora il cento per cento? Come mai i risultati al Sud sono così diversi da quelli al Nord? Come mai tanti promossi col massimo dei voti e con lode nonostante le gravi deficienze riscontrate dall’Invalsi in italiano e in matematica?

Ammettendo che le statistiche siano attendibili, di tali fenomeni possono essere addotte diverse spiegazioni.

Bisognerebbe tener conto, nell’interpretarli, di ciò che avviene non solo nella scuola, ma nell’intero contesto sociale, e dei riflessi che la percezione del contesto sociale ha nella psicologia di chi esamina. Possiamo ipotizzare che nel promuovere in massa agiscano diversi fattori. Nell’esame in presenza i docenti, soprattutto se interni, badano non soltanto alla cosiddetta preparazione ovvero al profitto, ma anche al comportamento, alla capacità, alle attitudini. Nel momento in cui gli studenti si accingono a lasciare la scuola, si accorda loro una fiducia che sia di ausilio per il futuro inserimento in un mondo degradato e refrattario ad essere trasformato in meglio.

Quanto ai voti più alti al Sud, adombrano forse una forma di protesta contro le condizioni meno favorevoli in cui si è costretti a operare: ciò spiegherebbe perché al Nord i risultati siano meno lusinghieri, non volendo credere che al Nord gli studenti siano meno preparati rispetto al Sud.  E forse nelle regioni settentrionali anche il clima scolastico è meno caloroso rispetto al meridione.

Resta la discrepanza fra le risultanze Invalsi e quelle degli esami.

Ormai l’opinione pubblica è addomesticata: si dà aprioristicamente per scontato che le risultanze Invalsi siano vangelo, mentre non lo sono affatto. Che vi sia in esse una mancanza di scientificità è dimostrato per l’appunto dal loro dogmatismo. Si pretende che i test accertino le competenze linguistiche e matematiche degli studenti con assoluta oggettività. In realtà i risultati accertano soltanto la capacità di risolverli, che è cosa ben diversa dal sondare una preparazione. Capacità condizionata fra l’altro dall’atteggiamento assunto da chi li affronta.

Verosimilmente al Sud a differenza del Nord i test Invalsi sono ritenuti tediosi e inutili.

Ne conseguono una forma di rigetto e una svogliatezza che non ci sentiamo di biasimare, per non dire che l’apprezziamo. Inoltre non è da trascurare la componente aleatoria nelle risposte, che possono essere azzeccate in una misura di cui è impossibile la verifica.

Esiste l’esame ideale?

Può esistere a certe condizioni.  Candidati messi lungo  il corso di studi nelle condizioni migliori per sostenerlo. Commissioni composte da esaminatori che tengano conto degli itinerari formativi percorsi da ciascun candidato.  Prove   commisurate ai livelli di conoscenza di ciascuna disciplina ragionevolmente attesi in rapporto all’età degli esaminandi. Valutazioni che prescindano da griglie fastidiosamente complicate e si fondino su parametri valutativi semplici ed efficaci. Tutto ciò non può aver luogo, se non si procede a monte ad una ristrutturazione dei curricoli e dei modi di insegnare le singole discipline.

È una questione di snellimento e di adeguamento dei contenuti alla realtà contemporanea in chiave futura. Ciò andrà di pari passo col discorso sul metodo.  La didattica breve consentirà di dare spazio alle nuove scienze umane e ad arti trascurate. E l’intero processo di insegnamento-apprendimento sarà inteso come preparazione all’esame.

Una dimensione dovrà essere privilegiata.

Quella storica, che oggi purtroppo si tende ad abolire in nome di uno scriteriato modernismo. Contro la moda aberrante della cancel culture, stigmatizzata fra gli altri dal filosofo Konrad Paul Liessmann come nuova barbarie, le discipline vanno presentate nel loro evolversi storico con riguardo agli scontri e alle sinergie fra civiltà. La corrente dello strutturalismo genetico può essere di aiuto in questa impresa: gli allievi non si troveranno di fronte a nozioni già confezionate, ma parteciperanno al sapere nel suo evolversi. Ciò non solo in campo umanistico.

Si pensi alla storia della scienza e in particolare ai continui progressi della matematica dalle origini ad oggi fra occidente e oriente. La prospettiva è quella dell’ulteriore attivarsi di un dinamismo interiore che coinvolga maestri e discepoli. Alla fine l’esame non avrà niente di statico, ma consisterà in una verifica reciproca di esaminati ed esaminatori. Possiamo concludere che l’esame non è un momento isolato, ma è consustanziale al processo di insegnamento-apprendimento nel suo evolversi in ogni sua fase. La maturità non si svolge soltanto una volta all’anno, ma si va realizzando ogni giorno.

  • Biagio Scognamiglio (Messina 1943). Allievo di Salvatore Battaglia e Vittorio Russo. Già docente di Latino e Greco e Italiano e Latino nei Licei, poi Dirigente Superiore per i Servizi Ispettivi del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Ha pubblicato fra l’altro L’Ispettore. Problemi di cambiamento e verifica dell’attività educativa.

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Artisti a Capo Nord

“Sono qui a capo Nord, all’estremo limite del Finnmark, e posso anche ben dire all’estremo limite di tutto il mondo dal momento che non c’è altro luogo più a nord di questo che sia abitato da uomini. La mia sete di sapere è ora appagata e ora voglio tornare in Danimarca e, se Dio vuole, al mio Paese”.
Così scrive il prete e scienziato italiano Francesco Negri nel 1664 nel suo Viaggio settentrionale, un resoconto sotto forma epistolare delle osservazioni compiute lungo il suo itinerario in Scandinavia.

Considerato il primo turista mai giunto a Nordkapp, Negri intraprese il viaggio in solitaria per puro desiderio di conoscenza ma, grazie alle sue osservazioni, diede il via al mito dei popoli nordici in un’epoca in cui il centro della cultura europea era considerato il Mediterraneo e l’esotismo era diretto solo verso l’estremo Oriente e il Nuovo Mondo.
Ma dove si trova esattamente questo luogo?Denominato Nordkapp (cioè Capo Nord in norvegese) dal navigatore inglese Richard Chancellor nel 1553, è la punta estrema del continente europeo. Le sue coordinate sono 71° 10′ 21″ di latitudine Nord, ben al di sopra del Circolo Polare Artico che si trova invece a 66° 33′ 49″.

In realtà Nordkapp non fa parte della terraferma perché si trova sull’isola di Magerøy. E non è neanche il punto più settentrionale dell’isola poiché la penisola di Knivskjelodden, un po’ più a ovest, arriva a  71° 11′ 08″. Ma è là che nel tempo si è consolidato l’immaginario collettivo, su quel lembo sperduto di roccia proteso sul Mar glaciale artico.

Nel 1798 un altro italiano arriva a Capo Nord, stavolta via terra: è lo studioso Giuseppe Acerbi che lo raggiunge attraverso la Finlandia assieme all’ufficiale svedese Anders Fredrik Skjöldebrand. Tornato in patria pubblica in inglese Travels through Sweden, Finland and Lapland, to the North Cape in the years 1798 and 1799. Il suo compagno di viaggio, invece, scrive Voyage pittoresque au Cap du Nord, avec gravures, un testo con 80 illustrazioni tra le quali un suggestivo sole di mezzanotte, lo spettacolo più sorprendente che offre Capo Nord.

E forse è proprio quel sole basso sull’orizzonte, perfettamente allineato a nord, nel pieno delle notti estive, il vero motivo del fascino di Nordkapp. Si tratta di un fenomeno che può essere osservato anche in altri luoghi al di sopra del circolo polare artico tra giugno e luglio e che ha il suo apice il giorno del solstizio d’estate, ma a Capo Nord assume un’aura quasi epica: sfiora il mare e poi risale, percorrendo un giro completo lungo l’orizzonte. Insomma, invece di tramontare verso il basso continua a spostarsi sempre verso destra.

Il motivo di questo curioso moto (apparente) sta nell’inclinazione dell’asse terrestre rispetto ai raggi del sole nel periodo del solstizio d’estate. In quei giorni, come si può osservare nello schema qui sotto, la parte al di sopra del circolo polare artico resta tutta nella metà della terra illuminata dal sole, anche se questa ruota sempre attorno al proprio asse.Dunque non c’è alternanza tra buio e luce, ma un periodo perennemente luminoso, una lunga notte bianca in cui il sole non scende mai sotto l’orizzonte. A Capo nord questo arco di tempo corrisponde ai giorni compresi tra l’11 maggio e il 31 luglio.

Questo spettacolo ha attirato, nel corso dell’Ottocento, viaggiatori e artisti in numero sempre crescente.

Generalmente ne hanno tratteggiato l’imponente promontorio di granito, alto 307 metri, per accompagnare un resoconto di viaggio. Ne è un esempio la litografia a colori di Leon Jean Baptiste Sabatier in Atlas Historique et Pittoresque per Voyages de la Commission Scientifique du Nord.

In altri casi la scena è meno pittorica e la sua illustrazione è evidentemente legata a finalità di studio scientifico come queste tre vedute del promontorio realizzate per Voyages de la commission scientifique du Nord, en Scandinavie, en Laponie, au Spitzberg et aux Feroë pendant les années 1838, 1839 et 1840 sur la corvette La Recherche.

In verità non era  il sole di mezzanotte o il fascino di questa penisola rocciosa a muovere le grandi spedizioni, bensì il tentativo di trovare il ‘passaggio a nord-est‘ (cioè la rotta dal Mare del Nord al Pacifico) doppiando proprio Capo Nord. L’impresa riuscirà solo nel 1879 allo svedese Adolf Erik Nordenskiöld con la nave baleniera Vega.

Per trovare il primo grande artista a Capo Nord occorre aspettare il norvegese Peder Balke (1804-1887), un pittore romantico allievo di Johan Christian Dahl. Balke visitò Norkapp solo una volta, nel 1832, ma quel viaggio lo segnò per sempre, tanto che quel promontorio piatto a strapiombo sul mare tornò innumerevoli volte nei suoi dipinti.
Le prime opere sono ancora piuttosto naturalistiche, luminose e ricche di dettagli. In questa del 1845 la rocca appare chiara sotto il tipico cielo estivo, pieno di uccelli e dall’orizzonte arrossato. Un’immagine che evoca le parole annotate in viaggio: “La bellezza della natura assume il ruolo principale“. Ma le ampie onde scure sono già quelle del suo tenebroso stile più maturo.

Pochi anni dopo Balke dipinge almeno tre opere molto simili e piuttosto insolite: mentre tutti cercavano di catturare il sole di mezzanotte, l’artista raffigura Capo Nord al chiaro di luna in una condizione di luce straordinariamente drammatica, ma con il mare calmo e qualche barchetta sparsa.

Le differenze sono minime. Giusto la forma delle nuvole e il trattamento dell’acqua. Quando uno di questi dipinti fu esposto a Oslo nell’autunno del 1848, un critico scrisse che “cattura il nostro interesse, sia per la natura del soggetto stesso che per la singolarità della percezione del momento scelto“.
Intorno al 1850 Balke torna sullo stesso tema con un piccolo olio denso e veloce. Il promontorio è diventato un rettangolo scuro sullo sfondo attraversato da una fenditura.

Dieci anni dopo riprende la stessa veduta con qualche variazione. Il formato rimane piuttosto piccolo. Ormai dipinge solo per se stesso, alla ricerca di un linguaggio sempre più onirico e rapido.

Tutto si fa più leggero nel 1870. Balke ha maturato uno stile ancora più essenziale, arrivando a costruire le forme con poche larghe pennellate. Capo Nord è diventato una presenza rarefatta. Tutto svapora sotto un luminoso cielo estivo.

La differenza con le incisioni e le litografie a colori coeve, realizzate da altri artisti a corredo di racconti di viaggio, non poteva essere maggiore. Quanto più Balke è evocativo, quanto più queste sono descrittive.

Al termine del suo percorso, tra gli anni ’70 e ’80, Balke arriverà alla totale monocromia. La superficie è spazzata dal pennello con gesti decisi. Tutto si decide in pochi tratti. Ma il mare non è più calmo. Tornano le grandi onde che fanno colare a picco le navi, torna lo spirito romantico su cui si era formato.

Solo lo svedese Anders Zorn (1860-1920) riuscirà a dare a Capo Nord, nel 1890, una nuova interpretazione. Con la sua pennellata impressionista ha scelto di concentrarsi nel punto in cui la roccia incontra il mare, lasciando intravedere l’orizzonte arrossato dal sole di mezzanotte sotto un bel cielo azzurro. Il paesaggio sublime è ormai un ricordo lontano.

Nel frattempo il promontorio ricevette i primi ospiti illustri. Nel 1873 fu visitato dal re Oskar II di Svezia. A ricordo di quell’evento venne posto sulla punta un piccolo obelisco di pietra, visibile in questa incisione dell’anno seguente.

Poi, nel 1907, arriverà il re di Thailandia Chulalongkorn. Ma da quel momento Nordkapp non fu più soggetto di dipinti. Era iniziata l’epoca delle fotografie, come questa del 1901.

La strada E69, che oggi arriva fin quasi alla punta, verrà pianificata nel 1934 per favorire il turismo e aperta nel 1956. Dal 1999 il passaggio sull’isola, che in precedenza avveniva via traghetto, avviene attraverso un tunnel sottomarino (piuttosto inquietante, a dire il vero) che arriva a circa 200 metri di profondità sotto il livello del mare.
Nel frattempo la spianata di Capo Nord ha visto nascere nuove strutture. L’obelisco è stato spostato verso l’interno mentre al suo posto svetta un grande globo terrestre composto solo di meridiani e paralleli, eretto nel 1978.

Ecco come mi è apparso qualche giorno fa, quando ho visitato per la seconda volta Capo Nord.

Ho scattato questa foto verso mezzanotte e mezza, quando la massa di turisti accorsi con gli autobus per vedere il sole di mezzanotte (che però era parzialmente coperto) si era già dissolta.La vista del promontorio, verso le 21:30, era invece questa.

Il centro visitatori, chiamato Nordkapphallen, è alle nostre spalle. Al suo interno si trovano bar, ristorante, cinema, cappelle, sale espositive, negozi e tanto altro. La struttura originale è del 1959 mentre l’ampliamento risale al 1988.

Al suo interno, da appassionata di finestre, non potevo fare a meno di inquadrare il globo dalla grande vetrata dell’edificio circolare…

Verso le due di notte ho salutato Nordkapp con questa immagine negli occhi: la silhouette del grande globo sopra una striscia di cielo aranciato tra due fasce di un azzurro metallo.

E anch’io, come il buon Francesco Negri, ho sentito appagata la mia voglia di vedere e di scoprire. Pronta per il lungo viaggio che mi avrebbe riportata a casa, in Sicilia.
***
Per informazioni tecniche su come visitare Capo nord rimando alle pagine del sito VisitNorway.

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