Se fossi ministro…
Il collega docente e scrittore Marco Lodoli ha chiesto qualche tempo fa ad un eventuale nuovo governo di essere nominato ministro dell’istruzione. Si tratta ovviamente di una provocazione, ma fondata perché finalmente in quel ruolo ci sarebbe qualcuno che viene dal mondo della scuola.
Ma poiché anch’io vengo dal mondo della scuola, dove ho insegnato per oltre 40 anni, voglio provare a dire cosa farei se diventassi ministro dell’istruzione. E’ un’utopia ovviamente, ma basata su esperienze concrete. Per ora ho preparato 13 punti, ma ce ne sarebbero molti di più, che forse aggiungerò. Eccoli:
1. Reintrodurre alla scuola elementare e media lo studio serio della lingua italiana e della matematica, tornando agli esercizi che erano in vigore ai miei tempi (dettati ortografici, riassunti, temi, operazioni matematiche senza calcolatrici ecc.)
2. Eliminare progetti inutili e attività parascolastiche prive di ogni valore didattico, in ogni ordine di scuole.
3. Abolire totalmente nei Licei la cosiddetta “alternanza scuola-lavoro”, che non ha nulla a che fare con l’astrazione tipica degli studi umanistici e scientifici;
4. Ridurre moltissimo l’uso degli strumenti elettronici, vietando agli studenti e ai prof. l’uso di cellulari, tablet ecc. Tornare ai libri ed ai quaderni come mezzi essenziali dell’apprendimento.
5. Reintrodurre la possibilità di bocciatura anche nella scuola elementare e media. Ripetere un anno non è un dramma né una sconfitta personale, ma solo il modo migliore per adeguarsi al proprio ritmo di apprendimento.
6. Ripristinare gli esami di quinta elementare e di terza media. Rendere serio l’esame di Stato delle scuole superiori reintroducendo la commissione esterna e abolendo le fasce del credito scolastico, che determinano il “mercato delle vacche” dell’aumento dei voti singoli per far raggiungere allo studente la fascia superiore a quella della sua media dei voti;
7. Riportare l’obbligo scolastico ai 14 anni o al conseguimento della licenza Media. Poiché non tutti gli alunni hanno la propensione e l’interesse allo studio, è inutile tormentarli con la frequenza obbligatoria di una scuola che a loro non interessa; sarebbe molto più logico avviarli a quei mestieri “manuali” che consentono di guadagnare bene ma che nessuno vuol più praticare (calzolaio, idraulico, falegname, meccanico, sarta ecc.).
8. Curare la disciplina degli studenti, prevedendo sanzioni che, in caso di episodi gravi, arrivino alla perdita dell’anno scolastico, senza possibilità di appello né di ricorso al TAR. Ovviamente i provvedimenti disciplinari andrebbero tutti dimostrati e motivati.
9. Limitare l’ingerenza dei genitori nella didattica. Il giudizio dei docenti e del Consiglio di Classe in caso di scrutinio dovrebbe essere insindacabile e inappellabile. Il TAR non ha alcuna competenza in materia scolastica, non si vede il motivo per cui possa interferire su decisioni prese dai docenti umiliandone la già compromessa professionalità.
10. Rivedere la normativa sui BES e DSA, accettando solo i casi di vero e comprovato disagio, non come avviene adesso quando molte di queste certificazioni sono false e costituiscono solo una scorciatoia per ottenere la promozione.
11. Chiudere immediatamente i diplomifici e le scuole private che, dietro pagamento, garantiscono la promozione e fanno recuperare gli anni perduti. Se bocciato nella scuola statale, lo studente deve ripetere necessariamente l’anno scolastico. Ciò non significa chiudere tutte le scuole non statali, ma solo quelle che regalano anni di studio ad autentici asini.
12. Provvedere ad un serio reclutamento dei docenti, da parte di concorsi ordinari che verifichino la conoscenza adeguata delle materie di insegnamento. Nessuna possibilità di essere immessi in ruolo “ope legis” senza il superamento di prove impegnative.
13. Fine del garantismo e possibilità di licenziamento per docenti e dirigenti che si rivelino indegni del posto che occupano. A ciò dovrebbero provvedere commissioni apposite in grado di verificare la preparazione e l’efficacia didattica dei docenti.
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