I “Perchè…?” sull’Invalsi: altre risposte

I “Perché … ?” di Matmedia sull’Invalsi: altre risposte. Il risultato di un dibattito in rete e il mistero delle prove secretate.

I “Perché … ?” di Matmedia – si è scritto – traggono motivo dalla constatazione che il nostro sistema dell’istruzione mortifica ogni tensione alla comprensione di quanto continuamente vi avviene e vi si decide a livello politico-amministrativo!

I primi “perché” posti da Matmedia allora non potevano che riguardare l’Invalsi, un problema tutt’altro che banale. Un problema che è sbagliato sottovalutare o addirittura ignorare. E infatti l’interesse per quei “perché” è stato notevole: se ne è discusso finanche sui gruppi social.

Alle risposte già fornite giorni addietro dall’ispettore Biagio Scognamiglio [VEDI] si aggiungono ora, su due degli interrogativi posti, quelle inviate da Domenico Bruno.  Ecco il documento dell’ispettore D. Bruno:

<<2.  “Perché le prove Invalsi devono essere un requisito essenziale per essere ammessi a sostenere gli esami di Stato?”

Lo stabilisce un’assurda disposizione di legge, degna di una dittatura da operetta, che mira evidentemente a dare importanza e potere ad un carrozzone fortemente politicizzato, dispendioso e praticamente inutile, dal momento che i suoi membri hanno solo una visione nebulosa di quanto si fa realmente nella scuola italiana.

Tale disposizione deve essere cancellata, insieme, possibilmente, al suddetto carrozzone.

  1. “Dei suoi test annuali, l’Invalsi pubblica solo alcune prove esemplificative, ma perché non deve pubblicare i test integralmente?”

L’Invalsi deve pubblicare i test integralmente, insieme ai criteri di redazione e di valutazione.

Due possono essere i motivi per cui non lo fa:

  1. a) creare un alone di mistero, che faccia apparire i suoi membri come dei veri e propri maghi;
  2. b) paura che una pubblicazione integrale scopra le carte, scatenando una valanga di critiche.

Probabilmente sussistono entrambi i motivi di cui sopra.>>

Su questo terzo “perché” c’è anche, come si diceva, l’interessante dibattito aperto sulla sua pagina facebook dal prof. Silvio Landrone, che ringraziamo per avercene inviato il risultato.

In sintesi, i docenti intervenuti hanno concordemente riconosciuto che si tratta di una mancanza gravissima. Tanto grave da rendere indecifrabili gli stessi risultati Invalsi relativi a una determinata classe. Più d’uno, infatti, scrive che l’analisi di quei risultati  non si può fare. Non si riesce a capire quale sia stata la difficoltà dello studente, perché non si conoscono gli item dei test. Sulle singole domande i docenti possono avere solo quelle vaghe informazioni che gli studenti riescono a ricordare. In ogni caso, come si fa a dire di “studenti che vanno male in matematica” se non è noto su che cosa vanno male? E in tal modo – osservano i docenti – come è possibile intervenire per migliorare gli apprendimenti? In quale direzione procedere? Si procederà invece, così facendo, ad infinitum, con i soliti proclami di dati che “rivelano” situazioni disastrose senza dare la possibilità di conoscerle nei dettagli e senza la possibilità di studiare gli interventi adatti a rimuoverle. Senza orientare cioè i docenti e trovare con loro un punto di congiunzione circa le mete dell’apprendimento e quale interpretazione univoca delle Indicazioni Nazionali da seguire. È chiaro quanto vengano meno, così facendo, le finalità e il ruolo alla base dell’esistenza del discusso istituto. Ruolo e finalità che, in definitiva, l’Invalsi mostra chiaramente di non aver capito e di non seguire.

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