Un problema di eredità

La divisione dei beni in un problema di eredità. Il ruolo delle mogli e il maschilismo dominante in epoca romana.

L’imperatore Giustiniano (482-565)

Mi ha molto incuriosito un problema che Emilio Ambrisi ha ricordato in un suo recente articolo dal titolo La matematizzazione del Diritto, pubblicato il 24/09/2022. [VEDI]

Il problema è riferito dal matematico e storico della Matematica di origine svizzera Florian Cajori (1859-1930). Lo riporto per comodità:

« Un uomo morente vuole che, se sua moglie, essendo incinta, dà alla luce un figlio, questi riceverà i 2/3 e lei 1/3 dei suoi beni; ma se nasce una figlia, ne riceverà 1/3 e sua moglie 2/3. Succede che nascono due gemelli, un maschio e una femmina. Come saranno divisi i beni in modo da soddisfare le volontà dell’uomo? »

« Il celebre giurista romano Salvianus Julianus –  continua Cajori – decise che i beni fossero divisi in sette parti uguali, delle quali il figlio ne riceve quattro, la moglie due, la figlia una. »

Non conosco quel giurista romano e non saprei dire se alla base della sua decisione ci sia qualche regola particolare del diritto romano a vantaggio degli eredi maschi. Ma non condivido la sua decisione, che mi sembra dettata più da una sorta di maschilismo che da regole idonee a garantire i desideri del de cuius. Insomma, non capisco proprio (almeno io non lo capisco) in base a quale ragionamento egli prese quella decisione.

A me pare che una ripartizione onesta e soprattutto coerente con le disposizioni dell’uomo morente sia la seguente:

I beni sono divisi in 6 parti uguali, delle quali 3 vanno alla moglie, 2 al figlio e 1 alla figlia.

E mi spiego.

Le disposizioni dell’uomo morente, nelle due ipotesi che il nascituro sia un maschio o una femmina, al di là dei beneficiari, sono sostanzialmente equivalenti. Per questo motivo, una volta constatata la nascita di due gemelli di sesso diverso, la prima cosa da farsi è dividere l’eredità in due parti uguali e applicare quindi a ciascuna di esse i desiderata del de cuius.

Cosicché, in relazione alla prima delle due parti, al figlio vanno i 2/3 di 1/2 dell’eredità, cioè i 2/6 dell’eredità; alla moglie va invece 1/3 di 1/2, cioè 1/6, dell’eredità.

In relazione alla seconda parte, alla moglie vanno i 2/3 di 1/2, cioè 2/6, dell’eredità, mentre alla figlia va 1/3 di 1/2, cioè 1/6, dell’eredità.

In definitiva, alla moglie vanno 1/6+2/6=3/6 dei beni del de cuius, al figlio ne vanno i 2/6, alla figlia 1/6.

E questo è quanto.

  • Laureato in matematica presso l’Università di Messina. Ha insegnato matematica e fisica nei licei. Dal 1985 Dirigente superiore per i servizi ispettivi del MPI è stato responsabile della Struttura Tecnica Esami di Stato per il settore matematico e fisico. Ha tenuto corsi all’università e conferenze in numerosi convegni. È autore di saggi e libri di testo.

Related Articles