Ferie non godute docenti e ATA: vanno pagate anche ai precari? Sentenza

La risposta alla domanda se le ferie non godute vanno pagate a tutto il personale, di ruolo e precario, la risposta è sì. Lo ricorda Anief, commentando la recente sentenza a favore, in cui i suoi avvocati hanno ottenuto giustizia. Il sindacato ricorda che i sono proprio i giudici a sostenere questo diritto, con sentenze che rimborsano fino all’ultimo euro i docenti e Ata che fanno ricorso. Nei giorni scorsi, nel Tribunale di Arezzo, un’insegnante con plurimi contratti di supplenza ha richiesto le somme dovute dallo Stato per decine di giorni di ferie non godute. E il giudice le ha dato ragione.

Ferie non godute precari e parere del giudice

Proprio questa mattina, abbiano ricordato cosa prevede la normativa per le ferie del personale ATA a tempo determinato. Il Tribunale aretino ha sentenziato qualcosa di diverso, e condannato il ministero dell’Istruzione a restituire alla docente ricorrente 3.141,65 euro + interessi e rivalutazione monetaria dal dovuto al saldo. Quali sono le ragioni del giudice?

La tesi del giudice è che sebbene sia vero che l’art. 1 commi 54, 55 e 56 Legge n. 228 del 24.12.2012 prevede che il personale docente fruisce delle ferie nei giorni di sospensione delle lezioni (commi 54 e 55), è altrettanto vero che “allo scopo di ricondurre tale normativa all’interno dei principi costituzionali ed eurounitari in materia di diritto alle ferie” (..) ‘anche i docenti a tempo determinato hanno diritto a godere delle ferie maturate nei giorni di sospensione delle attività didattiche, e possono ottenere la corresponsione dell’indennità sostitutiva alla cessazione del rapporto nei soli limiti della differenza a loro favore tra i giorni di ferie maturati e quelli in cui è loro consentito di fruirne.

Secondo il presidente Anief le ferie non godute vanno sempre monetizzate. Insegnanti, educatori, amministrativi, tecnici e collaboratori scolastici e tutto il personale Ata già pagato meno del dovuto, fanno bene a far valere questo diritto.

La sentenza

Il giudice di Arezzo sostiene che “in virtù della novella legislativa l’indennità sostitutiva per ferie non godute spetta, in ogni caso, per i giorni di ferie residui, ossia per la differenza tra numero complessivo di giorni di ferie maturati dal docente durante l’anno scolastico e numero dei giorni di ferie fruiti obbligatoriamente durante l’anno scolastico per effetto dell’art. 1, comma 54, nel corso della sospensione delle lezioni nonché numero di giorni di ferie fruiti, eventualmente, dal docente a domanda”.

LA SENTENZA

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“Sono due gli interventi che il Governo sta attuando sulle pensioni con la Legge di Bilancio per evitare il ritorno alla Fornero: Quota 41 e Quota 64 anni. L’importante è che l’Italia intraprenda quello che si fa negli altri Paesi economicamente sviluppati: mandare i cittadini lavoratori in pensione a 63 anni con il massimo dei contributi”. A sostenerlo è Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, che chiede quindi un pre-pensionamento di almeno quattro anni rispetto alla legge che tornerebbe in vigore dal 1° gennaio prossimo.

 
Intervistato dall’agenzia Teleborsa, il sindacalista autonomo ha detto che se lo Stato ha giustamente deciso che “si deve accedere al lavoro con dei titoli di studio di formazione superiore, allora è giunto il momento di riconoscere gratuitamente il riscatto degli anni di studio”, come ha più volte detto anche il presidente Inps Pasquale Tridico. Secondo Pacifico, si tratterebbe di “due operazioni importanti per svecchiare non solo la Pubblica Amministrazione e tutto il mondo del lavoro, non solo per aprire le porte ai giovani e ringiovanire il personale della scuola, dato che abbiamo la classe docente più vecchia del mondo, ma questa operazione servirebbe a garantire una parità di trattamento tra i lavoratori dei paesi economicamente più sviluppati”.
Secondo il leader dell’Anief, infine, c’è un ultimo punto fondamentale: “le donne che lavorano devono avere qualcosa di riconosciuto, un qualche contributo importante, in particolar modo se hanno dovuto affrontare anche la maternità: se il Governo italiano ha introdotto, giustamente, un Ministero della Natalità, allora bisogna anche intervenire concretamente per garantire il diritto delle donne ad essere pienamente madri e lavoratrici” adeguatamente tutelate delle leggi.
 
Il giovane sindacato chiede, in particolare, che docenti e personale Ata vengano equiparati, a livello di previdenza, ai lavoratori delle forze armate, permettendo così loro di lasciare in ogni caso il lavoro a 62 anni e senza tagli all’assegno di quiescenza. “Non è una concessione – conclude Pacifico – considerando l’alto numero di casi di insegnanti sottoposti a  burnout  e a patologie invalidanti dovute allo stress da lavoro prolungato e senza nemmeno il dovuto riconoscimento del rischio biologico, molto presente tra coloro che operano nei nostri istituti scolastici”.
 
Anief ricorda che, in convenzione con Cedan, anche quest’anno è stato avviato il servizio di consulenza per chi è interessato al pensionamento: è possibile contattare via web la sede sindacale più vicina.
 
 
 
PER APPROFONDIMENTI:
 
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