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Sistemi o Apparati? Differenza e classificazione

Spesso parliamo di sistemi e di apparati come se fossero sinonimi, invece c’è una differenza tra i due termini che è bene chiarire presto ai ragazzi prima di iniziare ad affrontare i vari sistemi e apparati che formano il corpo umano.Ogni essere vivente è costituito da semplici unità viventi chiamate cellule. Gli organismi pluricellulari, come l’uomo, sono formati da cellule specializzate ovvero da cellule che svolgono una specifica funzione.In quarta avevamo già affrontato la cellula animale e vegetale, pertanto abbiamo potuto ripassarla e fare il passo successivo, ovvero chiarire che più cellule dello stesso tipo si uniscono e insieme formano i tessuti.Nel corpo umano incontriamo varie tipologie di tessuti:muscolareepitelialeosseonervoso…Per facilitare l’acquisizione della classificazione dei tessuti umani, ho fornito ai ragazzi questo schema riassuntivo.Schema sui tessuti umaniIl passo successivo è stato comprendere che il corpo umano non è però fatto solo da tessuti e per i ragazzi è stato abbastanza evidente rispondere che è composto da ORGANI. Ne hanno citati molti.A questo punto ho spiegato che i tessuti che si uniscono per svolgere una funzione specifica formano un organo:cervellocuorestomaco…Compreso il meccanismo degli incastri, hanno intuito che nella distinzione tra apparato e sistema dovevano necessariamente essere coinvolti gli organi.Hanno riflettuto sugli apparati che conoscono e li hanno cercati sul libro di testo, semplicemente sfogliando le pagine.A questo punto è risultato evidente che più organi che contribuiscono a svolgere una funzione più complessa formano un apparato o un sistema, ma qual è la differenza?La differenza è molto semplice:Organi diversi che collaborano per uno scopo comune (è il caso dello stomaco e dell’intestino nell’apparato digerente), costituiscono un APPARATO.Organi simili (come quelli del sistema nervoso), formati cioè da tessuti dello stesso tipo, costituiscono un SISTEMA.Compresa la differenza tra APPARATI e SISTEMI li abbiamo classificati:SistemiSono sistemi:Il sistema scheletrico: formato da cartilagini, ossa e articolazioni.Il sistema muscolare: costituito da muscoli volontari e involontari.Il sistema nervoso: formato da cellule chiamate NEURONIApparatiSono apparati:L’apparato digerente: formato da numerosi organi e alcune ghiandole.L’apparato respiratorio: formato dalle vie aeree superiori e inferiori.L’apparato circolatorio: costituito da cuore , vasi sanguigni e vasi linfatici.L’apparato escretore: costituito da reni e vie urinarie.L’apparato tegumentario: costituito da pelle , peli, capelli, unghie, ghiandole sudoripare e sebacee.L’apparato riproduttore: differente tra maschio e femmina.Sul quaderno abbiamo registrato la differenza tra sistemi e apparati e abbiamo iniziato a conoscere quali sistemi e apparati costituiscono il corpo umano.Per ciascuno abbiamo fatto una piccola rappresentazione. Di seguito riporto un’immagine di riferimento.Sistemi e ApparatiSe avete bisogno di uno schema chiaro per gli alunni DSA, vi suggerisco di visualizzare quello di Mappe per la Scuola.

La bioplastica è davvero biodegradabile?

Uno studio pubblicato su PLOS One ha analizzato per la prima volta la capacità di tessuti naturali, sintetici e misti di biodegradarsi nell’oceano, e i risultati sono stati sorprendenti: mentre quelli naturali e di cellulosa si sono dissolti nel giro di un mese, quelli sintetici – compresi quelli fatti della cosiddetta bioplastica come l’acido polilattico (PLA) – non si sono decomposti nemmeno dopo aver passato oltre un anno in acqua.
«I risultati evidenziano l’importanza di eseguire test standardizzati in grado di verificare se i materiali venduti come compostabili o biodegradabili lo siano davvero nell’ambiente naturale, e non solo in un contesto industriale», sottolinea Sarah-Jeanne Royer, coordinatrice dello studio.

Inquinamento da (bio)plastica. Si stima che al giorno d’oggi circa il 62 per cento dei tessuti (ovvero 68 milioni di tonnellate) sia di plastica o misto plastica, materiale che rimane nell’ambiente per decenni o anche secoli – senza contare che i tessuti sintetici contribuiscono all’inquinamento anche attraverso la dispersione di microfibre durante i lavaggi in lavatrice.
La bioplastica è un materiale prodotto a partire da risorse naturali come l’amido di mais o la canna da zucchero, venduta come potenziale soluzione all’inquinamento da plastica: il PLA, spesso etichettato come biodegradabile e compostabile, ne è la forma più diffusa.

Lo studio. Nel loro esperimento gli studiosi hanno analizzato dieci diversi tipi di tessuto, tra cui quelli in cellulosa a base di legno (come il lyocell o la viscosa), in cellulosa naturale (cotone), in bioplastica, in plastica a base di petrolio (polietilene tereftalato e polipropilene) e tessuti misti.
I tessuti sono stati sommersi nella superficie dell’acqua e a dieci metri di profondità dell’oceano, e gli studiosi li hanno esaminati ogni sette giorni. L’intero esperimento è durato 428 giorni.

Di “bio” c’è poco. Mentre i tessuti naturali e quelli in cellulosa si sono disintegrati più volte ogni 30-35 giorni, quelli a base di petrolio e quelli bio sono rimasti intatti fino alla fine dell’esperimento. Le fibre naturali si sono assottigliate con il tempo, mentre il diametro di quelle di plastica è rimasto invariato; anche l’impronta chimica ha subìto dei notevoli cambiamenti nei materiali in cellulosa, mentre non è mutata affatto in quelli sintetici.
Gli autori sottolineano che la bioplastica − venduta come materiale ecologico − e la plastica a base di petrolio rappresentano un’importante fonte di inquinamento, e bisognerebbe esplorare più a fondo il modo in cui questi materiali si comportano una volta dispersi nell’ambiente naturale.

«Il PLA, che si pensa sia biodegradabile perché ha il prefisso “bio”, non lo è affatto», sottolinea Dimitri Deheyn, uno degli autori.
E QUINDI? Quello che possiamo fare, nel mentre, è comprare meno vestiti (evitando il più possibile il fast fashion), optando per tessuti di miglior qualità e in materiali naturali, o scegliendo indumenti di seconda mano che favoriscano l’economia circolare.

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