Collaborative learning e informal learning. Quali sono le differenze?

La formazione tradizionale può essere arricchita da iniziative di collaborative learning e informal learning. Anche se hanno molti punti in comune le differenze tra queste metodologie sono sostanziali.

Alcuni tipi di apprendimento si distinguono per una caratteristica: il passaggio dell’informazione, o della nozione, può avvenire anche “tra pari”, tra collaboratori, tra colleghi, senza la necessaria presenza di un formatore o di un docente.

Collaborative learning e informal learning sono due metodologie didattiche molto diffuse e possono avvenire sia dal vivo, sia con il supporto, spesso indispensabile, di una piattaforma e-learning.

Ma quali sono le differenze tra questi due approcci?

Cosa è il collaborative learning

Il collaborative learning è una forma di apprendimento in cui conta la volontà di imparare e condividere le nozioni come gruppo e grazie al gruppo. È qualcosa con cui abbiamo familiarità fin da piccoli, si pensi alla classe scolastica, con in aggiunta il principio collaborativo, la volontà quindi di condividere ciò che si sa insieme agli altri. Questo può riguardare una best practices, ma anche una strategia per apprendere o la segnalazione di risorse utili alla formazione e molto altro ancora. Il punto fermo essenziale è quello di essere utili al gruppo, di aggiungere tasselli d’informazione, di essere la spinta, o una delle spinte, per crescere e formarsi come collettività.

In piattaforma e-learning è molto semplice avviare progetti di apprendimento collaborativo grazie agli strumenti nativi di Teleskill Web Academy. Si possono suddividere gli iscritti al corso in base a criteri di anzianità, competenze, area geografica. Si possono anche creare comunità di pratica su temi verticali.

Le comunità di pratica, in particolare, stanno vivendo un momento di grande popolarità. In lingua inglese sono conosciute come PLC (practice learning communities) e hanno come vocazione l’apprendimento collaborativo, anche in modalità e-learning, grazie a strumenti come il webinar o la videoconferenza estesa.

Appare evidente che per essere efficaci e performanti queste comunità di pratica devono assolvere a ruoli molteplici in grado di garantire le conoscenze condivise ma anche l’engagement e in generale meccanismi di incentivazione per favorire una partecipazione attiva degli utenti.

Il collaborative learning in una comunità di pratica diventa efficace quando è realizzato intorno alle necessità e ai desideri dei membri e offre una reale opportunità di arricchire e approfondire la materia. Un buon suggerimento per favorire l’engagement potrebbe essere la creazione di momenti di gamification in cui i membri della comunità possano misurarsi e “giocare” insieme. Da tenere in considerazione anche la distribuzione, ad esempio durante un webinar, di questionari e sondaggi per conoscere il sentiment della comunità. E infine creare la possibilità di rilasciare dei feed back al gruppo, ma anche one to one, ad esempio in videoconferenza.

In una comunità di pratica può anche esserci un docente a coordinare il gruppo, l’importante è che la leadership sia diffusa e che ognuno si senta parte di questo progetto di crescita. Si tratta, in fondo di permettere ai partecipanti di gestire in modo autonomo il loro ruolo e il contributo offerto alla comunità. Allo stesso tempo, occorre creare un clima protetto per esprimersi, in cui si ha la libertà di commettere errori o inesattezze e che diventa esclusivamente un processo interno al gruppo.

Qualunque approccio si scelga tra quelli descritti sopra, i vantaggi del collaborative learning restano molteplici:

  • promozione dell’interazione tra i partecipanti al corso e tra questi e i docenti.
  • promozione di una cultura aziendale condivisa
  • preparazione alle situazioni di condivisione e collaborazione frequenti sul posto di lavoro.
  • aumento dell’autostima e della responsabilità individuale.

Cosa è l’informal learning

S’intende per informal learning ogni tipo di apprendimento che non preveda un luogo o un tempo per l’apprendimento. Quindi non si necessita di una classe, né di un’ora di lezione. L’apprendimento informale è di fatto libero da costrizioni e può avvenire ovunque: in sala riunioni, in un tragitto verso l’ufficio, davanti alla stampante condivisa e perfino durante una partita di padel tra colleghi.

Questi esempi servono per chiarire quanto l’informal learning sia connaturato alla natura umana. Il metodo condiviso, il consiglio tra colleghi, il trucchetto svelato sono tutte attività di informal learning.

Come si può capire avviene più spesso tra pari, ma anche il formatore può essere un promotore di informal learning. Ad esempio durante un webinar può, ogni tanto, postare nella chat condivisa riflessioni brevi per compiere più rapidamente un’attività. Oppure può attivare in piattaforma e-learning la sezione Wiki-experience in cui ognuno, liberamente, può condividere video o audio su nozioni d’interesse comune.

Potremmo riassumere i vantaggi dell’ informal learning in questa breve lista:

  • aumenta l’efficacia della formazione professionale, riducendone i costi
  • accresce la conoscenza e la produttività dei collaboratori
  • è promotore di  innovazione
  • migliora la reattività delle persone grazie a un apprendimento “on demand”

Differenze tra collaborative learning e informal learning

Collaborative learning e informal learning, come abbiamo visto, hanno molto in comune: non necessitano di un docente, sono di frequente attività di peer learning, replicano in modo fedele attitudini presenti nella natura umana, permetto di imparare, anche online, senza la formalità della lezione classica.

Tanti elementi in comune, ma la differenza tra loro è notevole e si può esprimere con una riflessione: il collaborative learning è in molti casi più strutturato; l’informal learning è più flessibile e spontaneo.

Cosa significa? Per il collaborative learning occorre comunque una certa organizzazione. Creare la “casa” della comunità, che sia fisica o virtuale, organizzare i ruoli, cercare di restare fedeli a impegni e obiettivi. L’informal learning è più spontaneo e non necessita di un luogo, ma solo della necessità di apprendere quella nozione in quel dato momento, proprio quando serve.

Quando utilizzare il collaborative learning

Il collaborative learning è un importante complemento della formazione tradizionale e va utilizzato tutte le volte che si voglia creare un clima di collaborazione e condivisione all’interno di un gruppo. La sua natura lo rende adatto a Millennials e Generazione Z proprio per quelle caratteristiche di apprendimento sociale a cui abbiamo già accennato. Si utilizza spesso il collaborative learning anche quando si tratta di condividere processi e tecnologie per cui è decisivo il coinvolgimento del team.

Quando utilizzare l’informal learning

L’apprendimento informale, per sua natura, sfugge ad ogni pianificazione didattica. Il suo utilizzo più frequente è quello di “rinforzo” alla formazione tradizionale. Si esprime al meglio quando è possibile mostrare al collega “come si fa”, cosa funziona meglio, cosa rende più efficace un’azione. Si tratta di apprendimento “self- service”, in cui ti chiedo il consiglio nell’istante in cui potrò apprezzarlo e applicarlo.

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