Merito vs inclusione scolastica: la scuola dei “migliori” non è la scuola della Costituzione

“Se non imparo nel modo in cui tu insegni, insegnami nel modo in cui io imparo”.
(Harry Chasty)
In quasi mezzo secolo di storia, l’inclusione scolastica ha percorso una strada difficile e importante, fatta di passaggi culturali e normativi volti a superare la visione di una didattica speciale, rivolta esclusivamente ad alcuni, per aprire a una prospettiva che il pedagogista Andrea Canevaro definiva “ecosistemica ampia”, a favore di un approccio flessibile e adeguato ai bisogni formativi speciali di ogni alunno, nessuno escluso.
La ridenominazione del Dicastero di viale Trastevere in “Ministero dell’Istruzione e del merito”, fondata, al contrario, su un’idea di scuola che valorizza (o seleziona?) “i migliori e più capaci”, rappresenta un vero e proprio ribaltamento del paradigma pedagogico che ha ispirato intere generazioni di docenti e che, pur tra mille contraddizioni, è stato il cardine di un complesso iter normativo in materia di
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