Supplenze e ricostruzione carriera: una docente ottiene 5000 euro dal tribunale

A dispetto di quanto dice il Ministero, le supplenze sono pienamente utili alla ricostruzione di carriera. Ancora una volta lo ribadiscono i tribunali. La sezione Lavoro del Tribunale di Verona ha assegnato circa 5mila euro ad una docente di sostegno che ha fatto ricorso per ottenere il riconoscimento dei suoi 15 anni di contratti a termine nella scuola. “I servizi di precariato svolti nella scuola, di qualsiasi genere, sono sempre incidenti in pieno nella ricostruzione di carriera” ricorda Marcello Pacifico, presidente Anief.

Ricostruzione carriera e supplenze: una nuova conferma

Questa sentenza, semmai ce ne fosse ancora bisogno, conferma per l’ennesima volta che il servizio pre-ruolo va riconosciuto interamente ai fini della ricostruzione carriera. Non si comprende perché il Ministero si ostini ancora a non accettare questo dato di fatto e preferisca perdere in tribunale ogni singola volta. Marcello Pacifico commenta: “I tribunali UE e italiani, a vari livelli, non sembrano avere più dubbi: non esistono lavoratori di seria A e di serie B, le prestazioni professionali non hanno valore diverso a seconda del contratto sottoscritto dal dipendente.”

La sentenza

La docente, ha richiesto l’applicazione della clausola di salvaguardia prevista dal C.C.N.L del 4 agosto 2011 in favore dei soli docenti assunti con contratto a tempo indeterminato in servizio al primo settembre del 2010, con conseguente riconoscimento del diritto a percepire il pagamento degli scatti di anzianità durante il periodo pre ruolo e l’aumento retributivo relativo al passaggio del gradone contrattuale. I legali Anief hanno chiesto la condanna del Ministero a corrispondere le differenze retributive maturate sulla base del calcolo dell’anzianità.

Il giudice ha considerato la domanda fondata, “alla luce delle condivisibili argomentazioni svolte dalla Cassazione in numerose recenti pronuncia e già richiamate sinteticamente nella ordinanza 9737/17: infatti, come più volte affermato dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, la clausola 4 dell’Accordo quadro allegato alla direttiva n. 99/70/CE (a carattere incondizionato e sufficientemente precisa), esclude qualsiasi disparità di trattamento non obiettivamente giustificata nei confronti dei lavoratori a tempo determinato e prescinde dalla legittimità del termine apposto al contratto”. Ne consegue che risultano corretti i conteggi di parte ricorrente che determinano il relativo importo spettante in conto capitale alla somma di euro 4.925,89, oltre accessori di legge.

LA SENTENZA

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PREVIDENZA – Quota 41 o 64 in arrivo? Anief: l’importante è introdurre un pre-pensionamento di 4 anni senza penalizzazioni, nella Scuola è necessario

“Sono due gli interventi che il Governo sta attuando sulle pensioni con la Legge di Bilancio per evitare il ritorno alla Fornero: Quota 41 e Quota 64 anni. L’importante è che l’Italia intraprenda quello che si fa negli altri Paesi economicamente sviluppati: mandare i cittadini lavoratori in pensione a 63 anni con il massimo dei contributi”. A sostenerlo è Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, che chiede quindi un pre-pensionamento di almeno quattro anni rispetto alla legge che tornerebbe in vigore dal 1° gennaio prossimo.

 
Intervistato dall’agenzia Teleborsa, il sindacalista autonomo ha detto che se lo Stato ha giustamente deciso che “si deve accedere al lavoro con dei titoli di studio di formazione superiore, allora è giunto il momento di riconoscere gratuitamente il riscatto degli anni di studio”, come ha più volte detto anche il presidente Inps Pasquale Tridico. Secondo Pacifico, si tratterebbe di “due operazioni importanti per svecchiare non solo la Pubblica Amministrazione e tutto il mondo del lavoro, non solo per aprire le porte ai giovani e ringiovanire il personale della scuola, dato che abbiamo la classe docente più vecchia del mondo, ma questa operazione servirebbe a garantire una parità di trattamento tra i lavoratori dei paesi economicamente più sviluppati”.
Secondo il leader dell’Anief, infine, c’è un ultimo punto fondamentale: “le donne che lavorano devono avere qualcosa di riconosciuto, un qualche contributo importante, in particolar modo se hanno dovuto affrontare anche la maternità: se il Governo italiano ha introdotto, giustamente, un Ministero della Natalità, allora bisogna anche intervenire concretamente per garantire il diritto delle donne ad essere pienamente madri e lavoratrici” adeguatamente tutelate delle leggi.
 
Il giovane sindacato chiede, in particolare, che docenti e personale Ata vengano equiparati, a livello di previdenza, ai lavoratori delle forze armate, permettendo così loro di lasciare in ogni caso il lavoro a 62 anni e senza tagli all’assegno di quiescenza. “Non è una concessione – conclude Pacifico – considerando l’alto numero di casi di insegnanti sottoposti a  burnout  e a patologie invalidanti dovute allo stress da lavoro prolungato e senza nemmeno il dovuto riconoscimento del rischio biologico, molto presente tra coloro che operano nei nostri istituti scolastici”.
 
Anief ricorda che, in convenzione con Cedan, anche quest’anno è stato avviato il servizio di consulenza per chi è interessato al pensionamento: è possibile contattare via web la sede sindacale più vicina.
 
 
 
PER APPROFONDIMENTI:
 
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