Si rinvia all’anno accademico 2023/2024 l’entrata in vigore del regolamento per il reclutamento del personale docente e amministrativo del comparto.
Questo il comunicato n. 11 del Consiglio dei Ministri sul “Decreto Milleproroghe“, il cui testo dovrà essere approvato (anche con emendamenti) dal Parlamento. Dunque, viene messo nero su bianco ciò che era palese: l’obiettivo di avviare il nuovo reclutamento del personale docente nell’anno accademico 2022/23 è impossibile. Il primo ciclo del percorso universitario e accademico di formazione iniziale, che porterà al conseguimento dell’abilitazione, slitterà dunque al 2023/24.
Ciò, naturalmente, comporta che anche le prime assunzioni derivanti dal nuovo percorso sul reclutamento, che prevede, a regime (ma con delle eccezioni sino al 2024 o per i precari storici), il conseguimento di un’abilitazione da 60 CFU e il superamento del concorso prima dell’anno di formazione e prova, slitteranno al 2025. Impossibile, infatti, pensare alla conclusione del percorso universitario e accademico di formazione iniziale a metà 2024 e al termine del successivo concorso entro fine 2024.
Del resto, l’obiettivo contenuto all’interno del PNRR era quello di assumere 70 mila insegnanti attraverso il nuovo percorso del reclutamento entro il 2024, ma, come scritto recentemente da Italia Oggi, la Commissione Europea dovrebbe concedere una proroga all’Italia di un anno, visti i ritardi finora accumulati. A cosa si devono tali ritardi?
La mancanza del DPCM
Il motivo è da ricercarsi all’interno della mancata emanazione del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, che doveva stabilire, entro il 31 luglio 2022, tutte le caratteristiche del percorso universitario e accademico di formazione iniziale. Del resto, anche qualora il DPCM fosse stato emanato entro il 31 luglio 2022, sarebbero mancate le tempistiche necessarie per l’accreditamento delle istituzioni universitarie.
Come riferito il 15 dicembre 2022 dalla Ministra dell’Università, Anna Maria Bernini, il DPCM dovrebbe essere emanato a breve, concedendo così un buon lasso di tempo per l’accreditamento delle istituzioni universitarie.
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