Anni Settanta, quando “il comunismo pareva un destino ineludibile: te lo raccontavano a scuola”. Rampelli ricorda la strage di Acca Larentia

Fabio Rampelli (FdI), vice presidente della Camera dei Deputati

Negli anni Settanta “si finiva per frequentare una sede del Movimento sociale italiano solo per amore. Perché tutt’intorno la società andava a sinistra, il comunismo pareva un destino ineludibile, te lo raccontavano a scuola, all’università, nelle fabbriche, nei quartieri e la Democrazia cristiana non aveva grande voglia di puntellare la libertà. Si aderiva al Fronte della gioventù, appunto, per amore della libertà, per difenderla dalla tirannia del socialismo reale che sfacciatamente agiva coi carri armati nelle nazioni europee cedute a Stalin alla fine della seconda guerra mondiale”. A parlare è Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia, vicepresidente della Camera dei deputati, in memoria della strage di Acca Larentia.

Il riferimento è al pluriomicidio di carattere politico che si realizzò a Roma il 7 gennaio 1978, quando in agguato furono uccisi due giovani attivisti del Fronte della Gioventù, Franco Bigonzetti e

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