Ancora sulla discesa di Dante in politica

Ancora sulla discesa di Dante in politica. Lo spunto positivo offerto nonostante tutto alla didattica dal Ministro della Cultura.

Come era immaginabile, data l’odierna propensione italica a perder tempo in discussioni bislacche e sterili, l’argomento del Dante conservatore e di destra, messo in campo dal Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, ha continuato  ad essere dibattuto con toni più o meno accesi contro e purtroppo anche pro. Alcuni quotidiani, a favore di quale parte politica è facile immaginarlo, non hanno lesinato tentativi di dare ragione al Sangiuliano o almeno di non dargli tutti i torti, mentre da altri quotidiani sono stati ribaditi stupore e  sconcerto su siffatte esternazioni. Sul Corriere della Sera del 15 gennaio di quest’anno in un taglio basso a pagina 4 ci informa Lorenzo Salvia che fra gli esperti  più accreditati in tema di studi danteschi Enrico Malato ha messo in rilievo l’inesistenza di destra e sinistra ai tempi di Dante e Giulio Ferroni ha lamentato la mancanza di senso storico in chi ha avanzato la controversa tesi del conservatorismo dantesco quale originario fondamento culturale dei partiti al governo.

Più ampio lo spazio dedicato in pari data alla questione su la Repubblica, ove nella sezione cultura campeggia a tutta pagina un’intervista  di Raffaella De Santis a Massimo Cacciari sormontata da questo non tenero titolo: “Dante di destra? Sangiuliano ridicolo”. Per Cacciari ciò che bisogna mettere in rilievo è l’antagonismo di un  Dante innovatore invece che conservatore:

“Dante è un rivoluzionario, un eretico, un uomo contro tutti.”

Dallo stesso Cacciari

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