Contro la pedagogia
Il rapporto scuola-lavoro viene generalmente trattato in chiave esclusivamente economica, non pedagogica, contro la pedagogia.
Il nuovo anno si è aperto con la vecchia insistenza sul rapporto scuola-lavoro. Rapporto di subordinazione della scuola al lavoro. Non parliamo qui dell’alternanza, i cui misfatti non sfuggono a qualsiasi attento e avveduto osservatore delle conseguenze di una legge sciagurata quale è la legge della cosiddetta buona scuola. Parliamo qui del rapporto fra la manovra del MIM collegata alla legge di bilancio nel quadro del PNRR e la pedagogia. La problematica viene generalmente trattata in chiave esclusivamente economica, non pedagogica, come lo fanno, ad esempio, Eugenio Bruno e Claudio Tucci su Il Sole 24 ore n. 1 del 2.1.2023.
Una fondamentale questione educativa viene fagocitata nel quadro di competenza di un organo di stampa dedicato alle problematiche economico-finanziarie.
D’altra parte ciò che interessa oggi al MIM è, per dirla con uno dei tanti anglismi oggi alla moda, un mismatch, il divario fra scuola e lavoro lamentato dalle imprese industriali, che invocano un aumento della pubblicità da dedicare all’orientamento verso le STEM. Intanto dall’ambito politico è sopraggiunta addirittura la proposta di introdurre la tanto decantata educazione finanziaria nei programmi della scuola elementare e addirittura della scuola materna in armonia con i dettami dell’OCSE e le iniziative di diverse ONG nella controversa materia.
Noi compiangiamo i bambini defraudati dell’infanzia. Noi ci chiediamo quale valore umano possa sussistere in un’economia neocapitalistica orientata soltanto al profitto. In proposito Massimo Basile su la Repubblica del