Alternanza scuola-lavoro, provvedimenti effimeri: “un diritto a morire assicurati”
Lo studente Giuliano De Seta il 16 settembre 2022 moriva in un cantiere schiacciato da una lastra d’acciaio.
Quest’ultimo, anziché trovarsi a scuola, quel giorno lavorava in un industria, avendo l’obbligo di osservare la riforma renziana della “buona scuola”, che prevede la prestazione degli studenti gratuita in fabbrica al fine di ottenere crediti scolastici.
Alla triste tragedia si aggiunge un fattore di non poco conto: dato che il discente, in quanto tale, non poteva godere della copertura assicurativa, l’INAIL non ha concesso alla famiglia il risarcimento previsto per infortuni e decessi sul lavoro.
Nonostante la chiara richiesta dei movimenti studenteschi di abolire l’alternanza scuola- lavoro, la Ministra del Lavoro Marina Calderone e Giuseppe Valditara, Ministro dell’Istruzione, vogliono ampliare la copertura assicurativa agli studenti e non sembrano intenzionati a rivalutare la stessa esistenza del progetto, considerato dagli studenti un tentativo di allontanare la scuola dalle sue molteplici funzioni (didattica, educativa…) per conciliare invece le necessità delle aziende (forza lavoro gratuita).
Questi ultimi hanno altresì denunciato le modalità di attuazione del tavolo tecnico, in quanto tra le 37 istituzioni invitate ai lavori, le uniche che mancano all’appello sono le organizzazioni studentesche, rappresentanti di coloro che subiranno in prima persona i provvedimenti adottati.
Fra i sindacati che prestano particolare attenzione a questa tematica si evidenzia la CGIL, che richiede di rendere l’alternanza scuola-lavoro facoltativa, contrapposta alle associazioni dei lavoratori e l’ANP (Associazione Nazionale Presidi), la quale definisce il sopracitato progetto come un vero e proprio “supplemento didattico progressista”: e mentre si discute, si cercano metodologie alternative e si ripara ai propri errori, gli studenti continuano la loro formazione scolastica con tanti dubbi e nessuna certezza.
Giovanni Scarpellino