Scuola finlandese e l’inclusività, sollevando il tappeto emergono i problemi

Scuola finlandese, in Italia il modello è proposto per esaltare le criticità del nostro sistema formativo poco inclusivo. Eppure, sollevando il tappeto…


Scuola finlandese, il modello ideale

Scuola finlandese. Il modello formativo è presentato come il migliore. Tra i punti forza troviamo l’inclusività in entrata e in uscita. Inevitabile, quindi il confronto con il nostro sistema scolastico caratterizzato dall’alta percentuale di dispersione scolastica esplicita. Si legge su tuttoscuola.it: Le  scuole sono organizzate in modo che i ragazzi con disabilità o con bisogni speciali vengano inclusi in tutte le attività. Hanno classi dedicate e super attrezzate, all’interno delle scuole comuni, con docenti ed educatori dedicati a sviluppare programmi personalizzati, ma al contempo lavorano con i compagni in alcune discipline e a turno i questi ultimi lavorano con loro. L’insegnamento di sostegno in Finlandia è unico al mondo perché si basa sul riconoscimento delle reali difficoltà di apprendimento, sulla loro evoluzione e prevenzione piuttosto che sulle cause mediche. È affiancato da psicologi, medici, consulenti, assistenti sociali e altre figure.
Il concetto di classe è superato da tempo e si lavora per gruppi e sottogruppi di apprendimento dove ogni studente può trovare ciò di cui ha più bisogno: un approfondimento, un recupero o lo sviluppo di un particolare talento”.

Non è tutto oro quello che luccica

Tutto perfetto allora? Il contributo di N. Rainò (La Rondine, Cosa non funziona nella scuola finlandese…) alza il tappeto e trova la polvere ben nascosta”. L’articolo non esprime una serie di opinioni, ma la tesi è supportata da rimandi (link) e dai risultati di una ricercatrice finlandese (Aino Saarinen). Ovviamente i dati non possono esser considerati conclusivi. Comunque il contributo ha il merito di introdurre qualche sospetto verso un modello eccessivamente esaltato.
Si legge che tra gli insegnanti finlandesi inizia a diffondersi una certa disaffezione al lavoro. “Tra le cause segnalate, il numero eccessivo di allievi da seguire (situazione complicata nel periodo della pandemia), l’aumento di immigrati che richiedono attenzioni speciali e la carenza di strutture di sostegno adeguate a far fronte a chi apprende finlandese e svedese come lingua seconda…Poi, volendo entrare all’interno del sistema:  uno dei cardini dell’innovazione, il cosiddetto apprendimento “per fenomeni” rischia di “lasciare per strada molti ragazzi non ancora maturi cognitivamente per gestire questo nuovo tipo di scuola”, anche se ciò ma non sembra preoccupare i grandi ideologi del miglior sistema educativo del mondo”.

Gianfranco Scialpi

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