La scuola di parte, un male perenne del nostro Paese
Ho resistito molti giorni, dal 18 scorso in cui sono avvenuti i fatti di Firenze, prima di prendere posizione; ed anche adesso lo faccio qui sul blog, non sui social, perché non mi va di espormi ancora a polemiche, malintesi e insulti anche da parte di chi si dice “amico”. Ma di fronte alla piega che hanno preso i commenti dei vari giornali e telegiornali, mi riesce difficile non esprimere il mio parere in proposito agli eventi accaduti dinanzi al liceo classico “Michelangelo” di Firenze, alla lettera agli studenti scritta dalla preside del “Leonardo da Vinci” (che non è quello direttamente interessato) e alla conseguente reazione del ministro Valditara.
Secondo la versione più comune e volgarmente accettata, sarebbero stati sei giovani di “Azione Studentesca”, gruppo che si riconosce nella destra parlamentare e in “Fratelli d’Italia” (il partito della premier Giorgia Meloni) ad aggredire due studenti di sinistra di fronte alla scuola. Già su questo c’è da fare un appunto: siamo sicuri che le cose siano andate veramente così? Questi giovani avrebbero fatto un’aggressione tanto per farla, senza motivo? Io ho letto invece una cosa ben diversa: che un docente del “Michelangelo”, che per motivi di opportunità ha preferito mantenere l’anonimato (e anche da qui si può misurare l’atmosfera di intimidazione che regna nelle nostre scuole) ha dichiarato di essere stato presente al fatto e che la provocazione è partita dagli studenti di sinistra, che al grido di “Fascisti di m…” hanno insultato i ragazzi di destra, che hanno quindi reagito alla provocazione. Quindi prima di accogliere supinamente la versione più comoda al pensiero unico che domina in Italia, occorrerebbe più attenzione.
Comunque siano andati questi fatti, giudico del tutto inopportuna l’iniziativa della preside del liceo “Leonardo da Vinci”, che non è quella del “Michelangelo” e quindi non si vede come potesse essere così informata su fatti che non riguardavano la sua scuola. Costei ha scritto una lettera “agli studenti” (quelli del suo liceo o tutti in generale, non s’intende) con cui stigmatizza l’aggressione “fascista”, dicendo che il fascismo in Italia nacque da episodi come questo (il che non è storicamente vero) e poi, sempre paventando un fantomatico ritorno delle camicie nere, ripete la solita tiritera secondo cui la nostra Costituzione è antifascista. Si è poi scoperto che questa preside è stata candidata con il PD o altre formazioni di sinistra, il che spiega com’ella abbia preso la palla al balzo, senza neanche conoscere la verità dei fatti, per compiere l’ennesimo atto di politicizzazione della scuola e di indottrinamento degli studenti, triste fenomeno delle nostre scuole e università che si trascina dal ’68 fino ad oggi.
Cosa rispondere alla signora preside tanto premurosa di combattere il “fascismo”? Due cose. La prima: è vero che la nostra Costituzione è antifascista, ma perché fu scritta negli anni 1946/47, quando il ricordo della dittatura era ancora molto vivo e ben tangibile; ma oggi, nel 2023, dopo quasi 80 anni dalla guerra civile e dalla fine di quel regime, agitare di nuovo lo spettro di qualcosa che non esiste più non è altro che il tentativo maldestro di una sinistra che, sconfitta e confutata da ogni punto di vista (dalla caduta del muro di Berlino alle sonore batoste subite dal PD e compagni), si aggrappa ad un nemico inesistente per poter mantenere in vita un’ideologia sconfitta dalla storia e per giustificare una presunta superiorità morale e culturale che non ha alcuna ragione di esistere. Seconda cosa da dire alla solerte preside è che la scuola deve essere apolitica, o meglio apartitica, e che tutti in essa hanno diritto di esprimere se stessi e le proprie posizioni senza subire penalizzazioni condizionamenti per le proprie idee. Questa è la democrazia, che invece non c’è in tante nostre scuole e università, dove se non sei di sinistra dichiarato rischi di non superare gli esami o vederti abbassati i voti (se sei studente) o di essere emarginato o discriminato (con cattedre e orari penalizzanti, ad esempio) se sei un insegnante e non sei disposto ad allinearti al pensiero marxista ancora dominante. Il vero fascismo, cara preside, è quello di coloro che non permettono a chi la pensa diversamente di esprimersi, coloro che costringono studenti e docenti a vivere nell’ombra, a non esprimere le proprie idee per timore di vessazioni e discriminazioni. E in questo tipo di fascismo la sinistra merita sicuramente il primo premio.
Piena solidarietà da parte mia all’ottimo ministro Giuseppe Valditara, che ha giustamente condannato la lettera faziosa di una preside che evidentemente non ha ancora imparato, come tanti delle sue idee, che cosa sia la democrazia e il pluralismo. Il ministro, senza minacciare nulla, ha soltanto richiamato presidi e docenti all’imparzialità, difendendo la libertà di tutti di esprimere i propri punti di vista senza essere discriminati da un’ideologia prevaricatrice che, pur travolta dai suoi stessi errori e dalla propria supponenza, continua ad arrogarsi il diritto di opprimere i dissenzienti, oltretutto dando del “fascista” gli altri, come il bue che dà del cornuto all’asino. E non si accorge, la nostra sinistra, di quanto si rende ridicola agitando lo spettro di un regime finito da quasi un secolo, che appartiene alla storia e non all’attualità. Sarebbe come se qualcuno oggi temesse il ritorno dei guelfi e dei ghibellini, delle invasioni barbariche o degli uccisori di Giulio Cesare. Chissà che a qualche esponente illuminato del PD , prima o poi, non venga in mente anche questo: non me ne stupirei più di tanto.
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