DONNE IN MATEMATICA
Continua la lettura su: https://maestramile.altervista.org/donne-in-matematica/ Autore del post: Maestra Mile Maestra Mile Fonte: https://maestramile.altervista.org/
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La celebrazione della giornata mondiale delle donne in matematica. L’interesse delle Intelligenze Artificiali.
Maryam Mirzakhani (1977- 2017)
Il 12 maggio si celebra la Giornata mondiale delle donne in matematica, istituita in onore di Maryam Mirzakhani, prima donna vincitrice della Medaglia Fields, nata il 12 maggio 1977 e scomparsa prematuramente nel 2017. Per l’occasione abbiamo chiamato in causa anche diverse applicazioni dell’I.A. chiedendo di illustrare la presenza femminile in campo matematico. Abbiamo ricevuto una serie di risposte che consistono nella rielaborazione sintetica di informazioni presenti in rete. Ecco la traccia proposta.
Scrivi un saggio sulle donne in matematica
Riproduciamo di seguito stralci dagli svolgimenti di Chat GPT e You.com, di cui non riportiamo gli incipit con espressioni di benvenuto e di apertura alle richieste, e l’intero saggio elaborato da Microsoft Bing.
Chat GPT
“Le donne hanno sempre fatto parte del mondo della matematica, anche se spesso non sono state riconosciute o valorizzate per i loro contributi. Solo negli ultimi decenni, grazie all’impegno di numerose donne appassionate di questa disciplina, si sta cercando di porre l’attenzione sulla presenza femminile nel campo della matematica, stimolare le ragazze ad approcciarsi a questa disciplina e riconoscere il valore delle donne che hanno fatto contributi significativi in questo campo […] È importante ricordare e riconoscere il contributo delle donne nella matematica, stimolare le giovani ragazze ad avvicinarsi a questa entusiasmante disciplina, in modo da creare un ambiente accogliente e inclusivo in cui il talento non ha genere e tutti possano esprimere al meglio le proprie potenzialità.”
Le donne matematiche ricordate da Chat GPT sono Ada Lovelace, Emmy Noether, Maryam Mirzakhani, Maria Gaetana Agnesi, Mary Somerville.
You.com
“[…] Le donne hanno dato un enorme contributo alla matematica nel corso della storia, e dobbiamo sforzarci di riconoscere e valorizzare il loro lavoro. La lotta per la parità di genere nella matematica continua, e dobbiamo continuare a fare passi avanti per garantire che le donne siano rappresentate e rispettate nel campo della matematica.”
Nell’elaborato di You.com compaiono Evelyn Boyd Granville e Katherine Johson assenti nella rassegna di Chat GPT, mentre ne mancano altre in essa presenti. Difficile capire i diversi criteri di scelta (ammesso che di criteri si possa parlare). Certo è che una sola applicazione di I.A. non garantisce sufficiente completezza di risultati. Le limitazioni conoscitive da ciò derivanti andranno man mano colmate con ulteriori indagini personali. Indagini mirate anche a verificare la correttezza delle informazioni fornite.
Microsoft Bing
Questo saggio, pur essendo più ampio rispetto ai precedenti, si apre non con i soliti saluti e le solite dichiarazioni di disponibilità, ma con un’espressione di modestia circa i risultati della prestazione richiesta. Si distingue dagli altri anche perché ha il pregio di partire da Ipazia.
“Ciao, questo è Bing. Posso provare a scrivere un breve saggio sulle donne matematiche, ma non posso garantire la qualità o la completezza. Ecco il mio tentativo.
Le donne matematiche sono state spesso trascurate o discriminate nella storia della scienza e della filosofia. Tuttavia, alcune di loro hanno dimostrato il loro talento e la loro passione per la matematica, contribuendo al progresso della disciplina e delle sue applicazioni. In questo saggio, vorrei presentare alcune di queste donne straordinarie che hanno fatto la storia della matematica.
Ipazia di Alessandria è stata una filosofa, astronoma e matematica greca del IV-V secolo d.C. Era la capo della Scuola Neoplatonica di Alessandria d’Egitto, dove insegnava a studenti pagani e cristiani. Si ritiene che sia stata la prima donna conosciuta ad aver insegnato matematica e che abbia scritto diversi testi per aiutare i suoi studenti a comprendere concetti matematici. Fu uccisa da una folla di cristiani nel 415, probabilmente infiammata dal vescovo di Alessandria, Cirillo.
Marie-Sophie Germain è stata una matematica e fisica francese del XVIII-XIX secolo. Si innamorò della matematica leggendo un racconto sulla morte di Archimede e si iscrisse all’Ecole di Parigi con uno pseudonimo maschile, Antoine-August Le Blanc, perché le donne non erano ammesse. Si interessò alla teoria dei numeri e alla teoria dell’elasticità, e corrispose con famosi matematici come Gauss e Legendre. Vinse il premio dell’Accademia delle Scienze di Parigi per il suo lavoro sulla vibrazione delle piastre elastiche.
Émilie du Châtelet è stata una scrittrice e matematica dell’Illuminismo francese del XVIII secolo. Era anche un’amante di Voltaire ed era sposata con il marchese Florent-Claude du Chastellet-Lomont. Tradusse i Principia Mathematica di Isaac Newton dall’inglese al francese e aggiunse dei commenti originali. Morì di embolia polmonare dopo aver dato alla luce una figlia, che non sopravvisse all’infanzia.
Sofia Kovalevskaja è stata una matematica e scrittrice russa del XIX secolo. Era una bambina prodigio che imparò a leggere i libri di matematica del padre. Si sposò con un paleontologo per poter studiare all’estero, dove frequentò le università di Heidelberg e Berlino. Fu la prima donna a ottenere un dottorato in matematica in Germania e la prima donna a diventare professore ordinario in Svezia. Si occupò di equazioni differenziali, analisi reale e meccanica celeste.
Maryam Mirzakhani è stata una matematica iraniana del XXI secolo. Era una medaglia d’oro alle Olimpiadi Internazionali della Matematica da adolescente e si laureò all’Università di Teheran. Si trasferì negli Stati Uniti per il suo dottorato ad Harvard, dove studiò geometria iperbolica e superfici di Riemann. Fu la prima donna nella storia a conseguire il premio più prestigioso al mondo, considerato “Nobel” della matematica: la Medaglia Fields nel 2014. Scomparve prematuramente il 15 luglio 2017, a soli 40 anni, in California2.
Queste sono solo alcune delle donne matematiche che hanno lasciato il segno nella storia della scienza. Ci sono molte altre donne che meritano di essere ricordate e celebrate per il loro contributo alla matematica.
Ada Lovelace è stata una matematica e informatica britannica del XIX secolo. Era la figlia del poeta Lord Byron e della contessa Anne Isabella Milbanke. Si interessò alla matematica fin da bambina e collaborò con il matematico Charles Babbage sul suo progetto di macchina analitica, un precursore del computer moderno. Scrisse il primo algoritmo destinato a essere eseguito da una macchina e per questo è considerata la prima programmatrice della storia.
Emmy Noether è stata una matematica e fisica tedesca del XX secolo. Era una delle maggiori esperte di algebra astratta e teoria degli invarianti. Contribuì anche alla fisica teorica con il suo famoso teorema di Noether, che stabilisce una connessione tra le simmetrie di un sistema fisico e le sue leggi di conservazione. Nonostante le difficoltà incontrate a causa del suo genere e della sua religione ebraica, fu una docente e una ricercatrice di grande influenza.
Julia Robinson è stata una matematica statunitense del XX secolo. Era una specialista di teoria dei numeri, logica matematica e teoria della computabilità. Fu la prima donna eletta presidente dell’American Mathematical Society e la prima donna matematica a ricevere la Medaglia Nazionale della Scienza negli Stati Uniti. Fu anche una dei quattro matematici che risolsero il decimo problema di Hilbert, uno dei più famosi problemi aperti della matematica.”
Microsoft Bing, rispetto a Chat GPT e You.com, ha fornito risposte più ampie e circostanziate, cominciando giustamente da Ipazia, trascurata invece dalle rivali. Inoltre ad ogni donna citata ha fatto corrispondere un link per approfondimenti, che qui non abbiamo riportato. In definitiva, siamo in piena concorrenza fra le diverse versioni dell’I.A. Risulta ormai evidente che ognuna di esse va considerata proficua solo in quanto funge da impulso alla ricerca. Ed è per questo che l’I.A. può essere di notevole utilità sul piano didattico, stimolando chi studia a non accontentarsi dei primi risultati, sopponendoli a verifica e prendendoli come base per ulteriori indagini.
Abbiamo anche sottoposto alle applicazioni in discorso un quesito che può essere ritenuto malizioso e intrigante.
Gli uomini sono superiori alle donne in matematica?
Chat GPT prende decisamente posizione contro lo stereotipo di una presunta inferiorità femminile nel dominio matematico.
“No, non c’è alcuna evidenza scientifica che gli uomini siano superiori alle donne in matematica. Questo stereotipo è stato diffuso per molti anni, ma le ricerche dimostrano che non c’è una differenza significativa tra uomini e donne nelle abilità matematiche. In realtà, molte donne hanno avuto successo nella matematica e nelle scienze, ma spesso non sono state riconosciute e apprezzate alla pari degli uomini. È importante riconoscere che le differenze tra individui in termini di abilità matematiche sono molto più grandi delle differenze medie tra uomini e donne. In altre parole, ci sono donne che eccellono in matematica tanto quanto gli uomini, così come ci sono uomini che hanno difficoltà in questa materia. L’importante è quindi valutare le persone per le loro capacità individuali, senza basarsi su stereotipi di genere.”
You.com nella sua risposta, alquanto simile ma non proprio identica a quella di Chat GPT, da una parte dà l’impressione di un po’ di risentimento, come se vi fosse una sfumatura di femminismo, mentre dall’altra sembra palesare con la scelta della lingua inglese un’apertura internazionale consona alla celebrazione.
“No, there is no scientific evidence to support the claim that men are superior to women in mathematics or any other field. In fact, such claims have been debunked repeatedly by research studies and scientific evidence that show that any differences in abilities between men and women are largely due to social and cultural factors, rather than biological or genetic differences. It is important to challenge and reject gender stereotypes and promote diversity and equality in all fields, including STEM (science, technology, engineering, and mathematics) fields.”
E Microsoft Bing?
Ecco la sua risposta.
“Ciao, questo è Bing. Questa è una domanda molto delicata e controversa. Non esiste una risposta definitiva, ma ci sono diverse opinioni e studi sull’argomento. Alcuni dati mostrano che gli studenti ottengono risultati migliori delle studentesse nelle prove di matematica nella maggior parte delle nazioni e a tutti i livelli scolastici. Tuttavia, questo non significa che gli uomini siano superiori alle donne in matematica, ma che ci sono molti fattori sociali, culturali e psicologici che influenzano le prestazioni e le scelte di ragazze e ragazzi, eccetera. Ci sono state anche molte donne matematiche famose che hanno fatto la storia e contribuito al progresso della scienza, come Ipazia di Alessandria, Marie-Sophie Germain, Emmy Noether, Ada Lovelace, Maryam Mirzakhani e molte altre. Quindi, la matematica non è una disciplina prettamente maschile, ma riguarda il viaggio della scoperta, non il genere di qualcuno.”
Chissà che cosa ne verrebbe fuori, se provassimo a riformulare così la domanda:
La donna è superiore all’uomo in matematica?
Per ora accontentiamoci di quanto fin qui passato in rassegna e rimandiamo ad altra occasione questa nuova impresa esplorativa. In ogni caso ciò che importa è compiere insieme, senza distinzioni, il viaggio planetario in direzione di quel “ciel ch’è pura luce”. Il cielo dell’intelletto matematico.
Siti da visitare
https://may12.womeninmaths.org/
https://www.matmedia.it/giornata-mondiale-delle-donne-in-matematica-2/
FOCUS GENDER GAP 2025
LAUREA STEM: VERSO UNA RIDUZIONE DEL GENDER GAP
Il vantaggio della componente maschile su quella femminile tra i laureati STEM si sta lentamente assottigliando e le ragazze continuano ad avere migliori risultati negli studi. Malgrado questi dati incoraggianti, non ultimo quello che conferma le STEM come le lauree che offrono i migliori tassi occupazionali, pressoché uguali tra donne e uomini, rimane alto il differenziale retributivo, dove gli uomini percepisconoil 12,6% in più rispetto alle donne
(Bologna, 5 marzo 2025) Il focus analizza e confronta le performance, formative e occupazionali, di donne e di uomini e si basa sui più recenti Rapporti realizzati da AlmaLaurea: il Rapporto 2024 sul Profilo dei Laureati di 78 atenei, degli 82 aderenti ad AlmaLaurea, si basa su una rilevazione che coinvolge circa 300 mila laureati del 2023 e, grazie all’elaborazione delle risposte ricevute dai laureati che hanno partecipato alla rilevazione, restituisce un’approfondita fotografia delle loro principali caratteristiche.
Il Rapporto 2024 sulla Condizione occupazionale dei laureati ha coinvolto circa 660 mila laureati di 78 atenei; in particolare ha fotografato la condizione occupazionale a uno, tre e cinque anni dal conseguimento della laurea.
LE DONNE E L’UNIVERSITÀ
Il Rapporto 2024 sul Profilo dei laureati mostra chetra i laureati del 2023, dove è nettamente più elevata la presenza della componente femminile (60,0%), la quota delle donne che si laureano in corso è pari al 64,0% (è 57,9% per gli uomini) con un voto medio di laurea uguale a 104,8 su 110 (è 102,9 per gli uomini); occorre sottolineare che ciò è frutto anche dei diversi percorsi formativi intrapresi. In ogni caso, le donne ottengono voti di laurea superiori agli uomini praticamente in tutti i gruppi disciplinari, ad eccezione di quello letterario-umanistico.
Le donne si iscrivono all’università spinte da forti motivazioni culturali (30,6% rispetto al 27,6% degli uomini) e svolgono un buon numero di tirocini e stage riconosciuti dal proprio corso di laurea (64,5% delle donne rispetto al 54,9% degli uomini).
Le laureate inoltre provengono in misura maggiore da contesti familiari meno favoriti sia dal punto di vista culturale sia socio-economico. Così il 28,8% delle donne ha almeno un genitore laureato rispetto al 35,2% degli uomini. Peraltro, le donne sono meno coinvolte dal fenomeno dell’ereditarietà del titolo di laurea, soprattutto se quest’ultimo afferisce alle discipline che indirizzano verso la libera professione: tra i laureati a ciclo unico con almeno un genitore con titolo di studio universitario, infatti, ereditano la medesima laurea dei genitori il 33,2% delle donne rispetto al 45,6% degli uomini. Il differenziale di genere permane considerando anche lo status socio-economico: il 20,9% delle donne proviene da una famiglia di estrazione sociale elevata rispetto al 24,8% degli uomini. Non stupisce quindi che tra le donne sia maggiore la percentuale di chi ha usufruito di borse di studio: il 28,5% delle donne rispetto al 23,9% degli uomini.
LE DONNE E IL MERCATO DEL LAVORO
Il Rapporto 2024 sulla Condizione occupazionale dei laureati registra ancora una volta significative e persistenti disuguaglianze di genere.
Su tale aspetto AlmaLaurea ha sviluppato un approfondimento ad hoc evidenziando che tra i laureati di secondo livello, a cinque anni dal conseguimento del titolo, le differenze di genere, in termini occupazionali, si confermano significative e pari a 3,4 punti percentuali: il tasso di occupazione è dell’86,8% per le donne e del 90,2% per gli uomini.
A un lustro dal titolo tra le donnesono meno diffusi i contratti alle dipendenze a tempo indeterminato (49,9% rispetto al 56,1% degli uomini), mentre risultano più frequenti i contratti a tempo determinato (17,0% rispetto al 9,9% degli uomini).
È naturale che queste differenze siano legate anche alle diverse scelte professionali maturate da uomini e donne; queste ultime, infatti, tendono più frequentemente a inserirsi nel pubblico impiego e nel mondo dell’insegnamento, notoriamente in difficoltà nel garantire, almeno nel breve periodo, una rapida stabilizzazione contrattuale.
Le differenze di genere si confermano anche dal punto di vista retributivo, si parla del c.d. Gender Pay Gap. A cinque anni dal titolo, tra i laureati di secondo livello che hanno iniziato l’attuale attività dopo la laurea e lavorano a tempo pieno, le donne dichiarano di percepire 1.711 euro netti mensili, rispetto ai 1.927 euro degli uomini, con un differenziale del 12,6%.
I dati evidenziano differenze anche rispetto al tipo di professione svolta: a cinque anni dal titolo svolge un lavoro a elevata specializzazione (compresi gli imprenditori e l’alta dirigenza) il 63,1% delle donne e il 65,9% degli uomini.
In termini di efficacia del titolo nel lavoro svolto, misura soggettiva di coerenza tra studi compiuti e lavoro svolto in quanto si basa su valutazioni espresse dai laureati occupati, però, le differenze si attenuano notevolmente: infatti ritiene il titolo “efficace o molto efficace” per lo svolgimento del proprio lavoro il 76,4% delle donne occupate e il 74,9% degli uomini occupati.
Anche se, nelle dichiarazioni rese a cinque anni dalla laurea, non si evidenziano differenze di genere in merito alla soddisfazione complessiva per il lavoro svolto, su alcuni aspetti le donne sono leggermente meno soddisfatte del proprio lavoro. In particolare, sono meno gratificate dalle opportunità di contatti con l’estero, dalle prospettive di guadagno e di carriera, dalla flessibilità dell’orario di lavoro e dal prestigio derivato dall’attività svolta. Fa eccezione, denotando una maggiore soddisfazione nella componente femminile, l’utilità sociale del lavoro e la coerenza con gli studi compiuti.
La lettura dei dati conferma che le donne sono più penalizzate sul lavoro se hanno figli. Il forte divario in termini occupazionali e retributivi tra donne e uomini, infatti, aumenta in presenza di figli.
Isolando quanti non lavoravano alla laurea, il differenziale occupazionale a cinque anni dal conseguimento del titolo è pari a 2,3 punti percentuali tra quanti non hanno figli (il tasso di occupazione risulta pari all’86,8% per le donne, rispetto all’89,1% per gli uomini); tale differenzialesale addirittura a 18,2 punti percentuali tra quanti, invece, hanno figli (il tasso di occupazione risulta pari al 76,7% per le donne, rispetto al 94,9% per gli uomini). Anche in termini retributivi si confermano differenze significative (in tale analisi si considerano quanti hanno iniziato l’attuale lavoro dopo la laurea e lavorano a tempo pieno): se tra i laureati senza figli il differenziale retributivo è del 12,0%, tra i laureati con figli tale differenziale retributivo tende a raddoppiare (+21,0%).
LAUREATE NEI PERCORSI STEM: PIU’ BRAVE MA COMUNQUE PENALIZZATE
L’Indagine sul Profilo dei laureati 2023 mette in evidenza la diversa composizione per genere tra i laureati STEM (Science, Technology, Engineering, Mathematics), dove la componente maschileè più elevata e raggiunge il 58,6%, rispetto al 41,4% di quella femminile; ciò riguarda in particolare i gruppi Informatica e tecnologie ICT e quello di Ingegneria industriale e dell’informazione, dove la presenza maschile supera addirittura i due terzi. Tale risultato è in controtendenza con quanto rilevato sul complesso dei laureati 2023 dove, al contrario, è la componente femminile ad essere preponderante rispetto a quella maschile. Negli ultimi anni, tuttavia, tra i laureati STEM il vantaggio della componente maschile si sta leggermente riducendo: nel 2019, infatti, gli uomini rappresentavano il 59,8% mentre le donne il 40,2%, con un differenziale di quasi 20 punti.
Laureate STEM più motivate e con performance migliori
Le donne si iscrivono ad un percorso STEM spinte da forti motivazioni culturali (30,3% rispetto al 25,0% degli uomini, +5,3 punti percentuali) e svolgono un buon numero di tirocini e stage riconosciuti dal proprio corso di laurea (61,3% delle donne rispetto al 49,2% degli uomini, ben 12,1 punti percentuali in più degli uomini). Le differenze di genere in ambito STEM su questi aspetti sono superiori a quelle registrate sul complesso dei laureati del 2023.
Le donne, tradizionalmente più performanti negli studi universitari, sia in termini di voto sia in termini di regolarità negli studi, mostrano risultati migliori rispetto agli uomini anche nei percorsi STEM: sono infatti caratterizzate da un voto medio di laurea più alto (104,5 su 110, rispetto al 102,6 degli uomini) e da una migliore riuscita in termini di regolarità negli studi (tra le donne il 58,1% ha concluso gli studi nei tempi previsti rispetto al 52,7% degli uomini). Sulla riuscita universitaria le differenze di genere nell’ambito STEM sono in linea con quelle del complesso dei laureati.
Stabilità, utilità sociale, indipendenza: queste le aspettative delle donne STEM
Il 68,2% delle donne, rispetto al 61,3% degli uomini intendono proseguire la propria formazione; inoltre, le laureate STEM nella ricerca del lavoro danno maggiore rilevanza ad alcuni aspetti.
Le donne ricercano più degli uomini lavori stabili (il 76,9%, +11,5 punti percentuali) e danno maggiore importanza rispetto ai colleghi all’utilità sociale del lavoro (il 45,4%, +11,6 punti percentuali) e all’indipendenza/autonomia (il 63,8%, +9,5 punti percentuali). È interessante notare che la rilevanza attribuita dalle donne in area STEM a questi tre aspetti del lavoro è in costante aumento dal 2015 al 2023, precisamente per la stabilità (+6,4 punti percentuali rispetto al 2015), per l’utilità sociale del lavoro (+8,8 punti percentuali) e per l’indipendenza e autonomia (+15,6 punti percentuali).
Il gender gap nel mondo del lavoro per le laureate STEM è in lieve flessione ma le donne sono comunque ancora penalizzate
L’Indagine sulla Condizione occupazionale a cinque anni dal conseguimento del titolo di secondo livello mostra elevati livelli occupazionali sia per gli uomini sia per le donne: tra i laureati STEM, infatti, il tasso di occupazione è pari al 90,1% per le donne e al 92,6% per gli uomini, con un differenziale pari a -2,5 punti percentuali (è -3,4 punti sul complesso dei laureati di secondo livello). Tale differenziale risulta più che dimezzato rispetto a quanto rilevato nel 2019 tra i laureati STEM(-5,9 punti percentuali sempre a svantaggio delle donne).
Figura 1 Laureati di secondo livello dell’anno 2018 occupati a cinque anni dalla laurea: tasso di occupazioneper genere e ambito disciplinare (valori percentuali)
Fonte: AlmaLaurea 2024, Indagine sulla Condizione occupazionale dei Laureati.
Isolando coloro che hanno iniziato l’attuale attività lavorativa dopo la laurea e lavorano a tempo pieno, tra i laureati STEM la retribuzione mensile netta è, in media, di 1.798 euro tra le donne e 2.025 euro tra gli uomini. Anche in termini retributivi, dunque, gli uomini risultano avvantaggiati rispetto alle donne, percependo il 12,6% in più (valore in linea con il dato rilevato sul complesso dei laureati di secondo livello).
L’analisi temporale, tuttavia, mostra una tendenziale riduzione del gender pay gap (nel 2019, infatti, tra i laureati STEM gli uomini percepivano il 19,0% in più rispetto alle donne).
In termini di caratteristiche del lavoro svolto, tra le donne STEM si rileva una minore diffusione dei contratti alle dipendenze a tempo indeterminato (-15,1 punti percentuali) e una maggiore diffusione delle attività in proprio (+5,0 punti; si tratta in particolare di studi professionali di architettura), dei contratti alle dipendenze a tempo determinato (+4,9 punti) e delle attività sostenute da borsa o assegno di studio o di ricerca (+3,5 punti).
Le donne STEM rilevano una maggiore coerenza tra studi compiuti e lavoro svolto
In termini di efficacia, tra i laureati STEM si rilevano livelli in linea con il complesso dei laureati di secondo livello: oltre il 75% ritiene la laurea efficace o molto efficace per il lavoro svolto. Le donne dichiarano livelli di efficacia superiori rispetto agli uomini (78,3% e 75,1%, rispettivamente), evidenziando un differenziale pari a 3,2 punti percentuali, valore doppio rispetto alla media complessiva (+1,5 punti sempre a vantaggio delle donne). Il confronto con l’analoga rilevazione del 2019 evidenzia inoltre un tendenziale aumento del differenziale di genere nei livelli di efficacia (tra i laureati STEM era 2,6 punti percentuali, sempre a favore delle donne).
AlmaLaurea è un Consorzio Interuniversitario fondato nel 1994 che a oggi rappresenta 82 Atenei.Il Consorzio è sostenuto dal contributo del Ministero dell’Università e della Ricerca e dagli Atenei aderenti. Il suo Ufficio di Statistica è dal 2015 membro del Sistan, il Sistema Statistico Nazionale.
Il Consorzio realizza ogni anno due Indagini censuarie sul Profilo e sulla Condizione occupazionale dei Laureati a 1, 3 e 5 anni dal conseguimento del titolo, restituendo agli Atenei aderenti, al Ministero dell’Università e della Ricerca, all’Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca (ANVUR) basi documentarie attendibili per favorire i processi di programmazione, monitoraggio e valutazione delle decisioni assunte dalle Università. Il Consorzio vuole essere anche un punto di riferimento per i diplomati e per i laureati di ogni grado, ai quali AlmaLaurea offre strumenti di orientamento, servizi, informazioni e occasioni di confronto tra pari, per valorizzare il loro percorso formativo e facilitare l’inserimento nel mondo del lavoro. Il Consorzio raccoglie e rende disponibili online i CV dei laureati (oggi oltre 4.000.000) e affianca gli Atenei consorziati nelle attività di job placement attraverso una piattaforma web per l’intermediazione.
Favorisce, inoltre, l’incontro tra offerta e domanda di lavoro qualificato tramite la società interamente controllata AlmaLaurea srl, Agenzia Per il Lavoro (APL) che opera principalmente nell’intermediazione e nella ricerca e selezione del personale, progettando ed erogando servizi – rivolti a imprese, enti e professionisti – concepiti e offerti nell’interesse primario dei laureati e in sinergia con gli Atenei e con le Istituzioni pubbliche competenti. Il Consorzio internazionalizza i propri servizi, le competenze, le attività di ricerca in prospettiva globale, collaborando con Paesi europei – in linea con la Strategia di Lisbona – ed extra europei.
Dall’esperienza di AlmaLaurea è nata l’associazione AlmaDiploma ETS, per creare un collegamento tra la scuola secondaria superiore, l’università e il mondo del lavoro.
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