Uomo o intelligenza artificiale? come riconoscere immagini e testi generati dalle macchine
La soluzione finale prospettata dalla società guidata dal Ceo Sam Altman potrebbe essere una sorta di “watermark” invisibile da incollare ai contenuti per evitare di utilizzare un output generato fa ChatGPT facendolo passare per umano e prevenire di conseguenza il rischio di plagio o di impersonare in modo malevolo lo stile di scrittura di qualcuno.
Nel frattempo, per riconoscere la paternità di un testo o un’immagine creata da un bot si può ricorrere a software di vario genere (gratuiti o a pagamento) e con diverse capacità di comprensione.
La lista dei software
La lista delle soluzioni disponibili (fra interfacce web, modelli di deep learning e applicazioni open source) è abbastanza nutrita ma resta il fatto che, in generale, tali strumenti (soprattutto i “free software”) non sono in grado di identificare tutte le intelligenze artificiali potenzialmente utilizzate per generare contenuti.
Il “classificatore” (AI Text Classifier) sviluppato da OpenAI e addestrato a rilevare le “prove” che un testo sia stato scritto da ChatGPT e simili, ne è una conferma: per stessa ammissione della startup, la tecnologia è in costante affinamento e al momento attendibile solo in parte, aprendo al rischio di “falsi positivi”.
Parliamo dunque di software fallibili del riconoscere l’origine di un contenuti scritto anche se sicuramente utili a tale scopo: GPTZero, per esempio, creato da Edward Tian, uno studente dell’Università di Princeton, che analizza un testo a partire da due caratteristiche principali delle informazioni in esso riportate, la perplessità (perplexity) e l’irruenza (burstiness).
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