Un bambino con la sindrome di Down ha diritto di nascere: ‘no’ all’aborto legalizzato che porta alla morte per una condizione

“Le persone con sindrome di Down, possono andare a scuola, lavorare, avere successo nella vita, raggiungere finanche l’indipendenza, ma soprattutto condurre una vita felice!”: perché vengono considerati degli individui di serie B arrivando a giustificare l’aborto anche in caso di gravidanze avanzate? A protestare, chiedendo un cambio della legge, è Maria Rachele Ruiu, membro del direttivo di Pro Vita & Famiglia Onlus.

L’appello: sì all’accoglienza incondizionata di tutti

“L’aborto oltre la 12sima settimana – dice Maria Rachele Ruiu – è vietato a meno che al figlio non sia, per esempio, rilevata la presenza della sindrome di Down. È inquietante e discriminatoria una società che permette l’uccisione di una vita a causa di una sua condizione”. 

Le persone con sindrome di Down – prosegue il membro del direttivo di Pro Vita & Famiglia Onlus – non sono persone di serie B e hanno il diritto di essere riconosciute e custodite al pari di tutte.

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