Riconoscere la plusdotazione: un percorso verso la valorizzazione dell’alunno “gifted”

ARTICOLO SCRITTO DA: MARTINA CECCHI,  FORMATRICE SCUOLA OLTRE

Riconoscere la plusdotazione cognitiva

Definire il concetto di intelligenza non è semplice, sia perché ci sono diverse interpretazioni sia perché quest’ultima non può essere ridotta a una sola abilità intellettiva generale.

L’intelligenza può essere descritta come la capacità di risolvere problemi, di adattarsi e di apprendere dall’esperienza. Essa rappresenta una competenza cognitiva complessa che include anche componenti sociali, emotive e pratiche, che permettono di eseguire operazioni mentali sofisticate, elaborando, integrando e organizzando dati.

Le esperienze di Binet e T. Simon (1905), autori della prima scala metrica di valutazione dell’intelligenza, e l’introduzione da parte di Stern del concetto di quoziente intellettivo (che indica il rapporto tra l’età mentale e quella cronologica del soggetto) hanno dato il via alla misurazione dell’intelligenza, considerata come una struttura articolata, composta da parti o fattori, che corrispondono a specifiche abilità o tipi di intelligenza (come per esempio la teoria delle intelligenze multiple di Gardner).

Per valutare le abilità intellettive, attualmente, si utilizzano prevalentemente le scale di Wechsler: queste forniscono sia un punteggio globale per il quoziente intellettivo, sia punteggi per 6 indici verbali e 5 non verbali, permettendo all’esaminatore di determinare le aree in cui il soggetto è al di sotto, uguale o al di sopra della media rispetto a quella osservata in un campione di pari età. In particolare, è possibile comprendere quanto la prestazione si discosti o si allontani dalla media (deviazione standard).

Se osserviamo la distribuzione dell’intelligenza rappresentata in un grafico, vedremo che essa forma una curva a campana simmetrica, con un picco di percentuale (la parte più alta della curva) attorno alla media. Da questo punto, sia sulla sinistra che sulla destra, la curva scende in modo perlopiù simmetrico.La cosiddetta curva di Gauss ci mostra come ci sia una percentuale simile della popolazione che si discosta dalla media, mostrando di avere un’ intelligenza superiore o inferiore (in modo più o meno marcato). Infatti, circa il 5/8% della popolazione ha un alto potenziale cognitivo, ovvero con un QI uguale o maggiore di 130.

Mentre il welfare da anni fortunatamente tutela ed eroga servizi verso la popolazione che ha un’ intelligenza debole o significativamente sotto la media, intervenendo anche in ambito scolastico con misure atte a sostenere questi alunni/e per garantirne il successo formativo e l’inclusione, l’attenzione del MIUR verso l’altra parte di popolazione, a destra della media, è abbastanza recente.

Con la circolare ministeriale del 3 aprile 2019, il MIUR identifica esplicitamente i bambini/e plusdotati come alunni/e con Bisogni Educativi Speciali (direttiva 27.12.201, “Strumenti d’intervento per alunni con bisogni educativi speciali e organizzazione territoriale per l’inclusione scolastica”). Questo importante riconoscimento apre le porte alla possibilità di personalizzare gli insegnamenti, valorizzare gli stili di apprendimento individuali e il principio di responsabilità educativa anche nei confronti dei bambini/e gifted che, anche se in modo diverso, hanno ugualmente bisogno di essere riconosciuti e supportati. Identificare i loro bisogni formativi, al fine di stimolarli e motivarli, scongiurerà il sottorendimento e la demotivazione (che in alcuni casi comporta, poi, l’abbandono scolastico) e renderà la nostra scuola veramente inclusiva.

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