Come si misura la felicità? Il Meyer Center for Health and Happiness e l’Università di Firenze lo chiedono agli adolescenti toscani

Il 20 marzo scorso ne è stata celebrata la Giornata internazionale e qualche giorno fa il quotidiano Il Resto del Carlino ha presentato uno studio realizzato dal Meyer Center for Health and Happiness insieme all’Università di Firenze, che ne analizza l’impatto sugli adolescenti: parliamo, ovviamente, della tanto agognata quanto inafferrabile felicità, che ciascuno tende a declinare alla sua maniera, proprio per le evidenti difficoltà che si incontrano nel definirla.

Per l’enciclopedia Treccani, la felicità è lo stato d’animo di chi è sereno, non turbato da dolori o preoccupazioni e gode di questo suo stato. Il dizionario della casa editrice Hoepli ritiene che è felice la persona che si sente compiutamente paga e serena, avendo raggiunto la piena soddisfazione di un desiderio, di un bisogno materiale o spirituale.

Sì, ma, concretamente, come si misura la felicità? Per i circa 1700 ragazzi toscani intervistati sono sei le dimensioni esistenziali

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Gli aggettivi della prima classe a tre uscite

Nello studio della grammatica del greco antico, gli aggettivi rivestono un ruolo fondamentale poiché, come in italiano, servono a qualificare o determinare il significato di un sostantivo. Una delle principali classificazioni degli aggettivi greci si basa sul numero di uscite, cioè sul numero di forme diverse che l’aggettivo presenta per i generi maschile, femminile e neutro.

Tra questi, gli aggettivi della prima classe a tre uscite costituiscono il gruppo più facilmente riconoscibile e uno dei più frequenti nei testi. Essi si caratterizzano per avere tre forme distinte — una per ciascun genere — e per coniugare le proprie desinenze secondo gli schemi della prima e della seconda declinazione.

Comprendere il loro funzionamento è essenziale per tradurre e interpretare correttamente frasi e testi greci, poiché la loro concordanza con il sostantivo influisce direttamente sul significato complessivo della proposizione.

Definizione

In greco antico, gli aggettivi della prima classe a tre uscite sono quegli aggettivi che presentano tre forme distinte per il genere maschile, femminile e neutro, ciascuna delle quali segue una propria declinazione.Si dicono di prima classe perché i loro temi e desinenze derivano principalmente dalla prima e seconda declinazione, ossia quelle tipiche dei sostantivi in -ος, -η/-α e -ον.

Struttura generale

La caratteristica principale è che ogni genere segue il proprio schema:

Maschile → Seconda declinazione in -ος

Femminile → Prima declinazione in -η o -α

Neutro → Seconda declinazione in -ον

Esempio base: ἀγαθός, ἀγαθή, ἀγαθόν (buono)

Maschile: ἀγαθός (tema in -ος)

Femminile: ἀγαθή (tema in -η)

Neutro: ἀγαθόν (tema in -ον)

Declinazioni

Aggettivo ἀγαθός, ἀγαθή, ἀγαθόν che presenta la -η nel femminile

NumeroCasoMaschileFemminileNeutroSingolareNominativoἀγαθόςἀγαθή ἀγαθόν SingolareGenitivoἀγαθοῦἀγαθῆςἀγαθοῦSingolareDativoἀγαθῷἀγαθῇἀγαθῷSingolareAccusativoἀγαθόνἀγαθήνἀγαθόνSingolareVocativoἀγαθέἀγαθήἀγαθόνDualeCasi direttiἀγαθώἀγαθάἀγαθώDualeCasi obliquiἀγαθοῖνἀγαθαῖνἀγαθοῖνPluraleNominativoἀγαθοίἀγαθαίἀγαθάPluraleGenitivoἀγαθῶνἀγαθῶνἀγαθῶνPluraleDativoἀγαθοῖςἀγαθαῖςἀγαθοῖςPluraleAccusativoἀγαθούςἀγαθάςἀγαθάPluraleVocativoἀγαθοίἀγαθαίἀγαθά

Aggettivo χλωρός, χλωρά, χλωρόν (pallido) che presenta l’-ᾱ nel femminile

NumeroCasoMaschileFemminileNeutroSingolareNominativoχλωρόςχλωράχλωρόνSingolareGenitivoχλωροῦχλωρᾶςχλωροῦSingolareDativoχλωρῷχλωρᾷχλωρῷSingolareAccusativoχλωρόνχλωράνχλωρόνSingolareVocativoχλωρέχλωράχλωρόνDualeCasi direttiχλωρώχλωράχλωρώDualeCasi obliquiχλωροῖνχλωραῖνχλωροῖνPluraleNominativoχλωροίχλωραίχλωράPluraleGenitivoχλωρῶνχλωρῶνχλωρῶνPluraleDativoχλωροῖςχλωραῖςχλωροῖςPluraleAccusativoχλωρούςχλωράςχλωράPluraleVocativoχλωροίχλωραίχλωρά

Osservazioni

La ripetizione e la lettura degli aggettivi è preferibile per orizzontale e non per verticale;

Come attesta il libro Il Nuovo Greco di Campanini, gli aggettivi femminili, per analogia, si accentano come i maschili al nominativo/vocativo plurale e al genitivo plurale;

Come i sostantivi, anche gli aggettivi con nominativo ossitono, secondo le leggi dell’accentazione, diventano perispomeni nei casi indiretti.

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