UNIVERSITÀ – Serve un cambio di rotta rispetto alla politica concertativa dei Governi precedenti con i sindacati. Inutile proclamare una manifestazione per incontrare un ministro

In questi anni senza proteste si è ottenuto poco o nulla, a partire dalla legge del 2009 che ha ridotto risorse e personale. 

Nel 2016, si è messo a rischio la specificità del settore universitario e degli stessi Policlinici;

Nel 2018, si è rinnovato un contratto senza recuperare l’inflazione decennale con la promessa di rivedere i profili professionali attraverso un comitato paritetico che non ha prodotto niente di apprezzabile

Soltanto nel 2022, grazie ad Anief, si è ottenuto un contratto ponte per sbloccare stipendi superiori al costo della vita registrato nell’ultimo triennio, mentre nel 2023 la trattativa in Aran si è arenata proprio per la mancata distribuzione delle nuove risorse aggiuntive per tutto il personale, incluso quello dei policlinici.

Invece di perdere il senso della realta e paralre del nulla in riunioni interminabili senza affrontare seriamente le problematiche da risolvere, ANIEF chiede un cambio di passo del Governo per parlare di punti irrinunciabili quali:

Superamento dell’art. 23 del decreto Madia che non permette di incrementare i fondi del salario accessorio fermi all’anno del Signore;

L’utilizzo delle risorse stabili e certe per incrementare le retribuzioni (50mln di euro) di tutto il personale TAB, ci siamo dichiarati disponibili a confrontarci con la proposta avanzata dall’ARAN, purchè vengano al più presto utilizzati;

Riforma del Sistema di Classificazione e degli ordinamenti professionali, ridotto ad un “misero masaniello”, dai livelli alle categorie ed oggi alle aree, senza dare le necessarie soluzioni agli annosi problemi e alle ricollocazioni delle tante professionalità vecchie e nuove presenti nel sistema universitario;

Confronto serrato e risolutivo volto al superamento del Dlgs 517/99 soprattutto sulla questione del personale funzionalmente assegnato che opera nelle Aziende Ospedaliere Universitarie con la stesura di una sezione specifica all’interno del Ccnl per superare tutte le questioni irrisolte compreso il riconoscimento sotto l’aspetto giuridico dell’art 31 del DLgs 76179;

Invocare dei sit-in senza affrontare questi problemi serve soltanto a trovare scuse per distogliere il personale dai veri obiettivi!

Anief invita il ministro Bernini ad affrontare politicamente tutti i temi posti prima di agire nelle opportune sedi parlamentari e per orientare il confronto in Aran.

Continua la lettura su: https://anief.org/universita/45024-universit%C3%A0-serve-un-cambio-di-rotta-rispetto-alla-politica-concertativa-dei-governi-precedenti-con-i-sindacati-inutile-proclamare-una-manifestazione-per-incontrare-un-ministro Autore del post: Anief Fonte: https://anief.org/

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PREVIDENZA – Quota 41 o 64 in arrivo? Anief: l’importante è introdurre un pre-pensionamento di 4 anni senza penalizzazioni, nella Scuola è necessario

“Sono due gli interventi che il Governo sta attuando sulle pensioni con la Legge di Bilancio per evitare il ritorno alla Fornero: Quota 41 e Quota 64 anni. L’importante è che l’Italia intraprenda quello che si fa negli altri Paesi economicamente sviluppati: mandare i cittadini lavoratori in pensione a 63 anni con il massimo dei contributi”. A sostenerlo è Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, che chiede quindi un pre-pensionamento di almeno quattro anni rispetto alla legge che tornerebbe in vigore dal 1° gennaio prossimo.

 
Intervistato dall’agenzia Teleborsa, il sindacalista autonomo ha detto che se lo Stato ha giustamente deciso che “si deve accedere al lavoro con dei titoli di studio di formazione superiore, allora è giunto il momento di riconoscere gratuitamente il riscatto degli anni di studio”, come ha più volte detto anche il presidente Inps Pasquale Tridico. Secondo Pacifico, si tratterebbe di “due operazioni importanti per svecchiare non solo la Pubblica Amministrazione e tutto il mondo del lavoro, non solo per aprire le porte ai giovani e ringiovanire il personale della scuola, dato che abbiamo la classe docente più vecchia del mondo, ma questa operazione servirebbe a garantire una parità di trattamento tra i lavoratori dei paesi economicamente più sviluppati”.
Secondo il leader dell’Anief, infine, c’è un ultimo punto fondamentale: “le donne che lavorano devono avere qualcosa di riconosciuto, un qualche contributo importante, in particolar modo se hanno dovuto affrontare anche la maternità: se il Governo italiano ha introdotto, giustamente, un Ministero della Natalità, allora bisogna anche intervenire concretamente per garantire il diritto delle donne ad essere pienamente madri e lavoratrici” adeguatamente tutelate delle leggi.
 
Il giovane sindacato chiede, in particolare, che docenti e personale Ata vengano equiparati, a livello di previdenza, ai lavoratori delle forze armate, permettendo così loro di lasciare in ogni caso il lavoro a 62 anni e senza tagli all’assegno di quiescenza. “Non è una concessione – conclude Pacifico – considerando l’alto numero di casi di insegnanti sottoposti a  burnout  e a patologie invalidanti dovute allo stress da lavoro prolungato e senza nemmeno il dovuto riconoscimento del rischio biologico, molto presente tra coloro che operano nei nostri istituti scolastici”.
 
Anief ricorda che, in convenzione con Cedan, anche quest’anno è stato avviato il servizio di consulenza per chi è interessato al pensionamento: è possibile contattare via web la sede sindacale più vicina.
 
 
 
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