Dall’Intelligenza Artificiale un aiuto per la scrittura di testi di vario genere

Continuo a presentarvi soluzioni che permettono di utilizzare l’Intelligenza Artificiale per specifiche attività didattiche.

Story AI vi suggerisce una serie di idee per avviare la scrittura di testi di vario genere.

Una volta loggati al servizio, dovrete indicare il genere (romanzo, thriller, mistero, storico, fantascienza, avventura, umoristico, ecc), indicare i nomi ed età di uno o più personaggi, l’epoca in cui si svolge la trama, eventuali luoghi, temi da affrontare e richieste particolari.

Il sistema elaborerà una serie di idee per avviare racconti e la combinazione degli elementi un po’ casuale rappresenta decisamente un forte stimolo alla narrazione.

Nel caso dell’immagine che vedete sopra, avevo indicato i nomi dei due personaggi, il 1500, Firenze e il Rinascimento.

Naturalmente poi nella traduzione in italiano possono evidenziarsi alcuni errori, ma il ventaglio di proposte puo’ rappresentare davvero l’inizio di un racconto interessante.

Una volta scelto l’incipit, è possibile passare al brainstorming di idee per veder generata l’intera storia.

Ecco il risultato (tradotto con Google translator) della mia scelta

 LA TELA DEI SOGNI

Firenze, cuore del Rinascimento, fu una tempesta di energia creativa e ambizione. Artisti, architetti e pensatori brulicavano come api attorno al miele del mecenatismo. Dalla vivace piazza del Duomo alle serene sponde dell’Arno, riecheggiava una cacofonia di martelli e scalpelli mentre nuove creazioni prendevano vita. In mezzo a questo mare di sogni, due anime si sono ritrovate in un vortice di serendipità.

Marco era in piedi davanti al suo cavalletto, il pennello pronto e gli occhi fissi sulla scena davanti a lui. Un artigiano di mezza età con capelli sale e pepe, barba folta e occhi marroni infossati dietro lineamenti sorprendenti, era in tutto e per tutto l’incarnazione dello spirito fiorentino. Stava catturando lo skyline mozzafiato della sua amata Firenze, con la sua iconica Cattedrale che svetta sopra i tetti. Il lavoro e la maestria di una vita distillati in ogni tratto e sfumatura.

Mentre un modesto corteo di appassionati d’arte ammirava i suoi progressi, Marco notò un volto che spiccava tra la folla. Le rughe intorno ai suoi occhi, la risata nella sua voce, la grazia dei suoi passi, tutto parlava di una vita ben vissuta. Era Virginia, una collega pittrice e scultrice, il cui potenziale insoddisfatto perseguitava i suoi sogni. Si scambiarono sguardi e in quel fuggente momento seppero che solo insieme avrebbero potuto raggiungere la grandezza che fino a quel momento era loro sfuggita.

Ispirati e rinvigoriti, Marco e Virginia hanno dedicato i loro giorni e le loro notti alla ricerca dello straordinario. Tra il trambusto del vivace laboratorio che hanno condiviso, hanno discusso idee e tecniche, riversando il loro cuore in ogni pezzo in una sinergia senza pari di passione e talento. Il mondo al di là del loro santuario, tuttavia, era molto meno gentile. Sono emerse cricche, si sono sviluppate rivalità e una nuvola di cinismo ha minacciato di eclissare il loro nascente successo.

“Virginia,” sospirò una sera Marco, con il peso del mondo sulle spalle. “Temo che ci battiamo per il riconoscimento in una città che vive di doppiezza e invidia”.

“Marco,” rispose dolcemente, prendendo la sua mano callosa tra le sue. “Ricorda le parole del grande Lorenzo de’ Medici, ‘Non puoi vivere decentemente senza dipingere, perché la pittura è la più grande di tutte le benedizioni.'”

Non appena decisero di continuare a combattere, la ruota della fortuna girò di nuovo e un incontro casuale con un giovane e ambizioso Leonardo da Vinci cambiò il corso delle loro vite. Entrò nel loro laboratorio con una spavalderia disinvolta, esaminando il loro lavoro con occhio attento. «Avete talento, amici miei», disse infine. “Ho bisogno di assistenti per un nuovo prestigioso incarico. Lavorerai con me?”

L’offerta era troppo grande per resistere. Virginia lanciò un’occhiata a Marco, che riusciva a stento a contenere la sua eccitazione. “Si, maestro! Sarebbe un onore.” Insieme, si sono tuffati nell’affascinante mondo di da Vinci, un brillante artista, inventore e studioso. Immersi nelle profondità del suo genio, desideravano ardentemente imparare tutto ciò che potevano dal maestro.

Sotto la tutela di da Vinci, scoprirono rapidamente la natura spietata del mondo dell’arte, dove la politica spesso eclissava l’arte. Con loro sgomento, si ritrovarono invischiati in una rete di commissioni politiche che minacciavano di minare i loro sogni. Gli amici si sono trasformati in nemici e gli avventori del bel tempo sono fuggiti al primo accenno di scandalo.

In una tarda sera di luna, Marco e Virginia trovarono conforto l’uno nelle braccia dell’altro, un tenero abbraccio sotto le antiche arcate del Ponte Vecchio. “Amore mio,” sussurrò Virginia, con gli occhi lucidi e il cuore in tumulto. “Il nostro viaggio è stato tumultuoso, ma ogni sfida che abbiamo affrontato ha solo reso il nostro amore più forte. Potremmo non aver ancora raggiunto la grandezza che cercavamo, ma abbiamo trovato qualcosa di molto più prezioso: l’un l’altro.”

Le sue parole risuonarono nell’anima di Marco, e si rese conto che il vero valore del loro viaggio non risiedeva nei riconoscimenti che cercavano, ma nelle lezioni di vita che il cambiamento aveva portato. Attraverso il fuoco raffinato delle avversità, due cuori si erano fusi in uno, e nessun conflitto mondano avrebbe potuto recidere quell’unione.

Continuarono a dipingere, scolpire e forgiare con rinnovata determinazione, ma per un nuovo scopo: i loro sogni ora non giacevano sulla tela, né nella pietra, ma nell’amore che sbocciava come una rosa rossa, nel cuore del Rinascimento.

Potrebbe essere interessante, ad esempio, confrontare la storia creata dallo studente con quella dell’Intelligenza Artificiale, partendo dalla stesso incipit.

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Written on 16 Ottobre 2014, 18.17 by maestroroberto

 

Inklewriter è uno strumento gratuito per avviare la scrittura di storie interattive in classe.

Utilizzando il…

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Diciassette artisti e un ventaglio

Non mi ero mai imbattuta in nulla di simile. E per questo mi ero ripromessa di raccontarlo qui sul blog.
È un oggetto esposto al Museo Nazionale per l’arte, l’architettura e il Design di Oslo, assieme a migliaia di altri manufatti altrettanto affascinanti. Ma questo meritava un piccolo approfondimento, quanto meno per la sua originalità.
Sto parlando di un ventaglio dipinto. Non uno di quelli di stoffa, pensati per stare in mano a una signora: quello che ho visto è tutto in legno ed è formato da 17 dipinti autonomi realizzati da quindici pittori e due pittrici norvegesi, tutti allievi di Knud Bergslien.

Quest’opera collettiva è stata pensata proprio per essere donata all’anziano maestro, direttore di una rinomata scuola di pittura dal 1870 al 1900 (frequentata, tra gli altri, anche da Edvard Munch), in occasione dell’anniversario del 1898.

Ciascun artista ha dipinto una stecca a olio con un paesaggio, un ritratto o una scena di vita rurale. L’effetto è molto vario, sia per le tinte utilizzate che per i soggetti. Tuttavia l’insieme è unificato dall’elemento centrale di snodo, un pavone con la coda aperta.

Trovo molto interessante che anche l’orientamento della propria immagine sia stato scelto liberamente dai pittori: qualcuno ha deciso di tenere conto della posizione della propria stecca nel ventaglio aperto e ha orientato di conseguenza la scena (come nei primi quattro paesaggi da sinistra) mentre altri hanno scelto di usare come orizzonte della veduta, l’asse longitudinale della stecca. Altri ancora hanno dipinto ponendo la stecca in verticale, specialmente per le figure umane.
Vediamo rapidamente i vari elementi partendo da sinistra. L’elenco ordinato degli autori è leggibile nella didascalia del museo.

La prima, dunque, è di Otto Sinding. Si tratta di una marina con montagne innevate sullo sfondo, probabilmente un fiordo norvegese.

La scelta non meraviglia visto che Sinding era specializzato in paesaggi costieri, specialmente delle isole Lofoten.

È un paesaggista anche il secondo autore, Amaldus Nielsen. Il suo stile però è più lirico e ricorda il linguaggio dei pittori romantici tedeschi.

Il terzo pittore, Christian Skredsvig, ha scelto invece una scena più pittoresca: un laghetto con due mucche che si abbeverano, il prato e i riflessi delle nuvole sull’acqua. D’altra parte questo è il suo soggetto preferito, come si evince dalla sua produzione.

La stecca successiva è del ben più noto Christian Krogh, pittore cosmopolita dedito alla rappresentazione dei ceti sociali più bassi e di scene di vita quotidiana che influenzerà anche l’arte di Munch. Naturalmente il suo contributo è una figura umana e in particolare un pescatore.

Gustav Lærum è l’autore della quinta stecca. Lui era prevalentemente un illustratore, ma in questo caso ha dipinto a olio un piccolo ritratto, probabilmente la figura di Axel Heiberg, diplomatico norvegese e munifico mecenate delle arti e delle scienze.

La sesta stecca è stata dipinta da Gerhard Munthe con una scena di vita rurale, un tema frequente nella produzione di questo pittore e illustratore.

L’autore della settima stecca è Hans Gude, pittore paesaggista che, per l’orizzonte marino della sua scena, sceglie di riferirsi alla posizione del ventaglio aperto. Bella la scelta di far inclinare il veliero per via del vento nel senso della stecca.

Con Hans Heyerdahl si torna alla figura umana. Non ci è dato sapere chi sia il giovane ritratto nella sua stecca, ma potrebbe essere un autoritratto vista la somiglianza del taglio degli occhi con altri autoritratti del pittore.

La stecca seguente, la nona del ventaglio, è opera di Carl Fredrik Sundt-Hansen. Come nell’opera di Munthe anche qui c’è una scena di genere: una ragazzina in abiti tradizionali appoggiata al fianco di una casa di legno. L’autore è ricordato proprio per questo genere detto “nazionalista-romantico”, con cui ha raccontato la vita del popolo.

La decima stecca, dipinta da Fredrik Kolstø, è un omaggio al destinatario del ventaglio: il ritratto di Knud Bergslien, dal caratteristico baffone bianco. L’autore è un pittore realista che si è occupato prevalentemente di ritratti e paesaggi.

Anche la stecca successiva contiene un ritratto. Stavolta si tratta dell’esploratore e scienziato Fridtjof Nansen (premio Nobel per la pace nel 1922), dipinto da Jacob Bratland. Nansen era già famoso per essere stato il primo uomo ad attraversare la Groenlandia con gli sci nel 1888-1889. Nel 1893 tentò di raggiungere il Polo nord con una nave da lui attrezzata e poi con il kayak e infine a piedi, ma dovette fermarsi alla latitudine di  86°14′ (comunque mai raggiunta prima da nessun’altro). Riuscirà a tornare in patria solo nel 1896 grazie a una spedizione britannica incrociata nella “Terra di Francesco Giuseppe”. 

Il simpatico cagnolone dipinto nella dodicesima stecca è opera di Karl Uchermann, un pittore noto proprio per i suoi dipinti di animali e in particolare di cani.

L’uomo ritratto nella tredicesima stecca è Frederik Hjalmar Johansen, esploratore e compagno d’avventura di Nansen nel tentativo di conquista del Polo Nord. L’autore invece è Severin Segelcke, artista (ma anche ufficiale dell’esercito) noto soprattutto per le illustrazioni di libri di viaggio.

Axel Ender, autore della quattordicesima stecca, ha preferito invece una scena di vita rurale con la raffigurazione di una donna in abiti tradizionali davanti a una casetta con il tetto coperto d’erba. Questo è perfettamente in linea con la sua produzione, incentrata sulla vita del popolo, specialmente d’inverno.

La stecca successiva raffigura ancora un altro esploratore. In questo caso si tratta di Eivind Astrup, ricordato per aver più volte attraversato e mappato la Groenlandia. Il dipinto è stato realizzato dalla celebre e talentuosa ritrattista Asta Nørregaard.

La stecca successiva, la sedicesima, è un paesaggio malinconico con una donna in primo piano, opera di Eilif Peterssen. Stavolta l’orientamento è quello del bordo sinistro della stecca, un formato senz’altro più adatto a un’ampia veduta. Il soggetto è ripreso, pressoché identico, da un suo quadro di due anni prima (il terzo della sequenza).

Il ventaglio si conclude con la stecca dipinta dalla pittrice Elisabeth Sinding (cugina di Otto Sinding, l’autore della prima stecca) che raffigura una slitta trainata da cavalli, uno dei suoi soggetti preferiti. Questa è, a mio parere, una delle opere più belle del ventaglio per l’audace composizione in prospettiva – per altro coerente col formato trapezoidale – e per le delicate scelte cromatiche.Non bisogna dimenticare che l’area dipinta in ogni stecca  è lunga circa 25 cm e larga, nella sua parte più ampia, solo 7.

A questo punto si apre un piccolo mistero: contando le stecche si arriva a diciassette, più una stecca nera che copre il ventaglio quando è chiuso. Eppure, sia nella didascalia affissa accanto all’opera nella sala, sia sul sito del museo, vengono elencati diciotto artisti. Ma, escludendo che l’ultimo dell’elenco, cioè Thorolf Holmboe, possa aver dipinto di nero la sua stecca, che fine ha fatto il suo contributo? Forse era previsto ma non è stato realizzato? Forse è andato perduto? Di certo scriverò al museo per avere maggiori chiarimenti.
Ad ogni modo, che abbia diciassette o diciotto stecche, questo ventaglio rimane un oggetto straordinario come tutte le opere collettive: manufatti che mettono assieme, in modo armonioso, tanti mondi artistici individuali. È un prodotto che nel mondo della scuola avrebbe una forte valenza educativa: realizzare un ventaglio di gruppo, scegliendo ognuno liberamente il proprio tema e il proprio stile, significa imparare a mantenere la propria autonomia senza omologazioni ma, allo stesso tempo, partecipare a progetto unitario il cui valore complessivo è maggiore della somma delle singole parti.
Di questi ventagli collettivi ne ho trovati in rete solo pochi altri esempi di fattura tedesca o polacca, di fine Ottocento o inizio Novecento.

Il più appariscente è questo con venti stecche dipinte, di gusto vagamente simbolista. Tra le firme ne spicca una piuttosto nota: Franz von Stuck, autore della terza immagine.

Io, intanto, ho già pensato a come riciclare gli stecchini di legno del gelato… se solo avessi più tempo!

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