Da Superman ai Superprof
Verso la privatizzazione della scuola statale e l’emarginazione del corpo docente. Le nuove figure di tutor e di orientatore. Da Superman ai Superprof.
“Vorrei continuare a fare l’insegnante,
né tutor né orientatore:
insegnante!” (Un docente)
Ennesima invasione di campo
L’idea del super-professore sembrava accantonata. Sennonché nel nostro paese le idee più bislacche e deleterie sono destinate ad essere riproposte e potenziate. Si appresta infatti a invadere le scuole italiane una schiera di super-professori sotto le spoglie di docenti tutor e docenti per l’orientamento. Le nuove disposizioni ministeriali in merito costituiscono un ennesimo esempio di retorica politica staccata dalla realtà della scuola. Una magniloquente circolare vanta e incensa l’avvio delle iniziative propedeutiche all’attuazione delle Linee guida sull’orientamento per l’anno scolastico 2023-2024 nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Iniziative calate dall’alto con le quali si rischia di creare ulteriore confusione nell’ambiente scolastico.
Denominazioni accattivanti
Tutor: così come accade nei messaggi pubblicitari resi allettanti da anglismi, l’uso del termine inglese vorrebbe conferire un’aura di prestigio alla funzione che intende designare, richiamandosi alla figura del tutor aziendale e cercando di prendere le distanze dal significato di tutore come “persona a cui è affidata la tutela di un minore o di un incapace”.
Orientatore (chissà perché non è stato introdotto nell’uso il termine Orientator per assonanza con Tutor): questa figura viene presentata come protesa a “favorire una scelta ragionata degli studi da seguire e della professione da intraprendere, tenendo conto delle attitudini dimostrate e della personalità del soggetto, delle condizioni familiari, locali e ambientali, delle tendenze del sistema produttivo e delle possibilità di occupazione”.
La dimensione dispersiva delle nuove figure
Tutors e orientatori trovano la loro dimensione nell’occasionalità, tant’è vero che si prevede per loro una formazione di appena venti ore. Reclutati per salire alla ribalta, sono destinati a svolgere i ruoli di invadenti comparse. La loro vocazione è l’interferenza. Vero tutor e vero orientatore è invece ogni insegnante, in quanto si realizza e aiuta gli allievi a realizzarsi in un relazionarsi quotidiano in contatto con la cultura. Beppe Bagni, membro del Centro di Iniziativa Democratica Insegnanti di cui era stato Presidente, ha ben ribadito che il problema di fondo è culturale, vale a dire che l’obiettivo primario dell’organizzazione scolastica è l’insegnamento delle discipline e che gli allievi sono chiamati a compiere le loro scelte di vita come persone alla luce delle conoscenze criticamente acquisite. D’altronde, ben sappiamo che uno studioso del calibro di Edgar Morin ha insistito da sempre sulla necessità di una testa ben fatta, ponendo l’accento sui saperi necessari all’educazione del futuro, fra i quali risaltano l’insegnare la condizione umana e l’etica del genere umano. Purtroppo le nuove figure in discorso sono state concepite in un presentismo che, nel presumere di poter creare le condizioni per il miglior avvenire possibile, vilipende in realtà l’intera tradizione pedagogica dell’Occidente.
Il tutor come gestore dell’E-Portfolio
Altra innovazione magnificata anche in ambito accademico è l’E-Portfolio dello studente. E-Portfolio è denominazione che nel suo esotismo, volendo risuonare più suggestiva e accattivante di quella del tradizionale curriculum, finisce con l’offrire una misera e riduttiva visione di ciò che costituisce l’io nel complesso dinamismo della sua situazione esistenziale. L’intera tradizione filosofica e teologica concernente il soggetto resta ignorata e anche nel campo delle scienze umane alcune di esse vengono emarginate o espunte, come l’antropologia e la psicoanalisi. Così, ad esempio, risulta trascurata l’importanza del sogno, momento di vita inconscia fondamentale in tutte le culture, che corrisponde all’aspirazione a livello cosciente. Inoltre, lasciando da parte il fatto che compito dello studente è formarsi attraverso lo studio delle discipline piuttosto che dedicarsi a trasformare meccanicisticamente le sue esperienze di vita in un archivio elettronico, non possiamo fare a meno di chiederci: qual è il “contesto sociale” in cui l’identità si va costruendo? La dimensione del conflitto nell’E-Portfolio non viene evidenziata, mentre è fondamentale. Questo resoconto, né curriculum né diario, si colloca nella sfera del capitalismo della sorveglianza e non in quella della promozione della persona. Lo si vedrà quando tutor e orientatore si assesteranno purtroppo nella dimensione privata dello studente.
La reticenza istituzionale sulle condizioni di lavoro
L’orientatore, specializzato nella mediazione fra individui e mercato del lavoro, comincia ad essere concepito come un professionista iscritto in apposito registro tenuto da un’associazione professionale. Dovrebbe fornire a ogni studente gli elementi conoscitivi necessari per effettuare consapevoli e proficue scelte di vita. In realtà, studenti che sono “soggettività nascenti”, per usare un’espressione del filosofo Umberto Galimberti, vengono addestrati a sottostare al profitto inteso come scopo preminente, se non unico, dei datori di lavoro. Dal canto loro le imprese industriali non si curano degli orientatori e fanno da sole. Diventano orientatrici, invadono le scuole, avviano gli studenti a visitare le aziende.
Intanto si continua a sorvolare sulle condizioni dettate dal mercato del lavoro ai lavoratori, rese note ai cittadini italiani da tante inchieste giornalistiche regolarmente disattese. Dobbiamo chiederci in definitiva perché ci si rivolga alla scuola con la pretesa di formare gli allievi al mondo del lavoro e non al mondo del lavoro affinché prepari per il futuro degli allievi ambienti dignitosi e gratificanti. Non c’è dubbio che fra scuola e lavoro sussista una frattura a danno delle giovani generazioni e del futuro del Paese. I Super-professori, malauguratamente concepiti per sanare questa frattura, tenteranno di apportare modifiche dall’interno della scuola, senza avere alcun potere di cambiare quella deficitaria realtà lavorativa nella quale la nuova forza lavoro studentesca si va apprestando ad essere sfruttata. Basta guardare la realtà per rendersi conto che questo tipo di analisi non è estremistico.
La realtà lavorativa nelle inchieste giornalistiche
La rivista L’Espresso del 29 maggio 2022 reca in copertina il titolo “Studenti e sfruttati” sottotitolato “Tuttofare gratis in aziende insicure come dimostrano gli incidenti troppo spesso mortali. È il fallimento del sistema scuola-lavoro. È la formazione sbagliata in un Paese dove i giovani sono precari, sottoccupati e malpagati”.
Sul quotidiano La Stampa del 25 giugno 2022 nell’ampio spazio dedicato all’argomento “Giovani traditi dal lavoro” Niccolò Carratelli scrive fra l’altro:
“Un lavoro precario, spesso a chiamata, oppure mascherato da tirocinio. Contratti di facciata, che spesso non raccontano tutto delle condizioni e dell’orario di lavoro. Stipendi a volte umilianti, tra i più bassi a livello europeo, non sufficienti a raggiungere una vera autonomia economica. A questo può andare incontro un ragazzo italiano che cerca lavoro del 2022.”
L’Espresso del 18 dicembre 2022 reca in copertina il titolo “Lorenzo” sottotitolato “Morto di lavoro a 18 anni durante il tirocinio scolastico. Prima vittima degli stage che hanno ucciso altri due studenti-operai. Nel Paese che conta tre croci al giorno in fabbriche e cantieri insicuri”.
Intervistato da Eugenio Occorsio per il quotidiano la Repubblica in vista del Festival dell’Economia di Trento del 27 maggio 2023, l’economista Joseph Stiglitz, docente presso la Columbia University di New York, Premio Nobel per l’economia, si è espresso in questi termini in merito alla short-sighted economy:
“Un’economia che ha permesso il dilagare dello sfruttamento e al contempo il potere di mercato delle corporation, aprendo la strada a immense diseguaglianze: di reddito, ricchezza, opportunità, salute.”
Dunque nel 2023 la situazione non è affatto cambiata. Eppure a inchieste del tipo di quelle sopra citate vengono ancora contrapposte esaltazioni della crescita come parola magica. La sicurezza lavorativa continua a non essere assicurata. Persiste l’alternanza scuola-lavoro, di cui il mondo della scuola dovrebbe fermamente esigere l’immediata abolizione, scrollandosi di dosso ogni tendenza ad assuefarsi. Pare che la sciagurata introduzione dell’alternanza scuola-lavoro non abbia insegnato nulla a chi ha la responsabilità politica di tutelare il diritto allo studio.
L’emarginazione del corpo docente
Da tempo i decisori politici non si curano della progressiva emarginazione del corpo docente, fino a dare addirittura l’impressione di fomentarla. Sembra che gli organi collegiali siano visti in ambito ministeriale come un impaccio. Deludente è la posizione dei sindacati di fronte a queste innovazioni tanto pretenziose quanto regressive. I sindacati, nel rivendicare la competenza del corpo docente nella scelta di tutor e orientatori, avallano di fatto l’invasione delle nuove figure escogitate con l’ausilio di un discutibile pedagogista nelle vesti di consigliere ministeriale. Dal canto loro i presidi esultano perché convinti che toccherà a loro e non ai collegi dei docenti operare le scelte in materia, stando a quanto dichiarato dal Presidente della loro Associazione Nazionale.
Verso la privatizzazione della scuola statale
Frattanto agenzie e fiere di ogni tipo sbandierano mirabolanti iniziative di formazione per il personale della scuola all’insegna di chissà quali novità. Sorgono a livello nazionale associazioni che godono di accredito ministeriale per l’aggiornamento del personale scolastico. Ci sono enti che si rivolgono a tutti gli operatori scolastici e rilasciano attestati per partecipanti a iniziative asfittiche concentrate in due o tre giorni. È come se i docenti fossero del tutto ignoranti e incapaci di formarsi da soli. Al contrario, i docenti in stragrande maggioranza sono ben consapevoli di dovere e sapere orientarsi nello sterminato spazio informativo in modo autonomo, atteso che il loro ambito professionale è per l’appunto quello della conoscenza. Potrebbero essere loro a impartire insegnamenti a quanti pretendono di trattarli come eterni allievi finendo col non riconoscere la dignità e il prestigio della loro funzione. Dignità e prestigio il cui riconoscimento competerebbe allo Stato.
Link documentali:
Un ringraziamento a Silvio Landrone per aver consentito di mettere in epigrafe il motto di cui è autore.
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