L’Outdoor Education in Lapponia svedese: esperienza di job shadowing a Pitea
ARTICOLO SCRITTO DA: CRISTINA GALLOSTI, AUTRICE SCUOLA OLTRE
In Italia, la ricerca pedagogica e didattica si sta continuamente aggiornando sul tema dell’Outdoor Education e si stanno sperimentando esperienze di educazione all’aperto, sollecitate anche dalle ricerche realizzate a livello internazionale.
I bambini di oggi vivono e condividono un ambiente complesso, nel quale tempo, spazio e opportunità sono limitati. Il rapporto tra uomini e natura e tra bambini e natura, che vivono nelle città che possono offrire spazi verdi, parchi o campagna, è circoscritto e limitato, vissuto nel tempo libero e percepito come un’esperienza di vacanza, rimane, in sostanza, un’esperienza lontana dalla consuetudine.
“La natura oggi attrae quando è in formato da cartolina, addomesticata, “in prestito” mentre incute paura, in forme più o meno intense, quando si traduce in un rapporto costante e diretto. Alla base di queste differenti paure ci sono molte ragioni” (Louv, 2005)
Alcuni ricercatori nel mondo hanno condotto negli ultimi anni studi con lo scopo di documentare l’allontanamento dei bambini dalla natura e l’impatto che ciò ha provocato. Hanno evidenziato una diminuzione delle attività svolte all’aperto insieme alle famiglie, parallela all’aumento delle ore trascorse davanti a computer e televisione.
I casi di obesità sono in aumento e coinvolgono adulti e bambini, la causa è da ricercare nella vita sedentaria.
Il presidente dell’International Association for the Child’s Right to Play e direttore della Natural Learning Initiative, ha evidenziato le cause di questo fenomeno nella presenza di spazi esterni mal progettati, nella rapida crescita degli impianti di climatizzazione domestica, nei genitori così apprensivi da limitare ai figli l’esplorazione dello spazio esterno, nelle disposizioni ministeriali e governative che non consentono ai giovani di studiare all’aperto e nell’eccessiva organizzazione familiare di famiglie numerose.
“Stiamo parlando dei cosiddetti genitori elicottero, pronti ad accorrere in soccorso ai figli, a sorvolare sopra le loro teste per controllare qualsiasi cosa facciano, e infine ad atterrare e prestare aiuto per ogni minimo problema. Alcuni li definiscono anche genitori spazzaneve, che liberano la strada da ogni ostacolo, o ancora genitori curling, che strofinando il fondo davanti ai piedi dei figli affinché scivolino senza alcuno sforzo lungo il cammino della vita.” (L. Greiner, C. Padtberg)
Il modello pedagogico svedese, in particolare, offre opportunità ludiche, educative e didattiche, ricche di fascinazione, lasciando ai bambini la libertà di utilizzare il loro corpo e i loro sensi per sperimentare e apprendere il mondo reale, e acquisire esperienze personali e concrete, integrando simultaneamente attività didattiche, comunicative, esperienziali e di interazione sociale che stimolano la spontaneità, il gioco, la curiosità e la fantasia. Le attività all’aperto e al chiuso sono strettamente collegate tra loro.
Gli spazi esterni delle Scuole dell’Infanzia in Lapponia Svedese
All’ingresso delle scuole ci sono ampi spazi per contenere tutto l’abbigliamento invernale necessario per stare all’aperto, dove sono presenti grandi essiccatoi per i capi di abbigliamento bagnati. Sono spazi strutturati per sostenere l’autonomia dei bambini e supportati dal linguaggio visivo e dei segni. Gli adulti attendono con pazienza che i bambini imparino, giorno dopo giorno, a vestirsi e svestirsi da soli.
All’esterno della scuola che abbiamo visitato, la “Angens Forskola” è presente un laboratorio-falegnameria all’interno di un capanno in legno, per i genitori che costruiscono giochi per esterni, e all’interno della scuola è presente una falegnameria per bambini, dove si avvicinano autonomamente al legno utilizzando strumentazioni a volte taglienti, come seghe manuali, trapani, martelli e lunghi chiodi, senza la vigilanza dell’adulto.
Lo spazio esterno è molto strutturato con contesti materiali naturali di legno, creati dai genitori. È vissuto come lo spazio interno, con contesti di gioco ed esperienza simili a quelli interni. Sono presenti spazi dove fare l’orto, suonare strumenti musicali, partecipare ad atelier e linguaggi pittorici, fare letture o giocare con percorsi motori e giochi simbolici. In ogni scuola è presente un grande contenitore di cemento dove è possibile accendere il fuoco e cuocere solitamente la merenda del pomeriggio.
I giochi all’aperto e lo spazio esterno sono vissuti in maniera libera, con molte casette di legno che rappresentano supermercati, biblioteche, case, cucine. Ci sono alcuni materiali come giochi della cucina, frutta, verdura, scatole, ma il materiale non è sempre così presente. Sopra le casette sono stampate immagini che rappresentano gusti di gelati o prodotti che si possono trovare nel supermercato. Altri giochi presenti sono sempre realizzati in legno dai genitori, come il treno. Un’asse di legno su una discesa si è trasformata in scivolo grazie al ghiaccio che è sempre presente. In qualsiasi momento dell’anno e in ogni condizione atmosferica, i bambini escono ed esplorano contesti ricchi di materiali, e gli strumenti tecnologici sono sempre in dialogo.
“Indoor e Outdoor” , ambienti in dialogo.
Una mattina siamo stati accolti in una piccola stanza nella quale i bambini hanno svolto un’assemblea seduti (Circle time), molto simile alle nostre modalità di fare assemblea.
Le insegnanti hanno mostrato delle foglie plastificate, piccoli rametti, foglie di varie dimensioni e specie. Attraverso l’uso di queste foglie, le maestre hanno invitato i bambini, seguendo una musica e con l’aiuto di un proiettore che sul muro riproduceva immagini del bosco, a interpretare utilizzando il corpo in movimento, la foglia che avevano in mano. La pedagogista della scuola ha mostrato alle insegnanti e ai bambini le grafiche realizzate dai bambini delle nostre scuole da regalare ai bambini svedesi, creando così una sorta di corrispondenza.
Questa proposta è stata accolta con molto piacere, i bambini della Scuola dell’Infanzia “I Tigli” di Cavriago hanno posto domande sulle uscite all’aperto durante le giornate di freddo e invernali: “Come fate a stare fuori quando c’è freddo?”, “Con quali giochi giocate?”, “Un giorno possiamo venire a trovarvi anche noi?”.
Successivamente, utilizzando sempre la musica, abbiamo svolto una sorta di risveglio corporeo utilizzando il corpo in movimento come se fossimo alberi. È stata una vera e propria danza, fatta insieme in gruppo, in cerchio. Una sorta di risveglio muscolare attivo e molto coinvolgente nella quale è stata richiesta la nostra partecipazione attiva, facendoci divertire insieme a loro.
Ho notato, in una sezione, che alcuni bambini hanno trattato l’argomento delle emozioni attraverso il libro “Il colore delle emozioni” in lingua svedese. È lo stesso libro che abbiamo utilizzato a settembre nella mia sezione e con l’insegnante di quella sezione abbiamo condiviso impressioni ed esperienze scambiandoci le nostre e-mail per poterci confrontare reciprocamente sulle attività che proponiamo ai bambini.
La pedagogista ci ha accompagnati al piano di sopra per visitare gli uffici delle insegnanti e la zona relax, composta da due stanze. Una è utilizzata per condividere insieme alcuni momenti della giornata e stare sul divano a fare due chiacchiere, l’altra stanza invece è destinata al riposo, per chi preferisce rilassarsi, leggere un libro e rimanere in silenzio.
Nel pomeriggio abbiamo visitato un’altra scuola, che si trova in un container molto piccolo e che sta aspettando di essere ristrutturata. Questa scuola è stata nel container per cinque anni. Al suo interno c’è una sezione di Scuola dell’Infanzia con circa venti bambini. La scuola è circondata da una foresta e i bambini hanno l’opportunità di giocare all’aperto e fare passeggiate nel bosco durante le giornate.
Abbiamo trascorso il pomeriggio interagendo con i bambini, giocando con loro a giochi da tavolo come il gioco del memory, facendo merenda insieme e mostrando alle insegnanti le nostre pubblicazioni e spiegando loro il nostro metodo educativo basato sull’apprendimento all’aperto. Nonostante lo spazio limitato del container, i bambini hanno accesso a tablet con cuffie per ascoltare audio storie in autonomia e scegliere le favole.
Successivamente, una mamma di un’altra scuola ci ha aperto la sua casa e ci ha fatto conoscere le renne che alleva. Abbiamo avuto l’opportunità di accarezzare e dar loro del muschio, un’esperienza emozionante e indimenticabile.
Durante la nostra ultima visita al Nido “Roknas”, la mattina è iniziata con una temperatura di -15°C, percepita come -23°C a causa del vento pungente. La pedagogista che ci accompagnava ci ha consigliato di vestirci adeguatamente poiché avremmo trascorso la mattinata all’aperto fin dalle prime ore del mattino. Insieme a un gruppo di bambini e alcune educatrici, abbiamo partecipato a un’assemblea all’aperto in cerchio, nonostante i -15°C, al ritmo della musica proveniente da una cassa Bluetooth. Abbiamo ballato alle 9.00 del mattino cercando di scaldarci dalle rigide temperature.
Considerazioni finali.
Dal punto di vista estetico, le scuole svedesi sono meno attente a disporre il materiale in modo armonico e con attenzione ai dettagli rispetto alle nostre scuole. Nonostante ciò, risultano esteticamente pulite, anche se non curate nei minimi dettagli. L’attenzione delle insegnanti si rivolge maggiormente alle autonomie acquisite e da far acquisire ai bambini, il loro focus riguarda proprio questo.
Mi ha colpito un’educatrice seduta al tavolo con un bambino di circa due anni, che stava svolgendo un’attività di pura osservazione mentre il bambino sperimentava autonomamente l’utilizzo di un martello e di chiodini da piantare su un pannello di compensato. Dalle immagini che ho scattato si può vedere un’unghia nera, sul momento non me ne ero resa conto, e non ho chiesto all’insegnante il motivo. La mia attenzione è stata catturata dall’attività di questo bambino e dalla libertà d’azione che un bambino di due anni può avere in queste scuole.
Nelle nostre scuole tutto questo non sarebbe possibile. In Italia la cultura non è la stessa. Sono consapevole di ciò, ma ritengo anche opportuno lavorare sull’educazione delle famiglie per spiegare loro l’importanza del rischio pedagogico che i loro figli hanno il diritto di sperimentare. I bambini di oggi sono sempre più privati di questo tipo di attività di libertà di movimento e di azione, anche quando sono all’aperto, non sono più liberi di sporcarsi né di rischiare di farsi male. Credo che questi siano argomenti su cui è opportuno e indispensabile riflettere insieme tra educatori, insegnanti, genitori e gestori dei servizi.
Senza una riflessione condivisa su questi temi, lavorare nelle nostre scuole all’aperto è sempre più complesso. È necessario che le famiglie comprendano l’importanza e il significato di questo tipo di attività ed esperienze per i loro figli. Per agevolare la circolarità tra attività al chiuso e all’aperto, nelle nostre scuole potrebbe essere richiesto alle famiglie di fornire abbigliamento tecnico all’inizio dell’anno scolastico. Ciò permetterebbe di agevolare le uscite in ogni condizione atmosferica, dichiarando fin dall’inizio la volontà di integrare l’educazione all’aperto nella didattica quotidiana a pieno titolo, insieme alle altre metodologie già in uso.
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