L’aiuto dei social nell’educazione: fake o verità?
ARTICOLO SCRITTO DA: SILVIA FERRARI, AUTRICE SCUOLA OLTRE
Una delle frasi su cui ho posto l’attenzione, è stata quella di un genitore che al colloquio finale di classe quinta della Scuola Primaria, in risposta a una considerazione di miglioramento nei rapporti sociali del figlio, ha affermato: “il vero cambiamento è stato il telefono cellulare, da quando ho concesso lo smartphone, mio figlio è maturato tantissimo”. Al momento mi sono appuntata questa osservazione e ho continuato il colloquio. Poi ho avuto modo di riflettere su quell’affermazione così apparentemente fuori dal sistema educativo, ma attuale e dal profondo significato etico, antropologico e sociologico.
La società liquida di cui parla Bauman coinvolge bambini e ragazzi, che spengono e riaccendono momenti sociali con estrema semplicità. Ogni volta che provano a ricucire i legami però, essi sono più deboli rispetto all’originale e i rapporti appaiono complicati, difficili da gestire e instabili.
I bambini si affacciano al mondo dei social noncuranti delle conseguenze, immaturi e incerti, poco consapevoli, ma nessuno vuole restare un passo indietro.
I genitori assecondano le loro richieste di avere lo smartphone, di avere un profilo social e spesso si compiacciono di come i figli siano moderni. In classe però, queste interconnessioni non lasciano spazio al rapporto vero, sociale, umano, fatto di emozioni e sentimenti reali, espressi a fatti e parole, ben lontani da emoticon e pollici in su.
In famiglia, i genitori sono il primo esempio di comportamento e spiegare come funzionano i social, soprattutto a bambini di dieci anni porterebbe beneficio sia agli adulti che ai bambini. Troppo spesso anche da genitori si cade nella trappola del tablet per tener buoni i piccoli ed è pur vero che gli strumenti tecnologici offrono immense possibilità fruibili a ogni età.
A scuola spesso ci si scandalizza per queste scelte così premature, ma la tecnologia e l’uso dei social sono entrati a far parte della vita di alunni e insegnanti in modo consistente. All’inizio della pandemia, nel febbraio 2020, nessuno di noi aveva mai usato app per la didattica in modo costante e funzionale. Nelle classi, molti insegnanti neppure accendevano un computer.
A poco a poco però, il mondo della scuola è stato investito da nuove modalità di fruizione della didattica, di conseguenza anche le famiglie hanno organizzato e incrementato l’utilizzo degli strumenti. Da qui, la necessità di condividere esperienze e attività anche al di fuori dell’orario scolastico e il via ai profili social, anche tra bambini.
Ma come può questo modo di comportarsi ed esprimersi generare un cambiamento così positivo in un bambino di dieci anni?
Come diceva Aristotele (380 a. C. circa – 322 a. C.) “In medio stat virtus” (frase resa latina dal greco antico) ovvero la virtù sta nel mezzo. Allora genitori e insegnanti sono chiamati a mediare i “comportamenti social” dei bambini per evitare che essi si trasformino in sterile tecnologia condivisa.
Se da un lato è smisurato l’uso dei social da parte di bambini ancora immaturi, dall’altro è un modo per responsabilizzarli, proponendo regole precise e un codice di comportamento online, per evitare episodi sgradevoli. Loro nascono e crescono nella nostra società, liquida, instabile, dove è difficile trovare un equilibrio e per questo serve la mediazione educativa degli adulti.
Il periodo di pandemia da poco trascorso, ha visto il digitale protagonista di molti processi, dalle attività lavorative alla didattica. Il ruolo educativo e di affiancamento nella crescita dei bambini, rimane sempre una prerogativa dei genitori, aiutati da insegnanti e altri attori dell’azione educativa e formativa.
A scuola molti programmi e app sono funzionali alla didattica, ma questo non deve essere l’unico modo di insegnare e imparare. In ambiti ricreativi il digitale è utile per organizzarsi, visionare film e molto altro, ma il calore umano e lo scambio di energie e sentimenti non si scarica in un app store.
Il processo di apprendimento e insegnamento, è caratterizzato principalmente da rapporti umani, che nessun social potrà sostituire. Quindi forti e permeati dal calore umano, sarà possibile usare i social e la tecnologia in modo consapevole e moderato.
Un’altra attenzione è il limite di tempo di utilizzo di un device, fondamentale per i più piccoli, perché possano avere il tempo di leggere, giocare all’aria aperta, raccontare esperienze e divertirsi.
Senza nascondere quindi la solarità e sobrietà degli interventi educativi, i bambini fin da subito vanno educati all’utilizzo dei social, per garantire che anche l’apprendimento informale sia una risorsa e non una dipendenza.
Da grandi, potranno autoregolarsi pensando ai social come a veicoli di informazione, formazione e scambio di esperienze, magari vissute prima personalmente e poi… social-mente.
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