Presidi italiani, stipendi da record in Europa: il divario con i docenti si fa sempre più ampio

La scuola italiana è alle prese con una grave carenza di personale docente e ATA, che mette in pericolo il corretto avvio dell’anno scolastico. I dati forniti dai sindacati sono allarmanti: in Italia mancano oltre 50 mila cattedre, di cui la maggior parte nelle regioni del Nord. Le cattedre vacanti riguardano tutti gli ordini e gradi di scuola, ma soprattutto le classi di concorso scientifiche, il sostegno e la scuola primaria.

Il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha annunciato un piano straordinario di assunzioni, che prevede 11.500 posti a tempo indeterminato per i vincitori dei concorsi. Tuttavia, questo numero è insufficiente a coprire il fabbisogno nazionale e regionale. Inoltre, molti vincitori dei concorsi non possono accettare il posto assegnato per problemi familiari o trasferimenti troppo distanti. La scadenza per comunicare l’accettazione è fissata per il 17 agosto, ma già si registrano rinunce e disdette.

Dopo quella data, le cattedre rimaste scoperte saranno coperte da supplenze annuali, ma ciò non basta a garantire la stabilità e la qualità dell’offerta formativa. L’ufficio scolastico regionale potrebbe valutare ulteriori scorrimenti, ma alla fine si arriverà alle graduatorie di istituto e solo successivamente alle Mad (messa a disposizione). Il rischio è che le graduatorie si esauriscano per far fronte alle richieste di quest’anno.

In questo scenario critico, emerge con forza il contrasto tra i livelli retributivi dei dirigenti scolastici e quelli dei docenti. Secondo il rapporto Ocse – Education at a glance 2020 , i presidi italiani sono tra i più pagati al mondo, con una retribuzione annua pari a quasi 102mila dollari, corrispondenti a circa 90mila euro l’anno. Tradotto in euro, e al netto delle tasse, la cifra si trasforma in uno stipendio di almeno 3.500/4.000 euro al mese.

Questo stipendio è molto superiore a quello dei presidi di altri paesi europei, come la Francia (circa 70mila dollari), la Spagna (circa 60mila dollari) o la Finlandia (circa 81mila dollari). Ma soprattutto, è quasi il doppio di quello dei docenti italiani: secondo la ricerca, un professore di scuola media nel 2021 percepiva in media 42.800 dollari l’anno, cioè attorno ai 1.700-1.800 euro al mese.

Il divario tra i salari dei presidi e dei docenti in Italia è quindi tra i più alti in Europa: secondo il rapporto Eurydice , un preside guadagna 2,38 volte in più rispetto a un collega docente. In altri paesi, come il Portogallo o i Paesi Bassi, la differenza è molto minore: rispettivamente 1,16 e 1,46 volte in più.

Questa situazione evidenzia una forte disparità tra le due categorie professionali e solleva interrogativi sulla valorizzazione del ruolo docente e sul sistema di reclutamento dei dirigenti scolastici. I sindacati chiedono da tempo un rinnovo del contratto e un aumento degli stipendi dei docenti, che sono fermi da cinque anni e tra i più bassi d’Europa. Il presidente dell’associazione dei presidi di Milano e Monza, Mauro Zeni , ha commentato così questi dati: “Con stipendi dei docenti così bassi, e il conseguente scarso riconoscimento sociale di cui ormai gode la categoria, è inevitabile che la professione insegnante, un tempo ambita e rispettata, sia sempre meno attrattiva. Una condizione resa ancora più intollerabile dalle retribuzioni dei dirigenti scolastici che, rispetto a quelle di un lavoratore full time laureato, sono più alte del 73 per cento”.

La scuola italiana è quindi in crisi e richiede interventi urgenti e strutturali per garantire il diritto allo studio e la qualità dell’istruzione.

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