L’andragogia rivoluzionaria di Alessandro Manzoni
Il significato profondo di una commemorazione a centocinquanta anni dalla morte. Le somme autorità civile ed ecclesiastica a confronto con la pedagogia del Manzoni.
Quanti onomastici festeggiava Alessandro Francesco Tommaso Antonio Manzoni? Per noi soltanto Alessandro. Lo ricordiamo a centocinquanta anni dalla sua scomparsa terrena avvenuta nel 1873. L’insigne scrittore era giunto all’età di 88 anni. Essendo ancora fra noi con la sua opera, che continua a fornirci insegnamenti, conta ormai 238 anni, anche se non li dimostra. Fra i più recenti testimoni di questa presenza annoveriamo Roberto Bizzocchi, docente presso l’Università di Pisa, autore di Romanzo popolare. Come I Promessi Sposi hanno fatto l’Italia, Laterza, 2022. Scrive in proposito il cattedratico:
“Tutti abbiamo in mente almeno un personaggio, un episodio, una battuta dei Promessi Sposi: il romanzo è nella coscienza degli italiani.”
Il critico non esita a riconoscere fra le componenti dell’opera manzoniana “un programma pedagogico per la nazione e tutto il suo popolo”.
“Tratto i Promessi Sposi e le altre principali opere di Manzoni in costante riferimento a quelle dei suoi contemporanei italiani ed europei ed è su questa base che sostengo la positività e l’attualità del messaggio ideologico manzoniano, in quelle che mi paiono le sue componenti essenziali, oltre all’ispirazione cristiana: identità pubblica nazionale in chiave europea e non nazionalista; morale privata basata sulla libertà di scelta e sulla responsabilità individuale, e ciò sia per gli uomini che per le donne; illuminato senso della misura nella valutazione delle cose del mondo, ma con