La lingua violentata dal “politicamente corretto”

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Si sa che tutte le lingue parlate nel mondo sono soggette ad evoluzione, per cui i vari termini ed espressioni possono cambiare significato e assumere con l’uso accezioni diverse nel corso dei secoli: si pensi, tanto per fare un solo esempio, al termine “bravo”, che nel romanzo manzoniano equivale a “manigoldo, delinquente” e che invece oggi ha un’indubbia valenza positiva. Le trasformazioni semantiche sono quindi un aspetto dello sviluppo naturale della lingua; in certi casi, però, queste variazioni sono ricercate e applicate volontariamente da certi individui o gruppi sociali per ottenere un effetto loro vantaggioso e denigratorio nei confronti di altri individui o entità sociali loro opposti.

Ecco quindi nascere il cosiddetto “politicamente corretto”, che dall’America sua terra di origine si è poi diffuso anche da noi. Questo deliberato inquinamento della lingua, col pretesto di salvare la dignità dei “diversi” o comunque di gruppi sociali minoritari, ha finito per stravolgere il senso delle parole e persino per mettere in cattiva luce, con conseguenze anche penali in alcuni casi, chiunque non sia disposto ad accettare queste nuove regole imposte dall’alto. Perciò il cieco si chiama ora “non vedente”, il sordo “non udente”, l’handicappato con malcelata ipocrisia viene detto “diversamente abile”, e via dicendo. Con queste premesse si apre la via alla formazione di un pensiero unico che finisce per mettere all’angolo, con scherno e pubblico disprezzo, chiunque si azzardi a dissentire. Guai oggi a designare con la parola “negro” una persona di colore, benché non si riesca a vedere dove stia la carica offensiva di questo termine, che è stato invalso per secoli senza alcuna remora nella letteratura, nella filmografia, nella vita comune e perfino nelle canzoni. All’improvviso il termine è diventato infamante perché lo si è voluto rendere tale, allo scopo di imporre un nuovo codice linguistico che fosse funzionale agli interessi di certe “lobbies” o schieramente politici.

Le parole sono pietre, si sa; perciò il loro uso, il significato specifico che viene loro attribuito, può influenzare l’opinione pubblica e spingerla ad accettare determinate convinzioni ed a respingerne altre. In Italia la sinistra, che ancora domina in tutti i centri di produzione della cultura e dell’informazione (università, scuola, televisione, giornali, teatro, cinema ecc.), ha messo in atto specifiche deformazioni linguistiche allo scopo di mettere a tacere gli avversari politici con la denigrazione, lo scherno, l’insulto rivolto a tutti coloro che non accettano il “mainstream” da loro imposto all’opinione pubblica. Analizziamo alcuni termini denigratori ai quali il pensiero cattocomunista ha cambiato volutamente l’accezione comune per adattarla ai propri fini politici.

  1. Fascista. Dal significato storico di “aderente a un movimento politico al potere in Italia dal 1922 al 1945” il termine è tenuto artificiosamente in vita per designare tutti coloro che sostengono i partiti di centro-destra, o addirittura coloro che non s’identificano nel pensiero di sinistra.
  2. Razzista. Con questo termine, che indicava chi riteneva la propria “razza” superiore ontologicamente alle altre (vedi il nazismo hitleriano), oggi si intende infamare tutti coloro che si preoccupano di questa crescente invasione di stranieri clandestini, che il buonismo della sinistra vorrebbe accogliere in massa per poi lasciare queste persone nelle strade alla mercé dell’accattonaggio e della criminalità.
  3. Omofobo. Per il pensiero di sinistra indica colui che semplicemente difende la famiglia tradizionale formata da un uomo e una donna, e magari non condivide le adozioni gay e il cosiddetto “utero in affitto”.
  4. Negazionista. Un tempo usato per chi negava la Shoah degli ebrei operata dai nazisti, il termine oggi indica colui che vorrebbe ragionare con la propria testa e non si fida ciecamente della versione ufficiale dei fatti propagandata dalla televisione e dai giornali. Durante l’epidemia di covid l’etichetta infamante era appiccicata a tutti coloro che, pur ammettendo l’esistenza reale della malattia, non erano d’accordo con lo sciagurato lockdown cinese imposto dal narciso Conte e dal boscevico Speranza, oppure coloro che rifiutavano il vaccino. Oggi viene applicato a chi non accetta la versione ufficiale, sostenuta da tutte le tv e dai principali giornali, con cui viene presentata la guerra in Ucraina.
  5. Sovranista. Parola un tempo nobilitante ed equivalente a “patriota”, oggi è diventata invece un insulto, e indica con disprezzo tutti coloro che vorrebbero una maggiore indipendenza e facoltà decisionale del nostro Paese, asservito invece a questa falsa Europa dei burocrati ed all’imperialismo americano. Se Garibaldi, Cavour, Mazzini e Vittorio Emanuele II, che tanto fecero per l’unità d’Italia, avessero previsto quel che avviene oggi, si sarebbero dati all’agricoltura.

Questo stato di cose, che opera scientemente un inquinamento linguistico per imporre un pensiero unico e mettere a tacere ogni opposizione, fa sì che nel nostro povero Paese non si possa più parlare di democrazia e di pluralismo, che di fatto non esistono perché se dissenti dall’opinione prevalente vieni quanto meno sbeffeggiato e ghettizzato. La sinistra al potere (nonostante il governo di centro-destra, più di centro che di destra in verità, che abbiamo) ha di fatto instaurato una dittatura culturale che ha cambiato profondamente la struttura mentale delle persone, annullando i valori precedenti ed imponendo anche con la forza i falsi valori attuali. Di questo asservimento dell’opinione pubblica la lingua è stata uno strumento importante, la televisione il mezzo principale di diffusione del pensiero unico. Già Pasolini, oltre cinquant’anni fa, era consapevole della potenza del mezzo televisivo, che a suo parere aveva cambiato la mentalità delle persone assai più della dittatura fascista. Ed anch’io penso che se Mussolini, Hitler, Stalin o qualsiasi altro dittatore esistesse oggi non ricorrerebbe più al manganello, ai campi di concentramento o ai gulag: per addormentare il dissenso gli sarebbe sufficiente il controllo della televisione e di alcuni giornali e siti web di maggior successo.

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