COME SUPERARE LO STRESS DA PRESTAZIONE CON LA FILOSOFIA DELLO YOGA

ARTICOLO SCRITTO DA: ANNA ABBATE, AUTRICE E FORMATRICE SCUOLA OLTRE

Alzi la mano chi non è mai incappato in una situazione che abbia generato ansia!

L’ansia, o quello che comunemente indichiamo anche con il termine “stress”, non è altro che una risposta fisiologica ad uno stimolo che proviene dall’esterno. Il nostro organismo reagisce e mette in atto le sue “difese”.

Tutti noi, prima o poi, ci siamo imbattuti e confrontati con l’ansia e lo stress. Importante è saper rilevare e cogliere quando questa travalichi la giusta misura e possa connotarsi come un vero e proprio disturbo che va a interferire con il sonno, con la digestione, con emicranie frequenti e molto altro ancora.

Viviamo un’epoca altamente “stressante” che impone ritmi di vita frenetici spesso assolutamente innaturali. Siamo immersi in una quotidianità definita da scadenze, orari, appuntamenti ove sovente anche il relax deve essere pianificato.

Vediamo fin da piccoli bambini con agende fitte d’impegni sportivi, scolastici, musicali che stentano a trovare un momento “libero” per giocare o anche semplicemente annoiarsi. Perché di questi tempi la noia fa paura: guai avere tempi morti dove potersi trovare a divagare con la mente, con i pensieri, con la fantasia in maniera libera e scevra da qualsiasi costrizione.

In questo scenario così rigido, spesso l’ansia e lo stress trovano terreno fertile per accrescersi prendendo il sopravvento nelle nostre vite.

Ci si trova in preda a pensieri negativi, a scatti d’ira e rabbia spesso immotivati, non ci si sente all’altezza delle situazioni da affrontare, si teme fortemente il fallimento. Viene poco a poco a mancare l’autostima e la fiducia in sé stessi e nelle potenzialità che ciascuno di noi ha.

Questi tre anni pandemici non hanno che accentuato queste situazioni, facendo proliferare anche tra i più giovani stati emotivi di chiusura e isolamento provocati dallo stress nato da mesi di paura, reclusione e isolamento.

Chi può essere colto da ansia da prestazione?

Mi sento, viste le premesse fatte, di poter pacificamente ammettere che nessuno ne è esente. Tutti potrebbero farsi assoggettare da uno stato d’ansia/ stress da prestazione nei più disparati ambiti della propria vita: gli adulti nell’ambito professionale, sessuale o relazionale, i giovani nell’ambito scolastico, sportivo o relazionale. Quando questo stato ansiogeno si manifesta in maniera preponderante, inevitabilmente compromette il rendimento e gli obiettivi da raggiungere.

Il giudizio altrui diventa l’elemento indiscutibile al quale rivolgersi. A tal proposito non aiutano di certo i social che alimentano il bisogno spasmodico di ricevere “like” e amplificano il concetto di “perfezione”. Siamo assuefatti dalla necessità di rincorrere l’apprezzamento degli altri a tutti i costi per sentirci riconosciuti, apprezzati e accettati.

Ma gli studenti italiani soffrono di ansia da prestazione e stress?

Sarebbe così bello poter scrivere, in qualità di docente, che gli studenti italiani sono  ampiamente felici e appagati, ma purtroppo lo scenario al quale assistiamo da parecchi anni è ben diverso.

L’ultimo rapporto sul benessere dei quindicenni pubblicato dall’Osce, a seguito del questionario Pisa 2015 (valutazione internazionale degli studenti), evidenzia come i nostri giovani siano tra gli studenti più ansiosi in ambito scolastico. Il 70% degli studenti anche se preparato per un’interrogazione o un compito si allarma e vive uno stato di ansia e preoccupazione elevato.

Il periodo pandemico ha fatto il resto, gettando questi giovani in un ulteriore sconforto. A rincarare la dose del loro malessere, oltre ovviamente all’isolamento forzato, anche la didattica a distanza.

All’inizio del 2021 David Lazzari, presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine degli psicologi, nel corso di un suo intervento all’audizione in Commissione Igiene e Sanità del Senato, incentrata sul tema dell’impatto della didattica digitale integrata, metteva in guardia sugli effetti negativi in ambito di apprendimento e benessere psicofisico degli alunni.

Il suo intervento in sintesi delineava come la didattica a distanza:

  • provocasse stress e disturbi del sonno;
  • nelle femmine, fosse causa di maggiormente ansia e depressione, mentre nei maschi di rabbia e aggressività;
  • ha aumentato la fruizione di tecnologie anche in bambini troppo piccoli (4 anni) facendo crescere esponenzialmente la media di ore trascorsa al giorno connessi a dei dispositivi.

Per quanto concerne i bambini della fascia Scuola dell’Infanzia e Primaria, è stato evidenziato come l’utilizzo di dad possa arrecare danni anche nel processo di apprendimento vero e proprio, poiché manchevole della componente emozionale e fisica. Non basta l’apprendimento nozionistico, è fondamentale la cornice entro la quale l’apprendimento avviene. La relazione e lo scambio in presenza favorisce e stimola emozioni che sono necessarie per apprendere felicemente e in maniera efficace.

Negli alunni più grandi, se non vi è stato uno scarto eccessivo in merito al rendimento, si è notato però come lo studio sia diventato molto più passivo, privo di entusiasmo e di personalizzazione.

Un dato su tutti, che riassume e fotografa la situazione attuale dei giovani studenti italiani, è l’aumento del 24% di problemi psicologici negli ultimi 3 anni.

Dovremmo partire proprio da questo preoccupante dato per approntare il nostro lavoro, preparandoci non solo sulle nostre lezioni frontali di materia ma anche sul come interagire empaticamente con i nostri alunni. 

Ci sono rimedi e metodi che possono venire in aiuto per superare lo stress?

Non mi stancherò mai di parlare dell’efficacia e delle potenzialità che ha la millenaria disciplina dello yoga per distendere le ansie tipiche della nostra cultura occidentale.

Lo yoga, o per la precisione gli innumerevoli tipi di yoga derivanti da interpretazioni e scuole di pensiero diverse, si configura come una disciplina che coinvolge allo stesso tempo il corpo e la mente.

Siamo abituati a tenere distinte le sensazioni fisiche da quelle mentali. Lo yoga invece ci insegna a prenderci cura di noi, a porci in ascolto delle nostre emozioni e sensazioni interiori ponendole in relazione ai disturbi e malesseri fisici che si manifestano. Già con poche sedute la tensione comincia ad allentarsi, certi nodi cominciano a sciogliersi, l’energia comincia a fluire nuovamente in maniera armonica e naturale.

 

Se ci soffermiamo un attimo a pensare, ci rendiamo conto che uno dei primi sintomi che una persona stressata manifesta spesso è il respiro affannoso.

Il respiro è determinante per il nostro benessere psicofisico e dovrebbe essere insegnata fin da bambini la capacità di gestire le emozioni attraverso di esso per essere presenti e consapevoli nel qui ed ora. Quando ci troviamo in uno stato di serenità il nostro respiro è lento, costante, pacato, in una parola “armonioso” con il tutto.

Secondo le discipline yogiche il metodo del pranayama, metodo che conduce ad un controllo ritmico del proprio respiro, è una forza di estrema potenza a disposizione dell’uomo.

Esercitare il proprio respiro attraverso le tecniche di pranayama aiuta  a consolidare e rafforzare il nostro sistema nervoso e di conseguenza aiuta a controllare stress ed eventuali attacchi d’ansia da prestazione. Imparare a porre attenzione al nostro respiro implica rivolgere un concreto interesse al nostro sentire, al nostro “star bene”.

 

Vi sono innumerevoli tecniche di pranayama da poter esercitare per dare quiete alla nostra mente, attraversata sempre da mille pensieri che non le danno tregua.

Per cominciare con una pratica davvero semplice e accessibile a tutti cito la Sama Vritti Pranayama.

È indispensabile trovare un luogo della casa, uno spazio accogliente che ci permetta di dedicare del tempo a noi. Trovata la posizione più comoda e congeniale si cominciano a fare inalazioni ed esalazioni della medesima lunghezza. Sarete voi a decidere il ritmo (3s-3s, 4s-4s, 5s-5s…), l’importante che non forziate mai. Imprescindibile è l’ascolto di noi come un tutt’uno corpo e mente.

Respirate con calma, con rilassatezza e consapevolezza. Concentratevi proprio sul vostro respiro e null’altro.  Tutto qua?

Ebbene sì. Nella sua estrema naturale semplicità, questo tipo di respiro permette già di calmare la frequenza cardiaca, di controllare potenziali eventi di panico e di conseguenza lo stress.

Un’altra tecnica potente per portare equilibrio in tutto il corpo quando è fortemente messo sotto pressione è il Pranayama Nadi Shodhana. Si tratta di una respirazione alternata: si espira con una narice, tenendo l’altra chiusa, e s’inspira successivamente con quella precedentemente tappata. Qualche minuto di questa respirazione e il beneficio sarà tangibile in tutto il corpo. È un metodo che innesca una sorta di “pulizia interna”.

 

Mi piace concludere queste riflessioni citando una frase di Thich Nhat Hanh, tratto dal suo libro “La Pace è ogni respiro. Semplici esercizi per le nostre vite stressate” con la quale vi saluto e auguro un “buon respiro”.

 

“Ogni respiro, ogni passo può essere riempito di pace, gioia e serenità.

Basta semplicemente essere svegli, essere vivi nel momento presente.”

 

Thich Nhat Hanh

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