Dalla scuola si pretendono tutte le “educazioni”, scordando le discipline, le scartoffie e perfino le denunce

In conseguenza della catena di stupri che in questi giorni sono stati denunciati da giovani donne e che la stampa sta riportando ogni giorno, da più parti: politica, psicologi, polizia, cultura, sociologi ecc. si invoca un lavoro più intenso di insegnamento nelle scuole. 

E a bona ragione, considerando che l’istituzione scolastica è una sorta di filtro attraverso cui tutti i cittadini sono passati e che una efficace educazione “sentimentale”, per esempio, possa essere utile per frenare fenomeni tanto violenti in modo capillare. 

Tuttavia, se si fa attenzione, si apre pure un coro multiforme di giudizi su cui tutti, da tutti i luoghi e da tutte le latitudini, sembrano abilitati a esprimere valutazioni di merito, nella consapevolezza che la sappiano più lunga degli altri. Ma non solo, per qualsiasi ingranaggio che si inceppa in Italia la prima soluzione universalmente invocata è la scuola che deve “educare” all’alimentazione, stradale,

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