Un puzzle di parole e colori
ARTICOLO SCRITTO DA: SILVIA FERRARI, AUTRICE SCUOLA OLTRE
Il primo giorno di scuola rappresenta per molti bambini e ragazzi un momento di preoccupazione. Il cambiamento porta sempre novità che tanto lasciano nell’incertezza ma tanto affascinano. Creare un ambiente favorevole all’instaurarsi di relazioni collaborative, è spesso un passaggio curato dai docenti che preparano attività e giochi per i più piccoli all’insegna del divertimento e della creatività. Una delle attività più richieste dai miei alunni, fin dai primi giorni di scuola, era di giocare con le parole. Io dicevo: “Oggi vado a fare la spesa e compro…” loro aggiungevano parole alla lista e alla fine del gioco il nostro cesto era colmo di parole–spesa. Partendo da questa attività, i bambini erano liberi di mettere nel cestino qualsiasi cosa all’inizio, dal cagnolino al gelato.
Con il passare del tempo il gioco prendeva varie forme e sfumature: “Oggi vado in una panetteria e compro…” così i bambini avrebbero dovuto pensare a prodotti tipici di quel negozio, per associazione logica. Con le parole si possono strutturare moltissime attività e ricavarne, per esempio, un racconto. Uno dei negozi più ambiti in questo gioco, era quello di fiori.
Ecco che il momento dell’accoglienza allora può trasformarsi in un racconto da vivere insieme, in un gioco di colori e profumi, capaci di stimolare i cinque sensi e le emozioni a qualsiasi età. Il motto di Don Milani “I care” tradotto con l’espressione “mi stai a cuore”, rivela l’aspetto più importante dell’accoglienza: la profonda attenzione a chi ho con me in classe, la felicità di poter conoscere nuovi volti e nuove anime che rendano bella ogni esperienza vissuta insieme. L’accoglienza diventa insolita quando si spendono con piacere energie positive per dire a chi arriva “io ci penso a te”, non tanto “ho preparato qualcosa per te” ma “faccio qualcosa con te”. Parole e racconti sono uno strumento vincente e sempre in trasformazione, sempre diverso. Ogni oggetto genera fatti e crea personaggi in un racconto, che diventa personalizzato, unico e chiaramente inclusivo.
Cambiare la prospettiva dell’accoglienza, rende tutto nuovo e luccicante, una sorta di percorso “glitterato” che a volte potrebbe perdere la luminosità, ma con cura, accoglienza insolita e coinvolgente può tornare a splendere.
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