Docenti, cibo per algoritmi. Lettera
Di redazione
Inviato da Claudia Ignazzi – Giorni fa, mentre leggevo un libro di un noto psichiatra italiano, mi sono soffermata sull’espressione “cibo per algoritmi”, utilizzata da un giornalista bielorusso, il quale aveva previsto che noi esseri umani avremmo corso il rischio rischio di diventare, appunto, cibo per algoritmi.
Sono un’insegnante precaria e come tantissimi altri insegnanti italiani mi ritrovo a non avere nessuna assegnazione per l’anno scolastico appena partito. Non userò questo spazio per lamentarmi, pur avendone tutte le ragioni, ma per riflettere su un sistema di reclutamento supplenti che oserei dire paradossale e, volendo metterla sul sentimentale, avvilente e svilente.
Sappiamo benissimo che da alcuni anni a questa parte il Ministero ha propeso per un sistema algoritmico nell’individuazione delle supplenze, mi correggo dei supplenti, persone in carne ed ossa che coprono le cattedre
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