La storia della scuola più piccola d’Italia, con soli due alunni. La maestra: “Il mondo ha un senso solo se ci si emoziona”

Di redazione

La piccola comunità di Ceresole Reale, incastonata come un gioiello nel Parco del Gran Paradiso, sta diventando simbolo di speranza grazie alla sua scuola, la più piccola d’Italia. La scuola accoglie solo due alunni, i fratelli Emanuele e Raffaele.

Noemi, una giovane maestra di soli 22 anni, è l’unica insegnante. Con un rapporto quasi familiare con i suoi studenti, Noemi affronta le sfide quotidiane con entusiasmo e dedizione. “Sono due bambini come tanti altri. Hanno la loro vivacità, la loro allegria e i loro momenti di difficoltà”, afferma Noemi a La 7. Nonostante il numero ridotto, la dinamica della classe rimane flessibile e interattiva, con una particolare attenzione al lavoro di gruppo e al supporto individuale.

La questione della denatalità non è un fenomeno isolato e incide direttamente sulla vita scolastica. Rispetto al passato,

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Noemi, una giovane maestra di soli 22 anni, è l’unica insegnante. Con un rapporto quasi familiare con i suoi studenti, Noemi affronta le sfide quotidiane con entusiasmo e dedizione. “Sono due bambini come tanti altri. Hanno la loro vivacità, la loro allegria e i loro momenti di difficoltà”, afferma Noemi a La 7. Nonostante il numero ridotto, la dinamica della classe rimane flessibile e interattiva, con una particolare attenzione al lavoro di gruppo e al supporto individuale.
La questione della denatalità non è un fenomeno isolato e incide direttamente sulla vita scolastica. Rispetto al passato, quando le classi contavano decine di studenti, oggi assistiamo a una contrazione drastica. Tuttavia, Noemi vede anche dei vantaggi: “Essere in due è vantaggioso, perché si perde meno tempo e si riesce a lavorare meglio.”
I fratelli  sono legati alla loro terra e sono felici di vivere in montagna. Tuttavia, per l’istruzione secondaria dovranno trasferirsi a Locana, un paese vicino. Questa è una realtà comune per molte comunità montane, dove la denatalità e lo spopolamento pongono sfide significative all’istruzione.
La storia è una lezione per tutti. Ci insegna che l’educazione ha un valore intrinseco, indipendentemente dal numero di studenti in classe. “Il mondo ha un senso solo se ci si emoziona,” afferma Noemi, sottolineando il potere dell’educazione come veicolo di speranza e crescita personale.

Pubblicato in Cronaca

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Noemi, una giovane maestra di soli 22 anni, è l’unica insegnante. Con un rapporto quasi familiare con i suoi studenti, Noemi affronta le sfide quotidiane con entusiasmo e dedizione. “Sono due bambini come tanti altri. Hanno la loro vivacità, la loro allegria e i loro momenti di difficoltà”, afferma Noemi a La 7. Nonostante il numero ridotto, la dinamica della classe rimane flessibile e interattiva, con una particolare attenzione al lavoro di gruppo e al supporto individuale.
La questione della denatalità non è un fenomeno isolato e incide direttamente sulla vita scolastica. Rispetto al passato, quando le classi contavano decine di studenti, oggi assistiamo a una contrazione drastica. Tuttavia, Noemi vede anche dei vantaggi: “Essere in due è vantaggioso, perché si perde meno tempo e si riesce a lavorare meglio.”
I fratelli  sono legati alla loro terra e sono felici di vivere in montagna. Tuttavia, per l’istruzione secondaria dovranno trasferirsi a Locana, un paese vicino. Questa è una realtà comune per molte comunità montane, dove la denatalità e lo spopolamento pongono sfide significative all’istruzione.
La storia è una lezione per tutti. Ci insegna che l’educazione ha un valore intrinseco, indipendentemente dal numero di studenti in classe. “Il mondo ha un senso solo se ci si emoziona,” afferma Noemi, sottolineando il potere dell’educazione come veicolo di speranza e crescita personale.

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