LEGGERE LA MUSICA? UN GIOCO DA BAMBINI

ARTICOLO SCRITTO DA: GABRIELLA PERUGINI, AUTRICE E FORMATRICE SCUOLA OLTRE

Molti ritengono che imparare a decifrare i segni musicali sia tanto difficile quanto imparare a leggere e scrivere in cinese. Alcuni sono convinti che siano necessarie doti artistiche “speciali” e che si tratti di un’attività destinata solo a pochi eletti, mentre altri sono stati “scioccati” dai noiosi solfeggi di lontana memoria e la sola idea di sfogliare una partitura attiva in loro un senso di disgusto.

Mi dispiace deludervi, ma imparare a leggere la notazione musicale è facile e divertente! Come con ogni nuovo linguaggio, è essenziale avere una buona guida e una metodologia collaudata; il resto è pura gioia.

Non intendo affermare che il tanto odiato solfeggio sia inutile e che generazioni di bambini e ragazzi abbiano subito un’ingiusta tortura. Il solfeggio è indispensabile per raggiungere livelli elevati di difficoltà nella lettura musicale e una padronanza del linguaggio paragonabile a quella di una persona madrelingua. Nei Conservatori, rimarrà sempre un ottimo metodo per la lettura e lo studio della teoria. Tuttavia, non è la metodologia più adatta per i bambini o per coloro che desiderano acquisire competenze di base per insegnare in classe.

Personalmente, ho fatto della musica la mia professione, quindi interpretare uno spartito è come leggere un quotidiano. Quando vedo la pagina e scorro il pentagramma, nella mia mente sento già come suona la melodia, con le giuste intonazioni e ritmo. Tutto ciò è stato possibile anche grazie al solfeggio, che ho studiato approfonditamente nel Conservatorio secondo il vecchio ordinamento, con un corso di tre anni che comprendeva setticlavio, trasporto, teoria e lettura cantata e parlata a prima vista.

Negli ultimi decenni, le metodologie didattiche per l’apprendimento e la pratica musicale sono diventate molto più esperienziali. La lettura con la notazione musicale, cioè con le note, solitamente viene introdotta non prima della classe III della scuola primaria e viene presentata in modo giocoso, basato sull’apprendimento attraverso l’esperienza.

Prima di arrivare alla lettura con le note, ci sono alcune fasi preparatorie utili per trasporre i suoni in segni non convenzionali, ovvero con simboli proposti o inventati. Questi allenano i bambini a vedere una sequenza ritmica e, poco a poco, a definire un rudimentale andamento melodico. In questo modo, gli studenti non applicano regole astratte ma consolidano la loro percezione della musica fino a quando la vista fornirà informazioni musicali sempre più precise. Il passaggio dai protoscritture ai segni musicali sarà graduale ed esperienziale.

Quando un bambino cresce e sente l’esigenza di imparare a suonare uno strumento, qualsiasi esso sia, dovrà affinare e approfondire le sue conoscenze teoriche e di lettura melodica e ritmica. Il tanto odiato solfeggio, anche se in una forma più addolcita, sarà indispensabile per sostenere la tecnica strumentale. Questa è la realtà.

Tornando alla questione del “facile e divertente” e all’insegnamento, per insegnare il linguaggio musicale è molto utile conoscere e padroneggiare la lettura e la scrittura musicale. Anche se nei miei webinar dimostro che si può fare musica egregiamente senza saper decifrare una sola nota, è importante che i docenti che partecipano alle mie formazioni abbiano almeno una base teorica. Questo permette di personalizzare le lezioni in modo più preciso e comprensibile.

Dai circa 350 test visionati, il 70% dei partecipanti ritiene di avere una preparazione insufficiente, e oltre la metà di questi non ricorda nulla e non è in grado di decifrare le figure musicali. Anche se è comprensibile che chi si iscrive a un corso di formazione musicale potrebbe non conoscere la musica, questo risultato mi ha spinto a ideare il corso ABC MUSICA e a invitare i corsisti a partecipare.

Per gli educatori e gli insegnanti di scuola dell’infanzia e primaria, è fondamentale avere almeno conoscenze di base teoriche della musica. Questo permetterà loro di arricchire la propria formazione e di essere più autonomi nell’approccio all’insegnamento. Per esempio, se un docente acquista un libro di didattica musicale con una canzone che presenta un testo interessante, ma nel libro ci sono solo lo spartito e nessuna registrazione, il docente potrebbe essere limitato a utilizzare il testo come una filastrocca parlata.

Il corso ABC MUSICA mira a rendere accessibili questi contenuti insegnando a leggere sequenze ritmiche semplici e poi ad affrontare melodie semplici realizzate con poche note. In caso contrario, i docenti potrebbero essere costretti a utilizzare materiale commerciale disponibile online, che spesso offre musica di bassa qualità con pubblicità che riempiono le tasche di grandi società commerciali. Queste melodie potrebbero fornire modelli scorretti ai bambini e abituarli a una costruzione di bassa qualità con basi strumentali difficilmente distinguibili.

È possibile evitare questa situazione acquisendo conoscenze per andare oltre. Il mio corso, che si sviluppa in quattro incontri, offre ai docenti un’opportunità concreta per apprendere l’ABC della musica. Per le altre lettere dell’alfabeto (DEFGH…), rimando ai livelli successivi del corso.

Il corso di formazione ABC MUSICA non è solo utile per i docenti principianti ma sarà uno strumento che ogni insegnante potrà utilizzare a sua volta per trasmettere la stessa metodologia alla propria classe. Cominciamo a svelare il mistero e a scoprire come manipolare la sostanza della musica. Vi guiderò utilizzando la stessa metodologia che applico con bambini di 5/6 anni, non per sminuirvi, ma per dimostrarvi che è davvero… un gioco da bambini!

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I generi musicali per Scuola Primaria

I generi musicali Musica per bambini di Scuola Primaria
La musica accompagna il cammino degli uomini ed è per questo che è molto importante e significativa, perché anche solo una parola può essere l’inizio di una dolce melodia.
I generi musicali – Musica per bambini di Scuola Primaria
Ci sono vari tipi di musica: la musica strumentale, cioè quel tipo di musica dove gli unici protagonisti sono gli strumenti, e la musica vocale. 
I generi musicali principali sono 8:
MUSICA CLASSICA
Descrizione: è la musica colta (cioè scritta da musicisti professionisti per un pubblico di grande cultura). Spesso è solo strumentale.
Storia della Musica classica: dall’undicesimo secolo (cioè dall’anno 1000) fino agli inizi del 1900. Ancora oggi ci sono compositori che scrivono brani definiti, per comodità, di “musica classica contemporanea”.
La musica classica, come ogni altro genere, è stata composta ed è stata ascoltata per divertirsi, per provare emozioni, per rilassarsi, proprio come facciamo noi oggi con la musica moderna. In molte occasioni i brani di musica classica venivano scritti appositamente come musiche per accompagnare i balletti.
Geografia della Musica classica: la musica classica è nata in Europa. È ascoltata ancora oggi, praticamente in tutto il mondo.
Strumenti utilizzati nella Musica classica: qualsiasi strumento da orchestra (fiati, archi, percussioni, strumenti a corda).
Autori celebri nella Musica classica: Vivaldi, Beethoven, Mozart, Bach, Chopin, Tchaikovsky e tantissimi altri.
Brani di Musica classica più famosi:
– Antonio Vivaldi, La Primavera
– Ludwig van Beethoven, Sinfonia n. 5
– Wolfgang Amadeus Mozart, Sinfonia n. 40
– Pyotr Ilyich Tchaikovsky, Il lago dei cigni

2. MUSICA LIRICA
Descrizione: apparterrebbe al genere della musica classica, con una caratteristica in più: non si tratta solo di musica strumentale, ma anche cantata. Non bisogna pensare però a una semplice canzone: la musica lirica prevede che un’intera storia venga trasformata in uno spettacolo musicale che si chiama opera.
Storia della Musica lirica: dal sedicesimo secolo (1500) fino ai giorni nostri. Ancora oggi vengono composte opere liriche, che vengono definite “contemporanee”.
Geografia della Musica lirica: la musica lirica, come quella classica, è nata in Europa.
Strumenti utilizzati nella Musica lirica: l’accompagnamento musicale di un’opera lirica avviene, come per la musica classica, con qualsiasi strumento da orchestra.
Autori celebri nella Musica lirica: Verdi, Wagner, Bizet, Rossini, Puccini e tantissimi altri.
Brani di Musica lirica più famosi:
– Giuseppe Verdi, Nabucco (Va’ Pensiero)
– Gioacchino Rossini, Il barbiere di Siviglia (Largo al factotum)
– Giacomo Puccini, Turandot (Nessun dorma)
– George Bizet, Carmen (L’amour est un oiseau rebelle)

3. MUSICA FOLK
Descrizione: in ogni territorio, in ogni tempo, per qualsiasi popolazione, la musica ha sempre avuto una grandissima importanza. La musica folk è la musica tradizionale di un popolo o di una zona specifica. Spesso non coincide con i confini geografici di una nazione e altrettanto di frequente si possono trovare incredibili somiglianze nelle sonorità, negli strumenti usati, perfino nelle danze che accompagnano certe musiche, anche se si considerano paesi lontanissimi e con una storia molto diversa.
Storia della Musica folk: dalle origini del mondo ai giorni nostri.
Geografia della Musica folk: in qualsiasi territorio abitato da persone.
Strumenti utilizzati nella Musica folk: dai più semplici (tamburi, flauti ricavati da legni cavi) ai più complicati e raffinati, come la fisarmonica.
Autori celebri nella Musica folk: la musica folk appartiene alle tradizioni di un popolo. Per questo molto spesso è impossibile stabilire chi abbia scritto un brano. I canti e le musiche restano vivi perché continuano a essere suonati e cantati anche a distanza di secoli.
Brani di Musica folk più famosi:
– Italia, Pizzica salentina
– Africa, Danza tradizionale Sudafricana
– Irlanda, Reel tradizionale
– Nuova Zelanda, Haka Mate
– Balcani, Odessa Bulgarish
– USA, Cotton Eyed Joe

4. MUSICA JAZZ
Descrizione: è un genere musicale di origine statunitense, nato nelle comunità afroamericane (cioè delle persone di colore) del sud degli Stati Uniti. In quel periodo la popolazione nera era la parte più povera e discriminata della popolazione americana, spesso ancora in condizioni di semi-schiavitù. Per questo motivo il jazz riflette spesso la sofferenza di queste popolazioni e per molto tempo è stato giudicato un genere musicale senza alcun valore. Il jazz mescola le tradizioni musicali africane, quelle europee e la musica popolare e fa grande uso dell’improvvisazione.
Storia della Musica Jazz: dai primi anni del ventesimo secolo (cioè dal 1900) fino ai giorni nostri. La musica jazz è scritta, suonata e cantata ancora oggi.
Geografia della Musica Jazz: la musica Jazz nasce, si diffonde e diventa famosissima negli Stati Uniti d’America. Oggi compositori, musicisti e cantanti Jazz sono presenti in tutto il mondo.
Strumenti utilizzati nella Musica Jazz: pianoforte, contrabbasso, ottoni (come tromba, saxofono, trombone, ecc.), batteria, chitarra e molti altri.
Autori celebri nella Musica Jazz: Duke Ellington, Charlie Parker, Thelonious Monk, John Coltrane, Miles Davis, Billie Holiday, Louis Armstrong, e tantissimi altri.
Brani di Musica Jazz più famosi:
– Duke Ellington, Take the A train
– Billie Holiday, Strange fruit
– Thelonious Monk, Round midnight
– Round midnight (versione cantata, Ella Fitzgerald)
– Louis Armstrong, What a wonderful world

5. MUSICA BLUES
Descrizione: è un genere musicale di origine statunitense, strettamente collegato al jazz e contemporaneo. Il nome deriva dall’espressione “to have the blue devils” (letteralmente: avere i diavoli blu) col significato di “essere triste, malinconico”. Per lo stesso motivo era nche chiamata “musica del diavolo”
Il blues nasce dai canti degli schiavi di origine africana che lavoravano nelle piantagioni degli Stati Uniti d’America, ed è collegato alle musiche africane grazie all’uso dell’antifona (chiamata e risposta) e delle blue note (un insieme di note dissonanti e che hanno dato al blues il soprannome di musica stonata). Molti degli stili della musica popolare moderna derivano o sono stati fortemente influenzati dal blues che, come anche il jazz, si è fuso con molti altri generi musicali, creando stili sempre nuovi e differenti.
Storia della Musica blues: non c’è una data di nascita precisa. Tuttavia un anno fondamentale fu il 1865, anno dell’abolizione della schiavitù negli Stati Uniti d’America: numerosi ex schiavi-musicisti iniziarono a portare la loro musica fuori dalle piantagioni e, nel giro di qualche decennio, questo genere si diffuse enormemente. La musica blues è scritta, suonata e cantata ancora oggi.
Geografia della Musica blues: la musica blues nasce, si diffonde e diventa famosissima negli Stati Uniti d’America. Oggi compositori, musicisti e cantanti Jazz sono presenti in tutto il mondo.
Strumenti utilizzati nella Musica blues: principalmente strumenti a corda (chitarra, basso, contrabbasso), percussioni e batteria, ma anche pianoforte, fiati, eccetera.
Autori celebri nella Musica blues: Robert Johnson, Jelly Roll Morton, Ray Charles, Muddy Waters, John Lee Hooker, The Blues Brothers, Eric Clapton, Robben Ford, Etta James, B.B. King, John Mayall, Gary Moore e tantissimi altri.
Brani di Musica blues più famosi:
– C. Khan, E. James, G. Night, Ain’t Nobody’s Business
– Albert King, Kansas City
– Willie Mae “Big Mama” Thornton, Hound dog
– Elvis Presley, Hound Dog
– The Blues Brothers, Sweet Home Chicago
– Robert Johnson, Sweet Home Chicago
– Robert Johnson, Come on in my kitchen
– Cassandra Wilson, Come on in my kitchen

6. MUSICA Rock
Descrizione: è un genere musicale, nato nel corso degli anni cinquanta e sessanta nel Regno Unito (UK) e negli Stati Uniti (USA). Ha le sue origini nella musica dei decenni precedenti, in particolare il blues, il country e la musica folk.
Tra la metà degli anni sessanta ed i primi anni settanta, la musica rock ha sviluppato diversi sottogeneri: folk rock, blues-rock, rock elettronico, heavy metal, progressive rock, punk rock, alternative rock, grunge e tantissimi altri sottogeneri.
Storia della Musica rock: a partire dagli anni 50-60 del 1900 e fino a oggi.
Geografia della Musica rock: è diffusa in tutto il mondo, anche se le “culle” della musica rock sono gli Stati Uniti d’America (USA) e il Regno Unito (UK).
Strumenti utilizzati utilizzati nella Musica rock: qualsiasi strumento, in particolar modo chitarra, basso elettrico, batteria, pianoforte, tastiera, sintetizzatore, fiati, archi.
Autori celebri celebri nella Musica rock: Elvis Presley, Rolling Stones, Led Zeppelin, Queen, Nirvana, Bruce Springsteen, Who, Pink Floyd e tantissimi altri.
Brani di Musica rock più famosi:
– Doors, Light my fire
– Elvis Presley, A little less conversation
– A little less conversation remix
– Rolling Stones, Jumpin Jack Flash
– Led Zeppelin, Black dog
– Deep Purple, Smoke on the water
– Queen, We will rock you
– Pink Floyd, The Wall
– Cure, The kiss
– Nirvana, Smells like teen spirit
– Tori Amos, Smells like teen spirit
– Negrita, Cambio
– Green Day, Holiday

7. MUSICA POP
Descrizione: come dice il nome stesso (pop deriva da popular, cioè popolare) è la musica più comune, più diffusa. Spesso è stata accusata di essere superficiale, priva di contenuti, senza vere qualità musicali e interpretative. In Italia la musica pop si chiama anche musica leggera.
La realtà è che sotto la definizione di musica pop si trovano decine di sottogeneri, artisti, caratteristiche che sono impossibili da riassumere in poche righe. Ci troviamo canzoni che durano una stagione, classici ancora ascoltati dopo molti anni, brani di cantautori, brani di denuncia, impegnati, realizzati per beneficienza e così via.
Storia della Musica POP: a partire dagli anni 50 del 1900 e fino a oggi (la maggior parte della musica che ascoltiamo quotidianamente va sotto il nome di musica pop).
Geografia della Musica POP: è diffusa letteralmente in ogni angolo del mondo, anche se le “culle” della musica pop sono gli Stati Uniti d’America (USA) e il Regno Unito (UK).
Strumenti utilizzati nella Musica POP: qualsiasi strumento musicale, dalle chitarre alle batteria, dai fiati alle percussioni, dal pianoforte ai sintetizzatori computerizzati.
Autori celebri nella Musica POP: Beatles, Madonna, Michael Jackson, David Bowie, Elton John e migliaia di altri artisti.
Brani di Musica POP più famosi:
– Beatles, Ticket to ride
– David Bowie, Ziggy Stardust
– Police, Message In A Bottle
– U2, Sunday Bloody Sunday
– Michael Jackson, Thriller
– Madonna, Material Girl
– R.E.M., Turn You Inside-Out
– Lunapop, Vespa 50 Special
– Madonna, Jump
– Robbie Williams, Candy

8. MUSICA RAP/HIP-HOP
Descrizione: il nome di questo genere deriva dall’espressione Rhythm And Poetry (ritmo e poesia). Il rap consiste essenzialmente nel “parlare” seguendo un certo ritmo.
Rappresenta un vero e proprio stile di vita, nato negli Stati Uniti d’America verso la fine degli anni sessanta e diventato parte di spicco della cultura moderna.
Il rap di fatto è l’espressione musicale della cultura hip hop, nata presso la comunità afroamericana e latinoamericana di New York nei primi anni settanta. A seguito di numerose fusioni con altri generi musicali, anche il rap si è suddiviso in una moltitudine di sottogeneri.
Storia della Musica RAP/HIP-HOP: a partire dagli anni 60 del 1900 e fino a oggi.
Geografia della Musica RAP/HIP-HOP: il rap nasce negli Stati Uniti d’America, ma si è diffuso in tutto il mondo.
Strumenti utilizzati utilizzati nella Musica RAP/HIP-HOP: batteria, chitarre, basso, ma soprattutto sintetizzatori computerizzati.
Autori celebri celebri nella Musica RAP/HIP-HOP: Run.DMC, Public Enemy, LL Cool J, Eminem, Lauryn Hill, MC Hammer, Ice-T e tantissimi altri.
Brani di Musica RAP/HIP-HOP più famosi:
– RUN-DMC ft. Aerosmith, Walk This Way
– Public Enemy, Fight The Power
– Frankie Hi Nrg MC, Faccio la mia cosa
– Eminem, Lose Yourself

I generi musicali per Scuola Primaria – Musica per bambini di Scuola Primaria
Maestra di Sostegno – Scuola Primaria

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Disgusto: perché alcuni cibi ci fanno schifo?

Ogni popolo ha il suo disgusto: sono pochi gli statunitensi e soprattutto gli asiatici che assaggerebbero volentieri il gorgonzola e del resto molti europei non riuscirebbero a bere nemmeno una goccia di una bevanda gradita in Polinesia: una sorta di brodo ottenuto lasciando marcire il pesce nell’acqua e che “profuma” di conseguenza. Insomma, come tutti sanno, i (dis)gusti sono (dis)gusti.

Che schifo! Ma perché ciò che piace ad alcuni può fare letteralmente accapponare la pelle ad altri? Le ragioni sono sia biologiche sia psicologiche, visto che il disgusto è contemporaneamente una delle sei emozioni fondamentali umane (insieme a rabbia, gioia, tristezza, sorpresa e paura) ma è anche qualcosa di molto fisico e concreto: la nausea che ci assale quando ci capita di assaggiare qualcosa di repellente. Quello che chiamiamo “schifo”.

Innanzitutto, il disgusto è individuale perché lo è il gusto. «Si tratta delle due facce di una stessa medaglia, visto che il disgusto ha la funzione biologica di tenerci lontani da ciò che è velenoso per l’organismo e il gusto al contrario ha la funzione di farci apprezzare e ricordare i sapori dei cibi nutrienti (non a caso ci piace ciò che è dolce e ciò che contiene grassi)», spiega Andrea Stracciari, coordinatore del Gruppo di studio di Neurologia cognitiva e comportamentale della Società italiana di neurologia. Il gusto è infatti il risultato di una serie di informazioni sensoriali provenienti da migliaia di “bottoni” anatomici, le papille gustative, disseminati sulla lingua e in parte sul palato. La distribuzione e la sensibilità delle papille varia però da persona a persona e tutti abbiamo una soglia sensoriale diversa: la quantità minima di sostanza che ci porta a percepire un sapore.

A ognuno il suo disgusto. Questa soglia è molto alta nei bambini, che infatti si disgustano facilmente, e si abbassa progressivamente con l’età. Ci sono poi differenze di sesso, dato che le donne hanno un numero più elevato di papille gustative, specialmente per il salato e l’amaro. E differenze genetiche: ci sono persone predisposte a sentire gli alimenti più salati. Chi sente molto il sale sente anche di più il piccante e il dolce. Anche l’amore per il gusto grasso sembrerebbe legato alla variante di un gene (il CD36), che lo rende più marcato. Il disgusto dunque non è uguale per tutti proprio perché non esistono due lingue uguali, un po’ come accade per le impronte digitali.

Il sapore che più facilmente provoca il disgusto è naturalmente l’amaro (che non a caso se è eccessivo innesca il riflesso del vomito). La spiegazione è semplice: in natura sono amare molte sostanze tossiche, come gli alcaloidi, componenti molto diffusi di alcuni vegetali: l’atropina, la papaverina, il curaro, la stricnina. Non sempre, naturalmente, una verdura un po’ amara è velenosa (cavoli e broccoli lo sono eppure fanno benissimo all’organismo, ma non a caso disgustano molte persone).

Il sistema immunitario comportamentale. «In inglese esistono due parole per denominare il disgusto: quello puramente fisico, la reazione di sputare, provocata dal mettere in bocca qualcosa di molto amaro è detta distaste. Ed è un istinto primordiale: è stato osservato che perfino gli anemoni di mare, presenti sulla Terra da 500 milioni di anni, espellono i cibi amari dalla cavità gastrointestinale», continua Stracciari. Da distaste, ovvero reazione di rifiuto per i cattivi sapori, nella storia della nostra evoluzione il disgusto si è poi allargato alla ripugnanza per tutto ciò che può costituire un pericolo per la salute: cose come gli escrementi o la scarsa igiene. Lo schifo è infatti uno dei meccanismi con cui agisce il cosiddetto “sistema immunitario comportamentale”, quello che non ci fa avvicinare troppo alle persone malate, presumendo che possano essere infettive.

Ciò che non piace a me… Ed è nel passaggio tra distaste (innato e universale) e disgusto (emozione soggettiva) che interviene l’elemento individuale, che dipende in gran parte, anche se non completamente, sia dai condizionamenti familiari sia da quelli culturali. Altrimenti non si spiegherebbe come in Sardegna si possa mangiare il casu marzu, che contiene le larve di mosca casearia che contribuiscono al sapore, o in alcune aree del Messico il grasper taco, un piatto a base di insetti, larve di varie specie e uova di formica, o in Cambogia le tarantole alla griglia. In realtà, alcuni odori (e quindi sapori) sembrerebbero graditi in tutto il mondo, come quello del pane appena sfornato, ma molti altri sono legati alle esperienze personali, ovvero alla memoria: se da bambini quel sapore è stato associato a esperienze più o meno gradevoli. In effetti, anche se a quasi tutti fanno ribrezzo le feci, il vomito, la carne in putrefazione, alcuni insetti e la sporcizia, nella propensione allo “schifo” ci sono notevoli variazioni: alcune persone affascinate dai roditori non provano alcuna repulsione per i ratti, per esempio.

«Si pensa che il disgusto sia più culturale che individuale, ma spesso non è così», fa notare Stracciari. Ci sono insomma nei gusti più differenze tra persona e persona di quante ce ne siano tra culture diverse.

Emozione complessa: il disgusto si può misurare. Proprio perché il disgusto è individuale, esistono scale per misurarlo. «Servono per esempio per valutare alcuni problemi psichiatrici, come i disturbi d’ansia, o quello ossessivo-compulsivo in cui la propensione a questa emozione di solito è più forte», spiega Riccardo Martoni, psicologo del dipartimento di neuroscienze cliniche dell’Istituto San Raffaele Turro di Milano, che si è occupato di adattare una di queste scale alla popolazione italiana. La tendenza al disgusto è infatti una caratteristica della personalità e alcuni studiosi pensano che non possa mutare nel tempo. In realtà, le esperienze possono portarci per un certo periodo ad arricciare il naso più del solito come hanno provato alcuni ricercatori della Ohio State University (Usa): hanno misurato la propensione al disgusto prima e dopo la pandemia da Covid-19 e hanno scoperto che la paura di ammalarsi ha reso molte persone (quelle più timorose) anche più “schifiltose”.

Genetica e ambiente. «Fino agli anni ’90 l’elaborazione cerebrale ed emotiva del disgusto è stata poco studiata. Ma ora le indagini dimostrano che non si nasce con una certa propensione verso una emozione specifica, ma la tendenza genetica si incrocia sempre con l’ambiente», sottolinea Martoni. Una cosa è certa: il disgusto (come del resto le altre emozioni) è scritto nelle parti più profonde del nostro cervello. Ricerche condotte con la risonanza magnetica funzionale hanno dimostrato che il disgusto viene elaborato soprattutto nelle regioni cerebrali dell’insula e dei gangli della base. In particolare, l’insula destra sarebbe all’origine delle sensazioni fisiche di nausea e vomito. Nella parete ventrale del solco temporale superiore del cervello vengono riconosciute invece le espressioni di disgusto. L’insula e i nuclei della base comunque si attivano di più nelle sensazioni di disgusto fisico, mentre la corteccia frontale è più coinvolta nel disgusto morale. E, si sa, anche i cervelli (proprio come la lingua) sono tutti diversi.

Rutti e puzzette. In generale, gli psicologi fanno notare che è disgustoso tutto ciò che supera il confine corporeo: Darwin diceva che vedere un po’ di minestra caduta sulla barba è disgustoso mentre non lo sono né la minestra né la barba viste da sole.

Comportamenti ritenuti maleducati, come ruttare o fare peti, suscitano disgusto proprio perché qualcosa di “interno” esce dal corpo, ma anche in questo caso lo schifo non vale per tutti: in molte culture un rutto è il segno di aver gradito il cibo, così come in molte situazioni non si bada troppo se scappa una… puzzetta. È vero che quasi ovunque le feci sono ritenute ripugnanti, ma è altrettanto vero che nelle terme romane si trovavano latrine comuni, dove era normale intrattenersi e conversare a lungo con i vicini di “seduta”.

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Come funziona: la lingua e il senso del gusto

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