La dispersione scolastica: un fenomeno preoccupante, una sfida necessaria.

ARTICOLO SCRITTO DA: BARBARA BELTRAMI, AUTRICE SCUOLA OLTRE

Ci troviamo di fronte ad un periodo storico in cui è necessario che la scuola sfidi se stessa e ripensi al proprio ruolo sociale, politico ed economico, riappropriandosi del suo essere dinamica e in stretta relazione con gli accadimenti sociali, culturali ed economici.  La cronaca della scuola ci rimanda un dato allarmante che riguarda la dispersione scolastica e questo fenomeno si ripercuote sul futuro sempre più incerto dei giovani, favorendo l’aumento delle disuguaglianze. Questo requisito sottolinea come, ancora, si fatichi a considerare la scuola un luogo di vita, in cui crescere e accrescere competenze sociali, alfabetiche funzionali e talvolta anche strumentali. 

Una crisi ci costringe a tornare alle domande: esige da noi risposte nuove o vecchie, purché siano scaturite da un esame diretto, e si trasforma in una catastrofe solo quando noi cerchiamo di farvi fronte con giudizi preconcetti, ossia pregiudizi, aggravandola e per di più rinunciando a vivere quell’esperienza della realtà, a utilizzare quell’occasione per riflettere, che la crisi stessa costituisce.

Emerge un grande disorientamento, certamente acuito anche dal periodo pandemico, che ha costretto le giovani generazioni a trovare nuove e più vitali risorse da spendere anche nel contesto scolastico. La scuola deve porsi domande e trovare modalità di azione più prossimali per andare incontro ai giovani studenti. 

Ma a quale scuola facciamo riferimento? 

La scuola del secolo scorso ha certamente dato un grande contributo nel rendere la scolarizzazione diffusa sul territorio nazionale, contrastando l’analfabetismo strumentale che alle soglie degli anni 2000 si è abbassato all’1,5%. Ma non può aver esaurito il suo scopo esclusivamente attraverso la diffusione, seppur fondamentale, delle abilità di scrittura, lettura e calcolo. Oggi, occorre qualcosa in più, la scuola deve riposizionare i propri valori e scopi affinché nascano scuole di comunità di apprendimento con una intenzione pedagogica che consideri i ragazzi e le ragazze nella loro unicità, pensando ad un nuovo rapporto tra la scuola tradizionale e quella dell’innovazione in cui i linguaggi espressivi, sonori, motori, orali, matematici, scientifici, ecc., abbiano una pari dignità e valore, assumendo quel tratto inclusivo che tanto li caratterizza. L’obiettivo è quello di giungere ad una forma di apprendimento moderno che si intreccia con quei valori di un tempo che hanno contribuito a rendere speciale la scuola.

Quando parliamo di dispersione scolastica ci riferiamo inevitabilmente a quella problematicità che si basa sulla scarsa o lacunosa frequenza della scuola da parte dei giovani: bocciature, abbandoni, disinteresse hanno portato questo fenomeno al 12,7%, dato ancora ben lontano dall’obiettivo dell’agenda 2030 dell’Unione Europea che definisce entro quell’anno l’abbassamento della suddetta soglia al 9%. 

Le cause della dispersione si possono ricondurre a diversi fattori: difficilmente sono uniche ma sempre più spesso si connettono tra loro situazioni ed elementi che causano così una fatica nel proseguire gli studi. 

Possiamo distinguere tre categorie di fattori che possono incrementare la dispersione scolastica:

  • Fattori ascritti (capitale socio-economico e culturale della famiglia di origine, genere e background migratorio); 
  • Fattori di contesto (tipologia e caratteristiche della scuola, preparazione degli insegnanti e relazione tra insegnanti e studente, influenza del gruppo dei pari); 
  • Fattori individuali (predisposizione allo studio, attitudini).

Lo status della famiglia d’origine, il titolo di studio, la classe sociale rappresentano ancora oggi elementi che condizionano il futuro dei ragazzi. 

Così come il contesto di vita, che non è da intendersi come un semplice contenitore fisico, ma uno spazio potenziale di possibili interazioni con materiali, strumenti ed individui. Se priviamo fin dalla nascita i bambini di queste relazioni complesse, il processo di interazione tra le esperienze e il potenziale accrescimento delle competenze si assottiglia diventando causa della fragilità dei giovani. Il contesto è la matrice dei significati ed è dato da un movimento ricorsivo tra individuo ed ambiente: non è dunque l’ambiente bensì l’individuo più l’ambiente in interazione. 

Tra i fattori individuali troviamo non solo la predisposizione allo studio ma anche tutte quelle esperienze che abbiamo vissuto in precedenza a che hanno restituito la sensazione di non essere adeguati al contesto scolastico o non abbastanza bravi per proseguire gli studi. È proprio nel corso dei nostri primissimi anni di vita che acquisiamo tutte quelle abilità a partire da specifici modelli culturali: questo include il saper esprimere le proprie idee per farsi conoscere e capire dagli altri e trovare quelle strategie che possano affermare la propria autostima minata talvolta dai fallimenti scolastici. Tra le cause individuali troviamo inevitabilmente anche tutti quelle situazioni in cui i ragazzi hanno difficoltà cognitive e disturbi del neurosviluppo che nascono generalmente durante gli anni della formazione scolastica. 

Alla luce di quanto si è detto diviene indispensabile che la scuola diventi un luogo più equo, inclusivo alle esigenze di ciascuno, per offrire le medesime opportunità d’apprendere e imparare.

Oggi il Ministero dell’Istruzione e del Merito attraverso i contributi del PNRR, ha istituito alcuni strumenti operativi per il contrasto alla dispersione scolastica:

  • Percorsi di mentoring e orientamento;
  • Percorsi di potenziamento delle competenze di base;
  • Percorsi di coinvolgimento delle famiglie;
  • Percorsi formativi e laboratoriali co-curricolari;
  • Team per la pr4evenzione della dispersione scolastica. 

Certamente questi tentativi introdotti dallo Stato sono un primo passo verso il contrasto alla dispersione scolastica. Le scuole si stanno ancora organizzando per capire davvero come poter coinvolgere i giovani: sono stati emessi bandi per ingaggiare un contingente di insegnanti, pedagogisti, psicologi che affianchino i ragazzi e le ragazze affinché si sentano ascoltati e possano approfondire alcune competenze di base. Ma la lotta alla dispersione scolastica ritengo vada intrapresa nella quotidianità, non solamente attraverso il ripasso degli apprendimenti, ma soprattutto con un atteggiamento di cura indirizzato 

al pieno sviluppo della personalità umana e al rafforzamento del rispetto dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali. 

Pensare la scuola come un bene comune, chiede alla pedagogia, ed a chi si occupa di educazione, di assumersi la responsabilità di educare tutte le persone, senza alcuna distinzione e pregiudizio, in tutti i gradi di istruzione, e di educare la persona con le proprie caratteristiche, i propri talenti e potenzialità.

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