Dalla caverna di Platone la lezione che restituisce valore alla scuola. Intervista al prof. Roberto Cherubino

Esiste un solo bene la Conoscenza e un solo male l’ignoranza” affermava Socrate nel V secolo a.C.

Pur non volendo entrare in una disquisizione filosofica, ci interessa comprendere quanto oggi sia attuale questa massima nel mondo della scuola. Ne parliamo con il prof. Roberto Cherubino, autore di un saggio che oltre a offrire un’analisi critica dello status quo della scuola italiana, propone a ciascun lettore lo sviluppo di un percorso di riflessione critica e personale.

Che peso ha la Conoscenza nella scuola di oggi?

La Conoscenza dovrebbe essere ancora oggi alla base dei percorsi di apprendimento. La sua trasmissione è probabilmente il miglior modo per infondere spirito critico negli studenti e formare donne e uomini liberi, artefici del loro destino, in grado di raggiungere autonomamente la comprensione reale e autentica del mondo che li circonda.

Tuttavia, oggi la Conoscenza sembra essere passata in secondo piano. Da diversi lustri infatti le Conoscenze, intese come raggiungimento dei cosiddetti saperi alti, sono state brutalmente rimpiazzate dalle cosiddette competenze. Le Conoscenze sono per la vita, le competenze cambiano e si adeguano esclusivamente alle necessità del mercato e del mondo globalizzato.

È proprio questo il tallone di Achille che sta impoverendo la scuola italiana. Nel mio saggio (“Viale Trastevere e la statua mancante: la devastazione della scuola pubblica democratica”), parlo di tutto il percorso che lentamente ha introdotto il concetto di competenza nella scuola. Un concetto che nasce sostanzialmente nel mondo aziendale economico e produttivo, poi forzatamente introdotto nel mondo dell’istruzione. In ambito europeo e di conseguenza italiano, si parte dalle competenze chiave del 2006, si prosegue con le indicazioni nazionali del 2012 e si approda con la “buona scuola…”  nel 2015.  Il passaggio ai giorni nostri è avvenuto gradualmente introducendo un pericoloso dogma che sta progressivamente conducendo a uno svuotamento dei saperi che, a mio avviso, con il passar del tempo, non potrà che portare a un vero e proprio svuotamento delle coscienze, passaggio che precederà una sorta di annichilimento culturale della società.

Cosa è accaduto alla scuola italiana?

La visione neoliberista è entrata nella scuola italiana con i suoi valori antidemocratici e al servizio della finanza e del mercato e ha allontanato la scuola dalla sua missione: lo sviluppo della persona, la formazione dell’identità e di valori morali universalmente riconosciuti. La scuola non può essere un’azienda rivolta a soddisfare le richieste del mercato, i giovani non sono e non devono essere considerati automi da riempire acriticamente di contenuti, da omologare a protocolli calati dall’alto per soddisfare le esigenze di attori terzi. Insegnare non è e non deve essere un atto meramente burocratico.

In altre parole, la scuola deve tornare ad essere il luogo della crescita umana e sociale delle nuove generazioni, capace di imprimere un segno nel loro sviluppo e infondere spirito critico e consapevolezza.

Prima viene l’essere umano e poi l’interesse economico; la società che non poggia le sue basi sull’etica svanisce nella ricerca dell’utile e del profitto, si disintegra.

Nella didattica quotidiana, come cerca di trasferire lo spirito critico ai suoi alunni?

Pur essendo docente di Arte, la prima lezione dell’anno è sempre e comunque il mito della “Caverna di Platone”. Rendere consapevoli i ragazzi delle ombre che ci circondano e ci confondono è fondamentale per risvegliare in loro il senso critico e la passione per la Conoscenza.

Quali sono oggi le ombre che offuscano la consapevolezza?

Le ombre oggi, a mio avviso, sono le verità precostituite, impacchettate e trasmesse ai giovani. Una sorta di indottrinamento silenzioso che si traduce nel pensiero unico. Tali ombre allontanano dalla luce della conoscenza ovvero dalla comprensione della realtà. In particolare, i giovani incatenati alla realtà virtuale sono ancora più facilmente allontanati dalla verità; immaginano, come gli schiavi descritti nella Caverna di Platone, che reali siano le ombre proiettate dai contenuti omologati e omologanti diffusi attraverso i social, le serie tv, la scuola progettificio, la didattica del fare orfana del sapere.

Non possiamo restare inermi di fronte al dominio della tecnologia; il rischio concreto è l’inversione di un paradigma fondamentale della nostra esistenza: la tecnologia al servizio dell’essere umano, non viceversa.

La prospettiva, enunciata dal Piano Scuola 4.0, promosso dal Ministero dell’Istruzione nell’ambito delle linee di investimento del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), è una scuola forzatamente tecnologica, con l’utilizzo esclusivo della didattica digitale e di ambienti di apprendimento immersivi, dunque virtuali, basati sull’intelligenza artificiale. A mio avviso il digitale dovrebbe essere uno strumento integrativo dell’azione didattica a disposizione di docenti e studenti; non dovrebbe assolutamente diventare uno strumento sostitutivo e obbligatorio che addirittura non solo cancella la libertà di insegnamento garantita costituzionalmente nonché la libertà di apprendimento degli studenti, ma al tempo stesso mette in discussione il ruolo e la stessa esistenza degli insegnanti.

Per non parlare del nuovo volto che sta assumendo quella che è stata definita la disciplina trasversale per eccellenza. Mi riferisco all’educazione civica (che non è quella di una volta…), ormai ridotta a sponsor ufficiale di Agenda 2030, quasi del tutto relegata alla trasmissione acritica di contenuti apparentemente evolutivi ma in realtà tesi a creare il bravo cittadino rispettoso di qualsiasi regola imposta. Anche se sbagliata. Insomma, così facendo stiamo formando cittadini globali e digitali, in sostanza perfetti sudditi, ovvero l’esatto contrario del cittadino consapevole. Chiediamoci: potrebbe essere questo l’obiettivo da perseguire per realizzare il sogno di una società altamente tecnologica e digitale basata sul controllo sociale, dunque in perfetto stile cinese che tanto piace al presidente esecutivo del WEF (World Economic Forum) che per conto dell’Onu implementa Agenda 2030 su scala planetaria?

Ci può essere un Rinascimento della scuola di valore?

Certamente, ma è necessario ridare dignità all’arte, alla bellezza e ai saperi alti: alla filosofia, alla storia, alla letteratura, alla religione, addirittura al latino e al greco per i più audaci, insomma, alle materie umanistiche che non a caso si definiscono tali poiché alla base della formazione dell’essere umano. Senza per questo tralasciare tutto il resto, a partire dalle materie scientifiche. Tali saperi sono imprescindibili per una scuola autentica che mette veramente al centro l’essere umano e non gli interessi della finanza globale, delle big tech e delle potentissime multinazionali.

Un altro punto chiave fondamentale è il riscatto morale degli insegnanti che devono riappropriarsi del proprio ruolo di educatori, pur attingendo a metodologie più moderne ma non demonizzando la trasmissione del sapere attraverso la lezione frontale.

I docenti devono ritornare quindi a svolgere la funzione intellettuale che gli compete, magari ripartendo da Pier Paolo Pasolini e da “Il fascismo degli anti fascisti”; devono rivendicare a pieno titolo la libertà di insegnamento, ridare dignità alla loro funzione cruciale per lo sviluppo di una società viva e veramente democratica.

Se necessario noi insegnanti possiamo ricorrere all’opzione metodologica di minoranza prevista anche dall’art. 1 comma 14, legge 107/2015, che consente il rifiuto di una didattica di stato imposta dall’alto.

In conclusione, invito i miei colleghi a prendere coscienza del punto di non ritorno verso cui ci stiamo dirigendo e di guardare al passato per ri-progettare il futuro. Qui non si tratta di fare una guerra tra fazioni, tra favorevoli e contrari, qui è in gioco il futuro dell’essere umano. Spero nessuno si astenga.

Per approfondimenti sul saggio:

https://www.youcanprint.it/viale-trastevere-e-la-statua-mancante/b/ee5e84af-5344-583a-a62a-6a9d75cbf3fd

Teresa La Marca

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