Insegni al Sud? Guadagnerai meno! Regione che vai, stipendio che trovi. L’idea leghista diventa ddl: “reddito temporaneo correlato al luogo di attività”

Regione che vai, stipendio che trovi. È quello su cui sta ragionando la maggioranza di Governo: adeguare le retribuzioni dei dipendenti al luogo in cui vivono, in particolare al costo della vita. Guai a chiamarle “gabbie salariali”, ma di fatto questo si vorrebbe realizzare. L’idea leghista sta prendendo piede in tutti i partiti che sostengono il Governo Meloni, quindi anche in Fratelli d’Italia e Forza Italia.

Azzerato il salario minimo

Nell’ultima giornata, la maggioranza ha fatto dei passi in avanti: un ordine del giorno di Andrea Giaccone (Lega), passato alla Camera col parere favorevole del governo, ha azzerato il salario minimo e fatto passare il concetto che “lo stipendio unico nazionale può comportare disuguaglianze sociali su base territoriale, creando discriminazioni di reddito effettivo”.

Inoltre, il 28 novembre un disegno di legge, con i medesimi obiettivi, è stato assegnato in Commissione Lavoro di Palazzo Madama.

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