A scuola si usano due sole “armi”: cultura e democrazia, non c’è spazio per servilismo e conformismo. Cronaca di un’assemblea di prof autoconvocati
Il 15 dicembre ho partecipato a Torino, ad un’assemblea di insegnanti autoconvocata. Niente sigle sindacali (anche se molti dei partecipanti una tessera sindacale di un qualche sindacato ce l’avevano), niente patrocinio di partiti, associazioni professionali: un’ottantina di persone, di varia età, anche se prevalentemente sotto i quarant’anni, desiderose di parlare dei problemi del loro lavoro a scuola, di comunicare ad altri la propria esperienza, di interrogarsi su cosa si possa fare per migliorare un’istituzione così importante.
Gli organizzatori avevano deciso la scaletta dei primi interventi: per quanto autoconvocata nessuna assemblea può reggere ad un totale spontaneismo. Dal tavolo della presidenza (due lavoratrici, una docente e una amministrativa, com’è giusto che sia) è stato detto chiaramente che l’incontro di oggi si auspicava fosse un inizio e che sarebbero state subito presentate esperienze di collaborazione tra lavoratori della scuola nate per affrontare insieme i problemi della loro scuola.
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