PlayStation Plus, as well as games for the PS5 and PS4 in the year 2024

A Plague Tale: Requiem, Evil West, and Anyone Saves the World will be available on PlayStation Plus in 2024, according to Sony. Become a PlayStation riportato. Blog, all three of the games will be available to PlayStation Plus members starting from the second generation and can be purchased with a discount of up to five febbraio. In addition to these games, PlayStation Plus users will receive an upgrade to the” Warframe: Syrinx Collection” bundle. Diverse accessori electronic potenziamenti per il gioco Warframe, tv cui distances per petto, spalla and campana Syrinx, fucile Baza, asta de combattimento Cassowar, bundle della mod per danni base and essential criticisms, expected catalizzatori Orokin, 170 Platinum, an booster di affinità di 7 giurni di 7, and an increase in crediti del

A Plague Tale: Requiem, which is available to PS5 owners, is accompanied by a story titled” Innocence” in terms of riguarda giochi. The story of Amicia and Hugo in the loro viaggio verso sad dopo molto fuggiti de casa. Currently, the situation is complicated by la ritorno la poteri di Hugo and l’arrivo of un’orda di ravatti devastanti. Evil West, available sia per PS4 compared to PS5, immerges la giocatore durante ruolo di su della ultimi agenti di an’istituto segreto della caccia ai vampiri, the final difesa dell’umanità contro un terrore antico. This game can be played in a sinister manner that allows for cooperation and offers an aerial adventure. Drinkbox Studios, available for the PS4 and PS5, is the ultimate titolo of Guacamelee’s sviluppatore. It features a personaggio called” Nobody” that saves the world from an “antica calamità,” transforms it into something else, and adds another drag and an additional ancora. In addition, PlayStation Plus members have a time limit of 5 dicembre to scaricare i giochi in diciembre 2023, including LEGO 2K Drive, Powerwash Simulator, and Sable.

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Vi racconto lo Spinario

È una scultura classica apparentemente ordinaria: un ragazzino seduto su un roccia che si sta togliendo una spina dal piede. Eppure lo Spinario – questo il nome con cui l’opera è conosciuta – ha una storia affascinante e per certi aspetti ancora misteriosa.

Tanto per cominciare: è una statua greca o romana?La versione bronzea conservata ai Musei Capitolini è considerata un’opera eclettica di origine greca perché creata unendo una testa del periodo severo (V sec. a.C.) a un corpo ellenistico del I secolo a.C.Questo spiegherebbe il motivo per cui i capelli non scendono verso il basso, come sarebbe ovvio per un capo chino, ma fluiscono elegantemente ai lati del volto.

Tuttavia lo Spinario era un’iconografia diffusa, tanto che oggi se ne possono osservare diversi esemplari, egualmente antichi, generalmente di età imperiale.

Ma andiamo al soggetto. È un giovane pastore greco? Sì, è possibile. Nell’età ellenistica (IV-I secolo a.C.) la scena di genere, cioè la rappresentazione di episodi ordinari, di momenti di vita quotidiana, era piuttosto comune. In questo caso il gesto del ragazzo non avrebbe alcun significato particolare, sebbene per i Greci la puntura di una spina fosse metafora del dolore procurato dall’innamoramento.
Nella cultura greca però potrebbe anche essere Podaleiros, figlio di Asklepios, guaritore dei piedi.

Presso i Romani invece lo Spinario rappresentava probabilmente Ascanio, il figlio di Enea e l’iniziatore della gens Iulia. Dunque non si tratterebbe di un semplice pastorello ma di una figura fondamentale all’interno del mito fondativo della civiltà romana.

Ma potrebbe essere anche il giovane Marzio, il messaggero che nel IV secolo a.C., nel corso della guerra contro Veio, corse fino a Roma per avvertire dell’imminente attacco da parte degli Etruschi. La spina, che si sarebbe conficcata nel piede durante il percorso, verrà tolta solo a missione ultimata, a sottolineare l’eroismo del giovane e il suo sprezzo del dolore.

Quale che sia l’identità del ragazzo, è indubbio che quel gesto banale di estrarre una spina dal piede abbia ispirato gli artisti per secoli.
È presente in tante chiese romaniche, soprattutto in quelle lungo le vie di pellegrinaggio, sotto forma di bassorilievo nei portali. In questo contesto la spina rappresenta il peccato o l’inganno della ricchezza: il fedele è chiamato quindi a fermare il cammino per liberarsi dal peccato e dalle tentazioni, prima di proseguire. Eccolo nella ghiera del portale della Basilica di Vézelay, in Francia.

Qui è in un rilievo dell’Abbazia di Cluny.

Mentre questo è a Milano, su uno dei portali della Basilica di Sant’Ambrogio.

Lo stesso significato religioso è presente anche nello spinario del mosaico pavimentale del Duomo di Otranto. In questo caso l’uomo che si toglie la spina corrisponde al mese di marzo nella parte dedicata al ciclo dei mesi.

È tutto enormemente più schematico e grezzo, ma il rimando è sempre al nostro antico ‘cavaspino‘. Stessa cosa nel mese di marzo della Fontana Maggiore di Perugia di Nicola e Giovanni Pisano del 1278.

Naturalmente ricompare nel Rinascimento, all’interno dell’ampia operazione di recupero della cultura classica. La prima apparizione si trova nientemeno che nella formella di Filippo Brunelleschi creata nel 1401 per il concorso per la porta Nord del Battistero di Firenze (competizione poi vinta da Lorenzo Ghiberti).Nella scena del Sacrificio di Isacco, nell’angolo in basso a sinistra, si può osservare un uomo seduto, intento a levarsi una spina dal piede.

Non si sa quale copia abbia visto Brunelleschi. Agli Uffizi se ne conserva una versione marmorea ma è certo che lo Spinario capitolino era conosciuto fin dalla fine del XII secolo, quando viene rinvenuto dal viaggiatore inglese Magister Gregorius da Oxford che lo cita nel suo De mirabilibus urbis Romae, anche se la vista dei testicoli che pendono tra le gambe hanno portato lo studioso a ritenere che si trattasse di una raffigurazione di Priapo.

Queste le parole con cui descrive lo Spinario:“De ridiculoso simulachro Priapi. Est etiam aliud aeneum simulacrum, valde ridiculosum, quod Priapum dicunt. Qui dimisso capite velut spinam calcatam educturus de pede, asperam lesionem patientis speciem representat. Cui si demisso capite velut quid agat exploraturus suspexeris, mirae magnitudinis virilia videbis.” 
Cioè: “La buffa statua di Priapo. C’è pure un’altra statua di bronzo, assai buffa, che si dice raffiguri Priapo. Egli, a capo chino, mentre sta per estrarre dal piede una spina appena calpestata, rappresenta l’immagine di chi sopporta un’acuta ferita. Se lo guardi con la testa chinata, come se tu cercassi di distinguere bene cosa vuol fare, potrai vedere le sue parti genitali di una misura notevole“.

Nel frattempo, nel 1471, papa Sisto IV sposta dal Laterano al Campidoglio la sua collezione di marmi e bronzi antichi per farne dono al popolo romano. Tra questi anche lo Spinario. Ed è qui che l’avrebbe visto Luca Signorelli, un altro artista rinascimentale, mentre era a Roma per disegnare statue e rovine. Affascinato da quel personaggio lo inserisce nelle scene sacre più diverse come un tondo con Madonna e Bambino del 1492 e un Battesimo di Cristo del 1508.

Un altro cavaspino è presente in un frammento della Pala Bichi, un’opera smembrata risalente al 1488-1489. Come quello del tondo, l’uomo in realtà non sta togliendo la spina ma sta compiendo l’operazione precedente e cioè togliersi la scarpa.

Non abbiamo più i disegni di Signorelli ma possiamo vedere simili studi sullo Spinario negli schizzi di Jan Gossaert (noto come Mabuse), il primo pittore fiammingo ad andare a Roma.Siamo nel 1509, l’epoca di papa Giulio II e dei grandi cantieri del Vaticano. Il corpo è più muscoloso dell’originale, ma è notevole il fatto che persino un artista del nord Europa, proveniente da tutt’altra cultura, sia stato attratto da quel bronzo.

Poco dopo cominciano a circolare le prime incisioni dello Spinario capitolino, come quella di Marco Dente del 1515-1527 con una vista laterale della statua (che improvvisamente ha sviluppato una schiena michelangiolesca).

… o quella più tarda di Diana Scultori Ghisi, datata 1581, conosciuta anche col titolo “Schiavo che rimuove una spina dal piede”. Grazie a queste opere, riprodotte in gran numero, la fama dello Spinario si diffonde a macchia d’olio.

Tante sono anche le copie tridimensionali della stessa epoca, come questa in avorio, di un autore tedesco.

La posa dello Spinario assume una tale forza visiva che gli artisti cominciano ad attribuirla anche a Venere. Eccola in due incisioni cinquecentesche mentre si asciuga un piede dopo il bagno e mentre si toglie una spina (secondo il mito, dalle gocce del suo sangue, cadute su una rosa bianca, nasceranno le rose rosse).

Con il Ritratto del cardinale Antonio Pucci di Pier Francesco Foschi del 1540, facciamo un salto di qualità. Lo Spinario infatti non è presente come iconografia, come gesto applicato a un personaggio, ma come citazione dell’opera originale, presente in miniatura sul tavolo del porporato a simboleggiarne la vasta cultura.

Lo Spinario non smette di affascinare gli artisti neanche in età barocca. Ecco gli schizzi di Peter Paul Rubens del 1608 in cui il ragazzo appare simile alla versione capitolina (ma con i capelli che scendono verso il basso) e anche con una posa differente, voltato a guardare l’osservatore mentre asciuga il piede con una pezza.

L’olandese Pieter Claesz, invece, lo inserisce in una natura morta del 1628. Stavolta si tratta di un gesso di grosse dimensioni posato su un tavolo assieme a tanti altri oggetti, a creare una splendida vanitas.Ci sono gli strumenti dell’artista: lo Spinario, la bacchetta reggipolso, la tavolozza con i pennelli e il quaderno dei disegni.  Ci sono strumenti musicali posati per terra, tra i quali un violino e un liuto capovolto. E poi libri, un’armatura e un bellissimo calice römer.Ma se tutto questo simboleggia la vita attiva del pittore, ecco che intervengono alcuni oggetti che alludono alla caducità della gloria e della vita stessa: il teschio, la lucerna appena spenta e l’orologio.

Nel passaggio al secolo successivo e con la crescita dell’interesse verso l’arte classica, lo Spinario non può che rivivere un nuovo momento di gloria. Il primo che lo ripropone è Giovanni Paolo Pannini nella sua celebre Galleria di vedute di Roma antica del 1758.Si tratta di una sorta di museo immaginario che raccoglie i monumenti romani in forma di dipinti e le sculture più famose: una sorta di raccolta di souvenir classici ideata per il conte Étienne François de Choiseul. Ovviamente non poteva mancare lo Spinario, collocato su un piedistallo nell’angolo in basso a destra.

Nel dipinto dell’inglese Johan Zoffany del 1772 che raffigura Gli accademici della Royal Academy, lo Spinario è citato invece nella posa del modello sulla destra, a suggerire l’importanza della cultura classica nella formazione degli artisti.

Pochi anni dopo, esattamente nel 1785, lo Spinario capitolino è raffigurato con grande precisione in un’incisione di Francesco Piranesi, figlio di Giovanni Battista. Nel testo che accompagna la stampa il ragazzo è presentato come un atleta vittorioso che potrebbe essersi punto il piede nel corso di una competizione.

Una statua così attraente non poteva che far venire l’acquolina in bocca anche a Napoleone. E così lo Spinario fu portato nel 1798 a Parigi, per arricchire il Museo Universale sognato dal futuro imperatore. Per fortuna, grazie all’interessamento di Antonio Canova, nel 1815 il bronzo è ritornato a Roma.
Da quel momento farà parte integrante dello studio di qualsiasi aspirante artista, tanto che nel 1839 ne uscirà pure una versione ‘a raggi X‘.

Non si tratta di un’immagine satirica ma di una tavola tratta da “Elementi di anatomia fisiologica applicata alle belle arti figurative” di Francesco Bertinatti (anatomista) e Mecco Leone (artista), un genere a metà strada tra scienza e arte diffuso nella metà del XIX secolo. Dello Spinario hanno realizzato addirittura due vedute, in modo da mostrare al meglio ogni articolazione.

Nel frattempo era diventato talmente comune da essere citato anche in tanti quadretti di genere.

Una delle ultime apparizioni del giovane cavaspino è di un insospettabile Gustav Klimt. Nella sua Allegoria della scultura del 1889, la scultura è personificata da una figura femminile nuda con gioielli vagamente grecizzanti. Dietro di lei statue e rilievi classici in marmo, mentre accanto spicca il piccolo bronzo, visto di fronte. Un omaggio allo Spinario capitolino di grandissima raffinatezza.

Sono pochissimi i casi in cui un personaggio del mondo antico riesce ad attraversare senza soluzione di continuità tutta la storia dell’arte. L’appartenenza a una civiltà pagana tendeva, infatti, a far scomparire questi soggetti nelle epoche in cui l’arte era più orientata verso i temi sacri, specialmente nel Medioevo.  Abbiamo osservato questo fenomeno, tra i tanti, con le Grazie, la Medusa.
Ma lo Spinario fa eccezione grazie forse alla giovane età e alla semplicità dell’atto che sta compiendo, un gesto che si è ammantato di volta in volta di nuovi significati, anche opposti, passando dall’allegoria di stoicismo al simbolo di fragilità e inesperienza.

Making Sense of “NFT Meaning TikTok”

As of 2023, 4% of people in the United States own non-fungible tokens (NFTs). While that may not seem like a lot, these digital assets continue to grow in popularity over the years. That might be why you’ve found yourself searching something like, “NFT meaning TikTok.” A lot of TikTok content creators are taking advantage of these new assets. If you’re not really sure what all of that’s about, you’ve come to the right place with this article. We’ll go over what an NFT is, how creators can benefit from them, and the best ways to do so. Keep reading to get involved with this growing, profitable trend. Click here for more information.

 

What Are NFTs?

 

NFTs are unique and cannot be duplicated. They’re highly sought after as valuable digital assets for many reasons.

They’re stored on a blockchain, which is like a digital ledger. It’s a decentralized database that records all transactions.

NFTs are different from other digital assets like cryptocurrencies because they’re not interchangeable.

 

Each NFT represents something unique, like a piece of art or a collectible. When someone buys an NFT, they’re buying ownership of that specific item. It’s like buying a one-of-a-kind painting or sculpture.

 

NFTs have become popular because they allow artists, musicians, and other creators to sell their work directly. That way, they can work with collectors without the need for middlemen.

 

This means that creators can earn more money from their work. They also have more control over how it’s sold and distributed. Overall, NFTs are a new and exciting way to buy, sell, and own digital assets.

 

How Content Creators Can Benefit

 

Content creators and influencers on social media can benefit the most from NFTs. Finally, they can make money directly from their creative work.

 

They can create NFTs of their photos, videos, music, and other digital creations. To create one, they need to mint it on a blockchain. This process involves uploading the file to the blockchain and creating a smart contract.

 

The smart contract defines the terms of the NFT, such as who owns it and how it can be used. Once the NFT is minted, it can be sold on a marketplace.

 

Content creators can then set the price for their NFT and earn money every time it’s sold. For more details about this process, check out this article about NFT creation.

 

NFT Content Solutions

So, where can a content creator sell an NFT? They’ll want to ensure they’re using a reliable marketplace that has a substantial audience.

 

Nfinity NFT Creator is a popular NFT marketplace that suits those needs. It offers ideal solutions for (key opinion leaders) KOLs who want to sell their NFTs.

 

One solution is the Pro listing service. This service allows KOLs to feature their NFTs prominently on the platform. This can help their NFTs get more exposure and sell for a higher price.

 

Nfinity also offers marketing and promotion services to help KOLs reach a wider audience. They can create customized landing pages and social media campaigns to promote the NFTs.

 

Best Solution for Earning

 

You might still be wondering :

 

How this can tie into TikTok,?

How can creators use this platform to make the most of these digital assets?

 

Well, TikTok artists can promote their own NFTs and drive traffic to their listings. They can create videos that showcase the NFT and explain why it is valuable.

 

If you’re not on this social media platform yourself, you can still work with TikTok influencers. They already have a large following and can promote your NFTs on your behalf with ease.

 

How NFTs Are Changing Art

NFTs are disrupting the art world in many ways. They allow artists to sell their work without intermediaries like galleries or auction houses. This can be a game-changer for artists, who traditionally have had to rely on these to sell their work.

 

NFTs allow artists to set their own prices and retain ownership of their work. This can lead to higher profits and greater recognition for the artist in the long run.

 

NFT art has already been used to sell digital artwork for millions of dollars. This shows the potential of NFTs to transform the world of art and create new opportunities for artists.

 

NFTs and Gaming

 

One of the most significant contributors to the world of NFTs is the gaming community. NFTs are being used in gaming to create unique in-game items and collectibles. These items can then be bought and sold by players.

 

This creates a new market for gamers who want to own rare and valuable items. It also creates new revenue streams for game developers who can sell these items for real money.

NFTs can be used to represent any in-game item. These can include weapons and armor or even virtual real estate.

 

This allows players to own high-value virtual items that they can show off to other players. NFTs also provide a way for players to prove ownership of their in-game items. This can help prevent fraud and theft.

 

Challenges and Criticisms

 

For the most part, adding NFTs to cyberspace has brought a positive impact. Still, there are some criticisms worth mentioning.

 

One of the concerns is the high energy consumption required to mint them. This process can have a negative impact on the environment.

 

Another concern is the potential for fraud and scams in the NFT marketplace. Since NFTs aren’t regulated, it can be difficult to determine the authenticity of an NFT or verify its ownership.

 

Additionally, some people criticize the high prices of NFTs. They argue the costs are not always reflective of the value of the underlying digital asset. Since NFTs are still new, we have high hopes that these challenges will be resolved in time.

 

Understanding “NFT Meaning TikTok”

At this point, we hope you have a better knowledge of the value of these trending digital assets. Ideally, you won’t have to search “NFT meaning TikTok” again in the future. Instead, you’re ready to take action.

 

That’s where we can help. We’re the best source of knowledge and expertise when it comes to turning NFTs into a reliable revenue stream. For that reason, connect with us to start building your digital collectibles now.

 

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