L’impero di Sam Altman non ha niente a che fare con ChatGpt

Samuel Harris Altman, è questo il suo nome all’anagrafe, nel 2023 è diventato il volto dell’intelligenza artificiale generativa. Pur essendo considerato “il papà di ChatGpt”, è noto che ALtman dalla sua creatura non guadagni nulla. Almeno direttamente. Altman infatti non ha investito nel ramo for profit di OpenAI creato nel 2019. “Non ho bisogno di denaro” ha detto l’imprenditore a coloro che gli hanno chiesto il motivo di una

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Coding: OpenAI Codex 2025 e la transizione verso team ibridi

Il nuovo OpenAI Codex presentato il 17 maggio 2025 è un agente di programmazione autonomo integrato in ChatGPT. Si tratta di un sistema di AI avanzato per la scrittura di codice, descritto come l’agente di coding più potente finora disponibile.Indice degli argomenti
Caratteristiche principali di OpenAI Codex 2025Diversamente dal semplice modello di completamento codice lanciato nel 2021 (che aveva lo stesso nome), questa nuova versione di Codex è un “software engineering agent” cloud-based in grado di operare in parallelo su più task di sviluppo. In pratica, Codex funge da “collega virtuale” per gli ingegneri del software, capace di collaborare su compiti complessi e prolungati e non solo di rispondere a domande immediate.Al momento l’azienda americana ha rilasciato Codex in modalità research preview (anteprima di ricerca), inizialmente ai soli abbonati ChatGPT di livello Pro, Team ed Enterprise, con l’intenzione di estenderlo successivamente anche agli utenti Plus ed Edu.Codex opera tramite l’interfaccia di ChatGPT, in particolare attraverso una barra laterale dedicata. L’utente può assegnare un nuovo compito di programmazione descrivendolo in linguaggio naturale e cliccando su “Code” (per far scrivere/eseguire codice) oppure fare domande sul codice cliccando “Ask”. Ogni richiesta viene gestita in modo isolato all’interno di un ambiente cloud sandbox: Codex clona il repository di codice pertinente (tramite integrazione con GitHub) e carica i file in un ambiente virtuale sicuro, configurato per rispecchiare il setup di sviluppo reale dell’utente. All’interno di questa sandbox, Codex può leggere e modificare file, oltre a eseguire comandi (per fare qualche esempio: lanciare test, compilatori o altri tool).Tecnologie e modello alla base di OpenAI CodexDal punto di vista dell’IA, Codex è alimentato dal modello “codex-1”, una variante specializzata del più potente modello di ragionamento di OpenAI o3, ottimizzata specificamente per compiti di ingegneria del software. I ricercatori hanno addestrato questo modello tramite tecniche di Reinforcement Learning su attività di coding reali per produrre codice aderente alle istruzioni fornite e agli standard di stile dei programmatori umani.Una caratteristica chiave del modello è la sua capacità di “auto-correzione”: Codex può iterare sulle proprie soluzioni, ad esempio eseguendo test sul codice generato e continuando a modificarlo affinché tutti i test possano essere eseguiti con successo.Il modello supporta anche un contesto esteso (fino a 192.000 token) per poter gestire codebase molto grandi.In termini di integrazioni tecnologiche, Codex si collega direttamente a servizi come GitHub: l’utente può autorizzare Codex ad accedere ai propri repository, in modo tale che l’agente possa pre-caricare il codice del progetto su cui lavorare.La piattaforma consente di configurare l’ambiente di esecuzione in modo da allinearlo al proprio stack (ad esempio specificando versioni di linguaggi, dipendenze, variabili d’ambiente, ecc.). Inoltre, OpenAI ha introdotto uno speciale file di configurazione denominato AGENTS.md che gli sviluppatori possono inserire nel repository: simile a un README, questo file fornisce a Codex linee guida su come navigare il codice, quali comandi usare per build e test, e come aderire alle convenzioni del progetto. Ciò aiuta l’agente a comprendere il contesto applicativo e a comportarsi in modo più conforme alle aspettative del team di sviluppo.Da notare che Codex mantiene un approccio trasparente e verificabile nelle sue operazioni: mentre esegue un task, registra log delle azioni (es. output del terminale, risultati dei test) e li cita nelle sue risposte finali. In questo modo l’utente può ispezionare il processo svolto passo-passo e verificare cosa ha fatto l’agente prima di integrare qualsiasi modifica. Una volta completato un compito, Codex effettua un commit delle modifiche nel suo ambiente virtuale e presenta all’utente un riepilogo delle modifiche effettuate, includendo differenze di codice e risultati dei test per facilitare qualsiasi possibile attività di code review.Funzionalità operative di OpenAI Codex 2025Il nuovo Codex offre un ampio spettro di funzionalità per automatizzare compiti di sviluppo software.Scrittura di nuove funzionalità: dato un requisito in linguaggio naturale, Codex è in grado di implementare codice corrispondente, creando nuovi moduli o funzioni nel progetto. Ad esempio, si può chiedere “implementa la funzionalità X secondo queste specifiche…” e Codex svilupperà il codice necessario (seguendo lo stile del progetto) e lo testerà fino ad assicurarsi che funzioni.Correzione di bug: l’agente può localizzare e risolvere bug nel codice esistente. Si può, ad esempio, indicare “trova e correggi il bug introdotto negli ultimi 5 commit” e Codex analizzerà la cronologia del repository per identificare il problema e proporre una correzione. Durante questo processo, eseguirà i test pertinenti per verificare che il bug sia effettivamente risolto.Answering sul codice (Q&A): Codex può rispondere a domande sul codebase dell’utente. Ciò significa che può fungere da assistente di documentazione: ad esempio si può chiedere “Dove viene calcolata la variabile Y nel progetto?” oppure “Cosa fa esattamente questa funzione?”, e l’agente fornirà spiegazioni basate sul codice, citando i file e le linee rilevanti.Refactoring e miglioramenti del codice: l’agente eccelle in compiti di manutenzione come rifattorizzare porzioni di codice per migliorarne la leggibilità o l’efficienza, rinominare variabili/funzioni per seguire uno standard, eliminare codice duplicato, ecc.. Questi sono compiti “meccanici” che spesso interrompono il flusso di lavoro umano, e Codex può gestirli autonomamente su richiesta.Scrittura ed esecuzione di test: Codex può generare test automatici per il codice (ad esempio creando casi di test per funzioni non ancora coperte) e poi eseguirli. Può quindi aiutare a aumentare la copertura di test e a garantire che nuove modifiche non introducano regressioni. Se qualche test fallisce, l’agente tenterà di correggere il codice fino a farlo passare, oppure segnalerà chiaramente il problema all’utente.Impostazione di workflow CI/CD o strumenti di supporto: come parte delle sue funzionalità, Codex può configurare file di build o pipeline di integrazione continua. Ad esempio, può creare un workflow per eseguire automaticamente l’ESLint ad ogni pull request, bloccare merge che violano le regole di lint, ecc., come mostrato da uno dei task nell’interfaccia Codex. In generale, può occuparsi di compiti infrastrutturali ripetitivi come setup di ambienti, aggiornamento di configurazioni o script di deployment.Proposta di Pull Request e documentazione: una volta completata una modifica, Codex permette di preparare direttamente una pull request con le modifiche proposte, pronta per la revisione umana. Inoltre, può aiutare a redigere documentazione o commenti descrittivi per il codice che ha scritto, facilitando la comprensione da parte del team.La capacità di parallelismo di OpenAI Codex 2025Una caratteristica distintiva di Codex è la sua capacità di gestire più incarichi contemporaneamente (parallelism): l’utente può lanciare diversi task in parallelo (ad esempio, far lavorare l’agente su più bug o su differenti feature allo stesso tempo) e controllarne l’avanzamento simultaneamente. Mentre Codex elabora questi compiti in background (ciascuno isolato nel proprio sandbox), lo sviluppatore può continuare a fare altro e/o utilizzare altri strumenti, senza doversi fermare ad aspettare.Questa esecuzione asincrona e parallela consente di risparmiare tempo e di ridurre i tempi morti: in pratica, Codex può occuparsi di “lavoro noioso” (come potrebbero definirlo molti sviluppatori) mentre la persona può dedicarsi ad attività più creative o critiche.Molto probabilmente l’adozione di un flusso di lavoro multi-agente asincrono, inaugurato da Codex, potrebbe diventare uno standard per la produttività di chi si occupa di ingegneria del software in futuro.Impatto di OPenAI Codex 2025 su team e aziendeIl nuovo Codex è rivolto principalmente a sviluppatori e team di ingegneri che vogliono aumentare la produttività automatizzando compiti ripetitivi o time-consuming.La stessa OpenAI ha raccontato come i propri ingegneri interni abbiano già integrato Codex nel loro toolkit quotidiano per attività come refactoring, scrittura di test, scaffolding di nuove funzionalità e triage di problemi durante il turno di reperibilità. L’obiettivo è permettere ai programmatori umani di concentrarsi sui compiti più creativi e critici, delegando all’IA le parti più meccaniche o che potrebbero interrompere l’attenzione.Naturalmente, oltre ai singoli sviluppatori, Codex è pensato per intere aziende e team software. Durante il periodo di test iniziale, OpenAI ha collaborato con alcune organizzazioni per valutare l’impatto di Codex su codebase e workflow diversi.Casi d’uso aziendaliAd esempio, Cisco ha esplorato l’uso di Codex per accelerare la realizzazione di idee ambiziose da parte dei propri team, fornendo feedback a OpenAI come partner di design.La startup Temporal lo utilizza per velocizzare lo sviluppo di feature, debug e refactoring di grandi basi di codice, sfruttando la possibilità di eseguire task complessi in background così che i loro ingegneri possano rimanere concentrati.L’azienda Superhuman ha impiegato Codex per automatizzare piccoli task ripetitivi (come migliorare la copertura dei test o correggere errori di integrazione), arrivando persino a permettere ai product manager di apportare piccole modifiche al codice (con l’assistenza di Codex) senza coinvolgere direttamente un ingegnere, se non nella fase di code review finale.Kodiak Robotics, nel campo della guida autonoma, ha usato Codex per scrivere strumenti di debug, migliorare la suite di test e rifattorizzare codice, in modo da accelerare lo sviluppo del loro software di guida,In molti, tra l’altro, raccontato come Codex sia diventato anche un prezioso strumento di apprendimento interno, aiutando le persone a capire parti di codice non familiari grazie alla capacità dell’agente di fornire contesto e richiamare modifiche storiche rilevanti.Interessante sottolineare che OpenAI intende rendere Codex accessibile anche a studenti, educatori e ricercatori tramite account ChatGPT Edu. Questo potrebbe aprire le porte a utilizzi in ambito formativo: ad esempio, come assistente nei corsi di programmazione (per aiutare gli studenti a capire e correggere codice) o come strumento per insegnanti che vogliono generare esempi di codice o test automaticamente.Guida pratica all’uso di OPenAI Codex 2025Per utilizzare Codex è necessario avere accesso a ChatGPT con un piano supportato (inizialmente ChatGPT Pro da $200/mese, o un account Team/Enterprise; l’accesso per utenti Plus da $20/mese e per account Edu sarà aggiunto in seguito). All’interno dell’interfaccia web di ChatGPT, gli utenti abilitati vedranno una barra laterale o sezione dedicata a Codex. Prima di iniziare, è consigliabile collegare il proprio account GitHub o fornire a Codex l’accesso al repository di codice su cui dovrà operare, in modo che l’agente possa clonarlo e analizzarlo.Fatto questo, si possono seguire diversi passi:Impostare il contesto: selezionare dall’interfaccia il repository e il branch su cui lavorare (oppure permettere a Codex di clonare un repo pubblico/privato autorizzato). Assicurarsi che il file AGENTS.md sia presente e configurato (opzionale, ma migliora la qualità del risultato) con istruzioni su build/test e convenzioni del progetto.Formulare una richiesta (prompt): nella casella di input di Codex, descrivere in linguaggio naturale il compito da svolgere o la domanda da porre. Esempi di prompt possono essere: “Correggi il bug che causa il crash quando l’utente clicca sul pulsante X”, oppure “Implementa la funzionalità Y seguendo le specifiche Z”, o ancora “Qual è la differenza tra la funzione A e B in questo progetto?”. Una volta scritto il prompt, si clicca “Code” se si tratta di un task operativo, oppure “Ask” se si tratta di una domanda di chiarimento.Esecuzione asincrona: a questo punto Codex avvia il lavoro in background. Nell’interfaccia, l’utente vedrà il task elencato in una lista di attività con uno stato (ad esempio “In esecuzione”). È possibile lanciare ulteriori task nel frattempo. Ogni task viene eseguito isolatamente: Codex carica il codice, analizza il problema, genera eventuale nuovo codice e lo testa. L’utente può monitorare in tempo reale l’avanzamento: ad esempio, vedere log di test che appaiono, o uno stato percentuale di completamento, a seconda di come OpenAI visualizza il progresso. In genere, ogni attività può durare da pochi minuti fino a una mezz’ora circa, a seconda della complessità.Revisione del risultato: quando Codex completa un task, lo stato nell’elenco passerà a “Completato” e l’utente potrà cliccarlo per vedere i dettagli. Codex fornirà:Un riepilogo di cosa ha fatto (es: “Ha identificato che il bug era causato da X e ha modificato Y per risolverlo”).Le differenze di codice (diff) con evidenziate le aggiunte (+) e rimozioni (-) nei file modificati.Gli output di test e log pertinenti, ad esempio indicando “ Tutti i test sono passati” oppure mostrando eventuali errori incontrati. (Vedi immagine sotto per un esempio di schermata di risultato di Codex.)Azioni successive: dopo aver esaminato il lavoro di Codex, l’utente ha varie opzioni. Se il risultato è soddisfacente, può scegliere di integrarlo nel codice base: ad esempio, Codex offre un comando per aprire direttamente una pull request su GitHub con le modifiche effettuate, pronta per il code review umano e il merge. In alternativa, l’utente può scaricare/applicare le patch al proprio repository locale manualmente. Se il risultato non è del tutto soddisfacente, si può chiedere a Codex di apportare revisioni o miglioramenti (ad esempio: “Ottimo, ora applica la stessa correzione anche alla classe correlata XYZ” oppure “Puoi ottimizzare questo algoritmo?”). In ogni momento, l’utente mantiene il controllo: tutte le modifiche di Codex avvengono nel sandbox e nulla viene cambiato nel repository reale finché l’utente non decide di applicarle.OpenAI Codex 2025: limitazioni e considerazioni pratiche Grazie al suo utilizzo, credo sia utile condividere alcune considerazioni pratiche.Essendo un agente autonomo, Codex non sempre avrà successo al primo tentativo su compiti complessi: potrebbe segnalare nei log di non essere certo di una soluzione o di aver incontrato un test fallito. In tali casi, Codex esplicita l’incertezza o l’errore invece di procedere alla cieca, e attende indicazioni dall’utente su come procedere. Ad esempio, potrebbe comunicare: “Alcuni test stanno fallendo; vuoi che provi un approccio diverso o preferisci rivedere tu stesso il codice?”. Ciò garantisce che il programmatore sia coinvolto nelle decisioni critiche e possa intervenire. OpenAI raccomanda comunque agli utenti di revisionare manualmente ogni modifica proposta prima di integrarla definitivamente, come buona pratica di sicurezza e qualità.Per quanto riguarda limitazioni attuali: Codex, essendo in anteprima, non supporta ancora input visivi (ad es. fornire screenshot o GUI per capire problemi di frontend) e non consente di intervenire a metà di un task già in esecuzione (non è possibile “mettere in pausa e correggere” l’agente durante il suo lavoro; bisogna attendere l’esito e poi eventualmente lanciare un nuovo task). Inoltre, delegare un compito a un agente remoto richiede tempi di attesa maggiori rispetto a eseguire modifiche minori a mano; quindi, c’è una curva di adattamento nel lavorare in modo asincrono. Tuttavia, chi ha provato Codex sottolinea che il beneficio di poter parallelizzare attività e di ridurre il contesto da tenere a mente compensa ampiamente questi tempi di attesa.L’evoluzione di OpenAI Codex 2025 rispetto al modello del 2021OpenAI Codex fu inizialmente lanciato nel 2021 come un modello di AI per la generazione di codice basato sul modello GPT-3. Quella prima versione di Codex funzionava principalmente come un motore di autocompletion: l’utente forniva un prompt (es. un commento descrittivo) e il modello restituiva codice corrispondente, eccellendo soprattutto con linguaggi come Python.Quell’iterazione originale ebbe un grande impatto (fu il motore dietro GitHub Copilot), ma presentava anche varie limitazioni: poteva generare codice sintatticamente non corretto, proporre soluzioni solo apparentemente corrette che però fallivano in fase di esecuzione. Inoltre, operava su singole richieste alla volta e non aveva alcuna capacità di “comprendere” davvero il contesto eseguendo o testando il codice – produceva output testuale e bastava.Il Codex 2025 riprende il nome, ma – di fatto – rappresenta un salto generazionale netto rispetto al 2021.Da modello a agente autonomoil Codex originale era un modello di completamento integrato via API/IDE, mentre il nuovo Codex è un vero agente software autonomo. Ciò significa che esegue attivamente operazioni (leggere/scrivere file, eseguire test, effettuare chiamate di sistema) e lavora per obiettivi di alto livello dati dall’utente. Non si limita a produrre codice in base a un prompt, ma porta a termine un compito in modo semi-indipendente. Ad esempio, se gli si chiede di “correggere un bug”, il Codex 2025 esplorerà il codice, tenterà diverse modifiche, eseguirà i test e itererà finché il bug non è risolto – comportamenti fuori portata per il modello 2021.Parallelismo e durata dei taskla nuova versione è progettata per gestire più task simultaneamente e lavorare su ciascuno per diversi minuti (fino a mezz’ora o più), riflettendo un approccio asincrono tipico di un “collega” che lavora in background. Il Codex originale generava un blocco di codice in pochi secondi come risposta diretta; non aveva alcuna nozione di esecuzione prolungata o multitasking. Questa capacità di multitasking in background è considerata da OpenAI un cambiamento fondamentale: Greg Brockman (co-fondatore di OpenAI) ha sottolineato che il vero passo avanti introdotto da Codex è proprio il parallelismo, .Integrazione con ecosistema e strumentiCodex 2025 è integrato nell’ecosistema ChatGPT e si connette con strumenti di sviluppo reali (repository Git, ambienti di test, CLI). OpenAI prevede inoltre di connettere Codex ad altri tool: ad esempio lanciare task da un IDE desktop ChatGPT, o da un sistema di tracciamento issue, o integrarlo in pipeline CI/CD in futuro. Al contrario, il vecchio Codex operava quasi esclusivamente tramite l’API OpenAI o tramite plugin dedicati (come Copilot nei vari IDE), generando codice “su richiesta” ma senza eseguire integrazioni operative dirette con altri sistemi.Qualità del codice e affidabilitàGrazie all’addestramento su RLHF specifico per coding, il nuovo Codex tende a produrre codice più pulito, aderente alle istruzioni e agli standard umani, rispetto al modello 2021. OpenAI afferma che codex-1 genera patch pronte per essere revisionate e integrate immediatamente, mentre il vecchio modello spesso richiedeva correzioni manuali e verifiche approfondite. Inoltre, Codex 2025 fornisce evidenze verificabili (log/test) di quello che fa, aumentando la trasparenza e la fiducia nel suo operato – cosa inesistente nel 2021.Modello sottostanteIl Codex originale era basato su GPT-3 (175 miliardi di parametri) con un fine-tuning su codice open source. Il nuovo Codex utilizza codex-1, un modello derivato dal più recente “OpenAI o3” (un modello di reasoning avanzato, successore di GPT-4). Ciò si traduce in maggiori capacità di ragionamento e contesto. Ad esempio, codex-1 può gestire contesti enormemente più grandi (fino a 192k token), permettendogli di avere “in mente” un intero repository di grandi dimensioni durante l’elaborazione. In più, i benchmark interni mostrano che codex-1 supera tutti gli ultimi modelli generici di OpenAI nei compiti di programmazione (SWE tasks) utilizzati nei test.Verso un nuovo paradigma di collaborazione uomo-macchinaLo strumento rappresenta un’evoluzione significativa, da semplice assistente di completamento codice a agente autonomo collaborativo: si possono immaginare scenari in cui gli sviluppatori “dirigono il lavoro che vogliono curare in prima persona e delegano il resto agli agenti”.Se il Codex originale, una sorta di prima versione, aveva dimostrato il potenziale dell’IA nel coding, la versione 2025 ambisce a rivoluzionare il modo in cui il software viene costruito, introducendo un nuovo paradigma di collaborazione uomo-macchina nello sviluppo software.Sam Altman (CEO di OpenAI), in occasione del lancio, ha paragonato l’importanza di questo agente a quella di ChatGPT al suo esordio, suggerendo che Codex potrebbe rappresentare un cambiamento di paradigma simile ma nell’ambito dello sviluppo software.OpenAI ha anche sottolineato di voler procedere con cautela ed iterazione controllata: Codex viene rilasciato come preview proprio per raccogliere feedback, migliorare la sicurezza e valutare l’impatto sul flusso di lavoro umano.L’azienda riconosce che, se da un lato strumenti come Codex possono aumentare la produttività, dall’altro è fondamentale monitorarne gli effetti su abilità umane, mercato del lavoro e sicurezza del codice prodotto.Quello che abbiamo è certamente un notevole passo avanti nell’assistenza IA alla programmazione. Le prime implementazioni indicano che non è pensato per sostituire gli sviluppatori, ma per potenziarli: l’idea è quella di poter avere al nostro fianco dei collaboratori che non rimpiazzano gli ingegneri software, ma che cambiano il modo in cui questi lavorano.Prospettive future per OpenAI Codex nello sviluppo softwareSe il 2021 ci aveva mostrato che un’IA poteva scrivere codice su richiesta, il 2025 ci sta mostrando che un’IA può diventare parte attiva del team di sviluppo, lavorando al fianco delle persone per costruire software in modo più rapido ed efficiente.Le prossime evoluzioni di Codex (e strumenti simili) ci diranno fino a che punto questa collaborazione uomo-macchina potrà spingersi nel rivoluzionare il mondo del software.

Storia romana per alunni del serale

Viste le lacune di molti e le difficoltà ad affrontare programmi completi con gli alunni del serale, ho pensato di sintetizzare in un unico file tutta la storia romana. Un’impresa ardua, ma ci ho provato! Molto spesso gli alunni dei percorsi serali sono persone che hanno frequentato i primi anni di scuola superiore e poi hanno interrotto gli studi; quando tornano a scuola sono passati anni, in alcuni casi anche decenni, per cui ricordarsi la storia antica è veramente difficile. Si trovano, così, a dover affrontare direttamente lo studio della storia medievale, se non addirittura quella contemporanea, senza ricordare o senza aver mai saputo nulla di quella precedente. Se consideriamo il fatto che la nostra storia è l’evoluzione di quella romana e che la nostra lingua e la nostra letteratura sono collegate alla latinità, allora è proprio un peccato restare con questo vuoto di conoscenza. Per questo motivo ho pensato di sintetizzare in poche pagine tutta la storia romana, sperando di lasciare qualche traccia in chi tempo per approfondire ne ha poco. Ovviamente è bene aiutare la comprensione del testo e accompagnare la lettura dello stesso con interruzioni verbali atte a puntualizzare ed esplicare argomenti accennati brevemente, in modo da fornire un quadro chiaro di oltre venti secoli di storia.

Tratti salienti di Storia Romana

La nascita di Roma fu la
conseguenza di un lungo processo, cui contribuirono non solo i latini, ma anche
molte altre popolazioni, tra cui gli etruschi, i sabini e i greci. Il
popolamento dell’Italia avviene attraverso varie sovrapposizioni di
popoli.

La fondazione di Roma è fissata
alla metà dell’VIII sec. a. C. , in quel periodo l’Italia
presenta una serie di popoli: etruschi, greci, fenici, umbri, siculi, sicani,
latini, ecc. E’ in un’ Italia dal popolamento eterogeneo, ma dominate da due
culture avanzate (etrusca e greca) che nasce Roma. Nei primi anni sono numerose
le lotte interne: Roma si espande sottomettendo i popoli che la contrastano,
primo tra tutti quello dei latini da cui i romani stessi discendono.

La leggenda della fondazione di Roma

Secondo la tradizione, Roma sarebbe stata fondata il 21 aprile del 753 a. C. I romani, diventati i padroni del mondo, attribuivano alla loro città origini divine. Partendo da antiche leggende, il poeta Virgilio ( 70-19 a. C.) ne raccontò la storia nel poema Eneide. Enea, figlio di Venere, fuggito da Troia in fiamme col vecchio padre Anchise e il figlio Ascanio chiamato anche Iulo, giunse, guidato dagli dei, presso la foce del Tevere. Accolto dal re Latino, sposò la figlia mentre suo figlio Iulo fondava Albalonga (sui colli Albani, nel Lazio). Qui finisce l’Eneide, ma il racconto continua, tramandato da grandi storici di Roma (Tito Livio il più autorevole e il greco Dionigi di Alicarnasso), che hanno raccolto altre leggende. Passarono gli anni. Re di Albalonga divenne Numitore, ma il fratello Amulio lo spodestò e costrinse la figlia di lui, Rea Silvia, a diventare sacerdotessa della dea Vesta rinunciando quindi al matrimonio. Tuttavia il dio Marte, invaghitosi di lei, si unì alla fanciulla e nacquero due figli, Romolo e Remo. Temendo di perdere il trono Amulio li fece mettere in una cesta e gettare nel Tevere, ma la cesta, protetta dagli dei, s’impigliò nei rami di un fico e una lupa li allattò, consentendo loro di sopravvivere.

In realtà, alcuni storici, sostengono che Romolo altri non fosse che un pastore a capo di un gruppo dedito al brigantaggio.

Dalla monarchia alla Repubblica a Roma

Dal latino Senatvs PopvlvsQve Romanvs – il Senato e il Popolo Romano = il Senato e il popolo, cioè le due classi dei patrizi e dei plebei che erano a fondamento dello Stato romano.

Durante il periodo monarchico l’organizzazione politica è basata sulla monarchia costituzionale elettiva: il potere diviso tra re, senato e comizi curiati (assemblee di cittadini romani). Romolo (romano) fu il primo dei 7 re di Roma, gli altri furono: Numa Pompilio (sabino), Tullo Ostilio (romano),  Anco Marzio (sabino), Tarquino Prisco (etrusco), Servio Tullio (etrusco), Tarquinio il Superbo (etrusco).

La cacciata dell’ultimo re espone Roma
alle mire dei popoli vicini, come Volsci, Sabini e la Confederazione latina.

La
rivolta dei patrizi, dei popoli italici, degli abitanti delle colonie della
Magna Grecia sono le ragioni che determinano l’avvento della repubblica.

I
romani si troveranno ad affrontare guerre contro i sanniti , guerre contro i
greci e contro i cartaginesi per governare in Italia, nell’Asia Minore e
nell’Africa del Nord.

Nell’VIII secolo la Grecia estendeva la sua
influenza nell’Italia meridionale; Magna Grecia viene denominata l’area
geografica colonizzata.

Dal 509 a.C. i patrizi decisero di
istituire un nuovo tipo di governo in cui le decisioni venissero prese non da
un re, ma da tutti gli abitanti di Roma: tale governo fu chiamato res
publica, ossia “cosa pubblica”. Al posto del re furono eletti due consoli,
che rimanevano in carica per un solo anno. Accanto a loro venivano eletti,
sempre ogni anno, altri magistrati che si occupavano di amministrare la città e
il suo territorio. In pratica però nei primi anni della repubblica il potere
rimase nelle mani dei patrizi, gli unici che potevano essere eletti consoli e
diventare magistrati o senatori. I plebei, ossia tutto il resto
della popolazione non appartenente alle famiglie dei patrizi, erano esclusi da
qualsiasi decisione politica.

I plebei volevano però partecipare alla vita
politica. Così nel 494 a.C. attuarono una sorta di sciopero: si riunirono su un
colle fuori dalle mura di Roma (secessione
sull’Aventino e sul monte Sacro), non svolgendo più alcun lavoro e non
partecipando al servizio militare. Sarebbero ritornati alla vita normale solo
se i patrizi avessero loro concesso di eleggere i propri rappresentanti
politici, i tribuni della plebe, e di riunirsi in assemblee formate
da soli plebei, i concili della plebe. I patrizi furono costretti ad
accettare le loro richieste. Dalla metà del V secolo i plebei ottennero altre
concessioni che permisero progressivamente la loro piena partecipazione alla
vita politica. Il conflitto tra patrizi e plebei finì nel 367 a.C.,
quando una legge stabilì che uno dei due consoli dovesse essere plebeo
(leggi licinie sestie). In questo
modo i plebei riuscirono ad avere libero accesso anche al Senato, dato che i
consoli, una volta terminato il loro anno di carica vi entravano di diritto.
Ricordiamo, però, che per accedere al consolato servivano mezzi economici che
solo una piccola parte della plebe possedeva.

Nel I  secolo
a.C. fu eletto console Gaio Mario, a
lui si oppose Silla, portavoce delle
idee della nobiltà.

La guerra civile tra Mario e Silla e la dittatura di quest’ultimo avevano dimostrato che le istituzioni repubblicane (Senato, magistrature e comizi) avevano perso gran parte del loro valore e riuscivano a imporsi, sulla scena politica, generali che potevano contare sull’appoggio del proprio esercito. Morti Mario e Silla, infatti, fu la volta di altri tre generali: Marco Licinio Crasso, Gneo Pompeo e Caio Giulio Cesare.

Fattosi valere come generale di Silla nella guerra
civile contro Mario, Pompeo venne eletto console nel 70 a.C. insieme con
Crasso.

Il Senato preoccupato che Pompeo, divenuto troppo
potente, seguisse i passi di Silla e instaurasse una dittatura, non volle
riconoscere i provvedimenti da lui presi in Oriente e rifiutò di concedere le
terre che aveva promesso come premio ai suoi soldati. Pompeo, per ottenere
quanto gli spettava, cercò quindi l’appoggio degli uomini allora più influenti
a Roma: Marco Licinio Crasso e Caio Giulio Cesare,
un patrizio che era diventato il capo dei popolari
(sostenendo gli interessi dei plebei per ottenere l’allargamento
delle basi del potere favorendo allo stesso tempo i grandi commercianti, i
finanzieri e i cavalieri; a questa fazione si opponevano gli ottimati, “i migliori”: ristretto
gruppo di famiglie che rappresentavano la nobilitas,
alla quale facevano parte le antiche famiglie patrizie e quelle plebee più in
vista. Pompeo sosteneva questa fazione).

Nel 60 a.C. i tre strinsero un patto privato, noto
con il nome di primo triumvirato, in quanto indicava l’unione di tre (tres) uomini (viri)
a capo del governo.

La
guerra civile tra Cesare e Pompeo

Nel 53 a.C. Crasso era morto e si era quindi rotto
il triumvirato. Cesare, finita la sua campagna militare in Gallia, voleva
tornare a Roma e candidarsi al consolato. Il Senato, temendo che
Cesare portasse al potere i popolari, preferì sostenere Pompeo e lo elesse
unico console. Ordinò poi a Cesare di fare rientro a Roma come privato
cittadino, sciogliendo il suo esercito. Cesare rifiutò. Nel 49 a.C. si diresse
verso Roma e a capo delle sue truppe attraversò il fiume Rubicone,
che segnava il confine del territorio sacro di Roma. Era una vera e propria
dichiarazione di guerra contro il Senato e Pompeo. Questi, consapevole della
forza di Cesare, preferì lasciare Roma e fuggire prima nel Sud Italia e di lì
in Oriente, per avere il tempo di radunare un esercito. Cesare lo raggiunse e
lo affrontò a Farsalo, in Grecia. I pompeiani furono sconfitti e
Pompeo fuggì in Egitto, dove venne ucciso dal re Tolomeo XIII, che credeva così di farsi amico Cesare. Questi,
invece, lo punì per il suo atto, lo depose dal trono e consegnò il regno alla
sorella Cleopatra.

Nonostante la sua politica mirasse a non scontentare
nessuno, una parte della classe senatoria non accettò il suo enorme potere,
considerandolo un pericolo per la repubblica. Così alle Idi di marzo del 44 a.C.,
mentre entrava in Senato, Cesare fu ucciso a pugnalate da un gruppo di
senatori.

Nel calendario romano le Idi erano
il tredicesimo giorno di ogni mese, ad eccezione dei mesi di marzo, maggio,
luglio e ottobre nei quali cadevano il quindicesimo giorno.

I senatori che avevano ucciso Cesare avrebbero
voluto il ritorno della repubblica, ma troppe cose erano ormai
cambiate nella società e nell’organizzazione politica di Roma. Cesare aveva
nominato come erede nel suo testamento il figlio adottivo (nonché suo
pronipote) Gaio Ottavio. Questi prese il nome del padre Gaio Giulio
Cesare Ottaviano e, deciso prima di tutto a vendicare la morte del
padre, si alleò con Marco Antonio, luogotenente di Cesare, e con un
altro generale, Marco Emilio Lepido.  Nel 43 a.C. i tre formarono il secondo triumvirato.

Marco Antonio si innamorò di Cleopatra, la sposò e
instaurò una monarchia di tipo orientale. La popolazione romana e
il Senato iniziarono a temere che Antonio volesse costituire un regno
indipendente, sottraendo a Roma le province orientali. Ottaviano capì che era
il momento di rompere il triumvirato per ottenere tutto il potere e, messo da
parte Lepido, dichiarò Antonio nemico di Roma. Radunò quindi un esercito,
raggiunse l’Egitto e si scontrò con Antonio ad Azio, nel 31 a.C. L’esercito egiziano,
nonostante fosse più numeroso, venne sconfitto. Antonio e Cleopatra fuggirono,
ma, inseguiti da Ottaviano, si tolsero la vita. Ottaviano rimaneva ormai
l’unico incontrastato dominatore di Roma. Con Cleopatra finì l’ultima delle
grandi monarchie ellenistiche, nate dalla spartizione dell’immenso impero di
Alessandro Magno.

L’Impero
a Roma

Tredici anni dopo la morte di Cesare, Ottaviano si
ritrovava unico erede del potere del padre adottivo e doveva scegliere quale
tipo di governo instaurare a Roma: la dittatura l’avrebbe portato
all’insuccesso, così come era capitato a Cesare, e anche il modello di monarca
orientale pensato da Marco Antonio non era ben visto dai Romani. Capì che
l’unico modo per non fallire era riproporre un governo basato sulle vecchie
istituzioni repubblicane, in modo da ottenere il consenso di tutte le
classi sociali. Il primo titolo che si fece attribuire fu infatti quello
di restitutor rei publicae, colui che restaura la repubblica.
In realtà ripristinò i comizi e i concili della plebe che, come in età
repubblicana, eleggevano tutti i magistrati. Le magistrature, però, diventarono
solo delle cariche onorifiche e persero del tutto i loro
poteri, che passarono nelle mani di Ottaviano. La scelta politica di Ottaviano
metteva quindi definitivamente fine alla repubblica, ma, per come
veniva proposta, appariva ai Romani una completa restaurazione delle
istituzioni repubblicane. Nel 27 a.C. il Senato attribuì a Ottaviano il titolo
di Augusto (cioè “degno di venerazione”). Con Ottaviano
comincia di fatto l’epoca imperiale.

Ottaviano abbellì Roma con nuovi templi e monumenti.
Uno tra i più importanti fu sicuramente l’Ara pacis, l’Altare
della pace, che Ottaviano fece costruire proprio al centro del Campo di Marte,
la piazza dedicata al dio della guerra. Con quest’opera ben visibile a tutti i
cittadini, Augusto si presentava come l’iniziatore di una nuova era di
pace dopo tanti anni di guerre.

Il sistema politico creato da Augusto rimase
invariato fino all’inizio del III secolo. Questo lungo periodo di stabilità
assicurò a tutta la popolazione dell’Impero pace e benessere. Un aspetto che,
però, Ottaviano non aveva curato e che diventò spesso motivo di tensione e di
conflitto era la successione. Come scegliere il successore di un’eredità così
importante? Augusto aveva capito che la successione dinastica,
ossia l’eredità di padre in figlio o tra membri della stessa famiglia, sarebbe
stato l’unico modo per evitare forti contrasti e garantire stabilità. Così dopo
di lui si succedettero imperatori della sua stessa famiglia, la dinastia
giulio-claudia, fino al 68 d.C., quando Nerone, l’ultimo
imperatore della dinastia, morì. La successione dinastica non rimase però una
regola fissa. Dopo un’altra dinastia, la dinastia flavia (69-96),
in cui l’Impero passò dal padre Vespasiano ai suoi due
figli, Tito e Domiziano, venne inaugurato, sotto
la spinta del Senato, che sperava così di controllare maggiormente la scelta
degli imperatori, il sistema dell’eredità per adozione: ogni
imperatore prima di morire aveva il compito di scegliere (e quindi di
“adottare”) il suo successore.

Durante l’Impero di Vespasiano fu progettato e
costruito l’Anfiteatro Flavio,
inaugurato nell’80 dal figlio Tito. Questo grandioso monumento, noto con il
nome di Colosseo per le sue
dimensioni enormi, poteva contenere 50 000 spettatori. Era destinato a ospitare
spettacoli per il popolo, come le lotte tra i gladiatori e le battaglie navali,
per le quali si riempiva di acqua il centro dell’anfiteatro.

Successore di Vespasiano fu il figlio Tito che
governò soli tre anni (morì per una forte febbre) con la stessa moderazione del
padre e si trovò costretto a fronteggiare disastri naturali quali l’incendio di
Roma e l’eruzione del Vesuvio che seppellì Pompei, Ercolano e
Stabia; domò una grave rivolta a Gerusalemme a seguito della
quale fu distrutto il tempio e iniziò la diaspora degli Ebrei. 

Alla fine del III secolo d.C., dopo un lungo periodo
di crisi, salì al potere Diocleziano, che cercò di porre lo stato
sotto il suo totale controllo.

Convinto che i cristiani
fossero un pericolo per il bene dello Stato, nel 303 scatenò contro di loro una
lunga e sanguinosa persecuzione: furono distrutti i templi,
confiscati i beni delle chiese, bruciati i libri sacri e molti subirono la
condanna a morte.

Nel 312, alla fine di  lotte sanguinose, prese il potere Costantino.
Il primo provvedimento del nuovo imperatore fu l’editto di Milano del 313 d.
C., conosciuto anche con il nome di editto di tolleranza,
perché concedeva ai cristiani la libertà di praticare la loro fede. Il
cristianesimo fu posto sullo stesso piano del paganesimo e di tutte le altre
religioni dell’Impero. Tuttavia Costantino favorì in ogni modo i cristiani:
concesse loro privilegi, diede ai vescovi incarichi importanti nella cura
dell’amministrazione e della giustizia, dichiarò la domenica giorno di festa
obbligatorio e fece costruire numerose chiese. L’imperatore si era reso conto
che il cristianesimo era ormai molto diffuso, soprattutto nelle città, e
pensava che la fede in un unico Dio e una religione di grande forza potessero
rendere lo Stato più forte e stabile. Grazie alla libertà di culto il cristianesimo
si diffuse anche in zone molto lontane dell’Impero.

Alla morte di Diocleziano, inizialmente, l’impero
aveva due padroni, Costantino in Occidente e Licinio
in Oriente. Costantino aveva ottenuto la vittoria decisiva contro il
rivale Massenzio alle porte di Roma nel 312 d. C. , anno in
cui fece costruire l’arco di Costantino per commemorare la vittoria. Nel 324
d. C. riuscì a unificare l’impero ed essere unico
imperatore. La capitale non fu portata a Roma, ma fu costruita una nuova città
chiamata Costantinopoli che divenne la capitale; politica,
cultura ed economia gravitarono così a Oriente.

Negli anni successivi alla morte di Costantino il
numero dei cristiani aumentò rapidamente finché il cristianesimo divenne
la religione più diffusa tra gli abitanti delle città:
ovunque, soprattutto nelle regioni orientali dell’Impero, si formarono comunità
cristiane molto ben organizzate sotto la guida di un vescovo. La vittoria
definitiva del cristianesimo arrivò nel 379 d.C., quando divenne
imperatore Teodosio. Egli pensava che il cristianesimo e i vescovi
fossero un valido sostegno per rafforzare la propria autorità; per questo
motivo, con l’editto di Tessalonica del 380 d.C., stabilì che il cristianesimo
fosse la sola religione ammessa
nell’Impero: venivano così vietate tutte le altre religioni e gli antichi
riti pagani, definiti «insani e dementi». Era la fine del paganesimo.

La
divisione dell’Impero romano e il crollo dell’Impero romano d’Occidente

Alla morte di Teodosio, l’Impero romano fu diviso in
due: l’Impero romano d’Oriente e l’Impero romano d’Occidente. Soprattutto
quest’ultimo fu preso d’assalto dai popoli germanici (Franchi, Angli e Sassoni,
Vandali, Burgundi, Visigoti e Unni) che in alcune zone dell’Impero arrivarono a
formare dei veri e propri insediamenti.

Tra il 406 e il 407 d.C. numerose tribù
germaniche, spinte dal popolo degli Unni, varcarono il Reno e
si riversarono in Occidente alla ricerca di nuove terre da abitare. Ormai
caduto in una crisi profonda, l’Impero d’Occidente non si risollevò più.
Nel 476 il generale di stirpe germanica Odoacre,
comandante della guardia imperiale in Italia, fu acclamato re dai soldati e
depose l’ultimo imperatore, Romolo Augustolo. Questa data segna
il crollo definitivo dell’Impero romano d’Occidente. Le invasioni barbariche determinarono,
così, la fine dell’Impero romano d’Occidente!

Da questo momento iniziano a formarsi i regni
romano-barbarici.

In Italia il re
degli ostrogoti venne, con il sostegno dell’imperatore d’Oriente, a
scacciare Odoacre (493). Teodorico era cresciuto nella corte
romana ed era grande ammiratore della civiltà imperiale. Non volle che goti e
romani si mescolassero, proibendo i matrimoni misti, ed ebbe cura di far vivere
pacificamente i due popoli, ciascuno con le proprie leggi. Lasciò ai romani l’amministrazione del regno
e riservò ai goti la difesa militare. La sede del re
ostrogoto era Ravenna che si
arricchì di monumenti, tra cui il Mausoleo
(tomba di Teodorico) , oggi patrimonio
mondiale dell’Umanità.

Alla morte di Teodorico in Europa troviamo in Oriente l’imperatore Giustino.
Suo successore, nel 527 d. C., fu il nipote, di bassa estrazione sociale, Giustiniano.
Il suo sogno è la restaurazione imperiale. Tale obiettivo si scontra
inevitabilmente con i goti in Italia, al termine di un continuo susseguirsi di
battaglie che frastagliano l’intera Europa troveremo una Roma completamente
distrutta e spopolata.

Giustiniano non seppe comprendere come, da un punto
di vista economico, l’impero si reggesse sull’Asia e sul Medio-Oriente,
piuttosto che sull’Italia. Alla sua morte il regno era parecchio indebolito.

Lasciò ai posteri la più completa e coerente
raccolta di diritto romana, il Codice, che trovò nell’Impero
d’Oriente e nell’Italia meridionale (sottoposta ai bizantini) una chiara
affermazione.

L’Impero romano d’Occidente era oramai crollato
sotto le spinte dei barbari, quello d’Oriente – l’impero bizantino – rimaneva ricco e forte. Costantinopoli, la capitale,
era la città più ricca e grande del Mediterraneo.

Distacco
tra Oriente e Occidente

Culturalmente tra bizantini e romani c’era un’enorme
distacco: i bizantini parlavano e scrivevano in greco, lingua che
l’Europa occidentale aveva completamente dimenticato. Inoltre, i bizantini si
consideravano gli unici continuatori della civiltà romana.

In campo religioso, nell’VIII secolo, i
vescovi di Roma si opposero alla distruzione delle sacre icone (immagini
sacre solitamente dipinte su tavola), ordinata dagli imperatori di
Costantinopoli che consideravano superstizioso il culto delle immagini. Questo
è l’inizio della rottura che avverrà tra le due Chiese nell’XI secolo.

L’Impero romano d’Oriente, separatosi
dall’occidente dopo la morte di Teodosio I nel 395 d.c. dovrebbe segnare la
fine dell’impero “romano” per sostituirlo con il termine
“bizantino”, da Bisanzio, l’antico nome della capitale Costantinopoli,
oggi Istambul.

L’Impero
bizantino, tra molte lotte, terminò nel 1453 con la conquista di
Costantinopoli da parte dei Turchi ottomani guidati da Maometto II. Non fu
solo un cambiamento di dominatori ma un cambiamento di civiltà, ovvero una
retrocessione di civiltà.

                                                                                                                                 Prof.ssa E. Gurrieri

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