CCNL scuola, ‘entro gennaio la firma definitiva all’Aran’: quali risultati si sono raggiunti?

Il CCNL scuola 2019/21 sta per essere firmato e il sindacato Anief ricorda quali risultati sono stati ottenuti. Un traguardo di particolare rilievo, poiché segna la prima volta che il sindacato è stato protagonista di un contratto, con benefici tangibili per il personale scolastico. Il Presidente Nazionale, Marcello Pacifico, in un commento sottolinea la massima efficienza ottenuta con le risorse limitate messe a disposizione dal Governo. I risultati concreti ci sono stati, come i tre giorni di permesso retribuito per i precari, un esempio tangibile di come, nonostante le limitazioni, siano stati ottenuti benefici significativi per il personale della scuola.

Permessi retribuiti per precari e congedo per donne vittime di violenza

Una delle innovazioni più salienti del CCNL è l’introduzione di tre giorni di permesso retribuito per i precari annuali, un passo avanti cruciale per il benessere di coloro che ogni anno firmano una supplenza di lunga durata. Altrettanto significativo è il congedo esteso fino a 120 giorni per le donne vittime di violenza, una richiesta promossa dall’Anief. Questa iniziativa riflette un impegno tangibile nel sostenere le donne in situazioni difficili, dimostrando la sensibilità e l’attenzione del sindacato alle problematiche sociali.

Miglioramenti per Dsga, Assistenti Tecnici e docenti

Per i Dsga, da un modesto aumento iniziale di 6 euro, il sindacato è riuscito a ottenere un notevole incremento di 60 euro. Inoltre, si apre la possibilità per loro di accedere al fondo di valorizzazione del personale. Gli assistenti tecnici nel primo ciclo vedono l’attribuzione di un’indennità di disagio, con un tetto massimo aumentato su richiesta del sindacato. Questi passi avanti dimostrano un impegno costante nel migliorare le condizioni e i benefici per diverse categorie di lavoratori nella scuola. Per il personale docente, sono stati raggiunti chiarimenti importanti, come il riconoscimento del Glo (Grado di Istruzione Obbligatorio) come parte delle attività funzionali. Questa chiarezza è fondamentale per garantire una comprensione univoca delle responsabilità dei docenti e contribuisce a un ambiente di lavoro più trasparente.

Altri risultati raggiunti all’Aran

Con l’accordo del 14 luglio 2023, si è riusciti a convogliare nel comparto Istruzione maggiori risorse, circa mezzo miliardo di euro, per la valorizzazione del personale e la redistribuzione dei fondi ai tavoli contrattuali. Tra i risultati ottenuti ci sono:

  • deroghe ai vincoli dei trasferimenti, in particolare la conferma dei diritti della disabilità e di tutela dei genitori lavoratori con figli fino a 12 anni nei trasferimenti del personale scolastico.
  • procedura straordinaria di reclutamento su posti di sostegno
  • sblocco dei contratti dei docenti specializzati all’estero
  • ampliamento del 30 % dei posti dei docenti riservati ai precari TFA sostegno
  • aumento del 70% dei posti per i docenti IRC nel concorso straordinario
  • eliminazione del tetto massimo dei docenti abilitati con semplificazione per accesso e frequenza
  • ammissione diretta degli insegnanti ‘ingabbiati’ ai percorsi di 30 CFU insieme ai docenti triennalisti pure della scuola paritaria e degli Iefp;
  • assegnazione della Carta del docente ai neo immessi e al 31 agosto, come poi accettato dall’Esecutivo in caria
  • scorrimento delle graduatorie del concorso ordinario straordinario su rinunce
  • trasformazione in esaurimento delle graduatorie dei concorsi ordinari
  • nuovo corso-concorso per dirigenti scolastici con ricorso attivo.

Anief ha infine creato le condizioni, sempre con la firma alla bozza del contratto collettivo nazionale 2019/21 contrattato all’Aran, perché si arrivi in tempi congrui ad un’intesa proficua sulla mobilità dei lavoratori della scuola neo immessi in ruolo; delle risorse superiori all’inflazione e al precedente contratto; la decisione di riportare alla contrattazione la definizione dei compensi del docente tutor, oltre che lo sblocco delle posizioni economiche ATA.

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PREVIDENZA – Quota 41 o 64 in arrivo? Anief: l’importante è introdurre un pre-pensionamento di 4 anni senza penalizzazioni, nella Scuola è necessario

“Sono due gli interventi che il Governo sta attuando sulle pensioni con la Legge di Bilancio per evitare il ritorno alla Fornero: Quota 41 e Quota 64 anni. L’importante è che l’Italia intraprenda quello che si fa negli altri Paesi economicamente sviluppati: mandare i cittadini lavoratori in pensione a 63 anni con il massimo dei contributi”. A sostenerlo è Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, che chiede quindi un pre-pensionamento di almeno quattro anni rispetto alla legge che tornerebbe in vigore dal 1° gennaio prossimo.

 
Intervistato dall’agenzia Teleborsa, il sindacalista autonomo ha detto che se lo Stato ha giustamente deciso che “si deve accedere al lavoro con dei titoli di studio di formazione superiore, allora è giunto il momento di riconoscere gratuitamente il riscatto degli anni di studio”, come ha più volte detto anche il presidente Inps Pasquale Tridico. Secondo Pacifico, si tratterebbe di “due operazioni importanti per svecchiare non solo la Pubblica Amministrazione e tutto il mondo del lavoro, non solo per aprire le porte ai giovani e ringiovanire il personale della scuola, dato che abbiamo la classe docente più vecchia del mondo, ma questa operazione servirebbe a garantire una parità di trattamento tra i lavoratori dei paesi economicamente più sviluppati”.
Secondo il leader dell’Anief, infine, c’è un ultimo punto fondamentale: “le donne che lavorano devono avere qualcosa di riconosciuto, un qualche contributo importante, in particolar modo se hanno dovuto affrontare anche la maternità: se il Governo italiano ha introdotto, giustamente, un Ministero della Natalità, allora bisogna anche intervenire concretamente per garantire il diritto delle donne ad essere pienamente madri e lavoratrici” adeguatamente tutelate delle leggi.
 
Il giovane sindacato chiede, in particolare, che docenti e personale Ata vengano equiparati, a livello di previdenza, ai lavoratori delle forze armate, permettendo così loro di lasciare in ogni caso il lavoro a 62 anni e senza tagli all’assegno di quiescenza. “Non è una concessione – conclude Pacifico – considerando l’alto numero di casi di insegnanti sottoposti a  burnout  e a patologie invalidanti dovute allo stress da lavoro prolungato e senza nemmeno il dovuto riconoscimento del rischio biologico, molto presente tra coloro che operano nei nostri istituti scolastici”.
 
Anief ricorda che, in convenzione con Cedan, anche quest’anno è stato avviato il servizio di consulenza per chi è interessato al pensionamento: è possibile contattare via web la sede sindacale più vicina.
 
 
 
PER APPROFONDIMENTI:
 
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