Giudizi motivazionali al posto dei voti: quella del maestro di Palermo è un’ottima pratica, ma con qualche precisazione
Grandi consensi (ma anche qualche critica) per il docente di una scuola primaria di Palermo che ha deciso di utilizzare una forma di valutazione “motivazionale”.
Di cosa si tratta?
In pratica per la valutazione in itinere il maestro non usa il voto (pratica peraltro esclusa dopo l’entrata in vigore della riforma del 2020) ma “giudizi”, che poi tali non sono, utili a sostenere l’impegno e i risultati di ciascun alunno.
Che è poi quello che avviene, o dovrebbe avvenire, con la “valutazione descrittiva” di cui parla il DM 172/2020.
Intervistato da Repubblica l’insegnante si schermisce: “Non faccio nulla di speciale. Ogni insegnante crea un rapporto di fiducia coi propri alunni, a modo suo. Io li motivo con delle frasi, perché senza una motivazione non si fa nulla nella vita”.
E fino a qui va tutto bene perché è evidente che il maestro sta cercando di applicare una valutazione che possa aiutare