Non solo didattica: Insegnanti, lezione vivente di dignità e responsabilità

“L’uomo di cultura deve reagire a tutto ciò che è offesa alla sua dignità, alla sua coscienza. Altrimenti la cultura non serve a nulla”, affermava il Presidente Sandro Pertini.

Sul rapporto tra scuola, lavoro e dignità ci confrontiamo con Ciro Silvestri, neosegretario generale del sindacato FISI,  responsabile del comparto  Scuola, e professore di Filosofia

Come ritiene si possa applicare il concetto di dignità al mondo della scuola?

Fare scuola non significa addestrare, fare scuola significa sviluppare la persona umana nella sua dignità. I due concetti sono quindi indissolubili.

La scuola è la comunità educante deputata a trasmettere alle nuove generazioni non solo conoscenze, abilità e competenze bensì i saperi alti e la capacità di saper discriminare la realtà. Gli insegnanti anche con il loro comportamento e il modo di essere rappresentano essi stessi una “lezione vivente” molto efficace per lo sviluppo delle coscienze dei giovani cittadini di domani.

Gli insegnanti dovrebbero attingere all’essenza della loro professione ed essere in primis cittadini difensori della dignità e della libertà di insegnamento sanciti dalla Costituzione. Condizione fondamentale per la realizzazione della democrazia è infatti lo sviluppo di un processo educativo libero e condiviso. La cultura non può essere precaria e soggetta a condizioni.

“Non può esserci società democratica se non con una scuola democratica, che educhi i giovani al significato profondo della partecipazione, della socialità e della corresponsabilità” affermava il filosofo e pedagogista statunitense John Dewey (“Democrazia ed educazione”, 1916). Il pedagogista evidenziava un concetto fondamentale e quanto mail attuale: “l’interesse comune tra governanti e governati non si fonda, come nei regimi dispotici, sulla paura, ma sulla libera interazione tra i gruppi sociali”.

Personalmente, credo che il confronto e la partecipazione ai processi democratici dal basso sia imprescindibile in una democrazia che sia tale e ciò si impara sin dai banchi di scuola. I cittadini, i lavoratori, gli studenti dovrebbero contribuire a delineare il proprio presente e futuro e non essere spettatori passivi e fruitori di visioni della società precostituite e imposte dall’alto.

In questa visione come si inserisce la digitalizzazione della Scuola 4.0 promossa dal Ministero?

Non siamo dei nostalgici, la tecnologia al servizio dell’uomo è senza dubbio progresso e civiltà. Non è plausibile, tuttavia, l’asservimento dell’uomo alla tecnologia e l’utilizzo della stessa per disintegrare la società.

Il digitale dovrebbe essere uno strumento integrativo a disposizione di docenti e studenti a garanzia della libertà di insegnamento e della libertà di apprendimento. Non deve assolutamente diventare uno strumento obbligatorio sostitutivo della scuola e addirittura mettere in discussione il ruolo degli insegnanti.

La classe è la “cellula viva” del sistema scuola come Comunità; non si può pensare di stravolgere questi fondamenti per venire incontro ad istanze di stampo aziendalistico tecnocratico.

La scuola non è e non deve essere né una fabbrica né tanto meno un social, i docenti non sono e non devono essere degli influencers nell’accezione negativa di indottrinatori. Il ruolo della scuola non dovrebbe essere quello di omologare attraverso l’accumulo di nozioni e tecniche. I docenti hanno il compito di stimolare e accrescere il senso critico degli studenti, la loro capacità di discernere autonomamente, di saper leggere e interpretare la realtà. La scuola democratica insegna anche il confronto con gli altri e l’accettazione dei pensieri differenti nell’ambito di una relazione affettiva, base dell’apprendimento e dalla quale non si può prescindere.

Il mondo della scuola, con i suoi limiti e aspetti da innovare e migliorare, rimane il luogo fondamentale di ogni Stato Democratico e, dunque, un bene da difendere con assoluta fermezza. Come docenti abbiamo una grossa responsabilità e se vogliamo evitare che tutto ciò accada, è indispensabile che la professione docente torni a essere una vera Professione Intellettuale. È assolutamente necessario che tutti facciano qualcosa per impedire il capovolgimento di un paradigma fondamentale: “la tecnologia al servizio dell’uomo e non viceversa”.

Non solo insegnanti, ma anche studenti, genitori, cittadini, tutti dovrebbero partecipare ad un dibattito costruttivo che individui la rotta della scuola oggi; nessuno può sostituirsi alla società civile, ignorarne i valori e i diritti fondamentali, per altri fini lontani dagli alti scopi educativi della scuola. Nessuno deve intaccare il futuro delle future generazioni che hanno diritto di studio e lavoro e di preservare la dignità di uomo (cit. Calamandrei).

Quale ruolo può svolgere il sindacato oggi per la tutela della dignità del lavoro?

Crediamo come sindacato nel concetto di lavoro espresso nella nostra Costituzione, sin dall’art. 1 che fonda la Res-pubblica sul lavoro e all’art. 34 si pone specificamente l’obiettivo della rimozione degli ostacoli al pieno sviluppo della persona umana. Calamandrei aveva ben espresso questo concetto affermando che la dignità del lavoro significa «possibilità per ogni uomo di lavorare e di studiare e di trarre con sicurezza dal proprio lavoro i mezzi per vivere da uomo » (P. Calamandrei, Lo Stato siamo noi…).

Il nostro sindacato cerca di dare valore e significato reale alle parole a partire dall’etimologia di sindacato – dal greco syn insieme dike giustizia. Ci adoperiamo concretamente per tutelare la dignità dei lavoratori che sono innanzitutto esseri umani e in quanto tali non assoggettabili a umiliazioni e ricatti.

Abbiamo fatto già tante battaglie negli ultimi anni quando tutti hanno girato il capo di fronte alla sospensione dei diritti fondamentali, compreso il diritto al lavoro.

È necessario tornare al senso delle parole, non compromettere l’essere umano significa per noi, quindi, salvaguardare la dignità umana come lavoratore, studente,  insegnante anche precario.

Come Sindacato innovativo intendiamo tutelare tutti i lavoratori da questo pericolo e dare voce a chi non ha voce. Ci rivolgiamo a tutte le categorie, non solo gli insegnanti e il personale della scuola.

Ci rivolgiamo a tutti coloro che in questi anni hanno perso la fiducia sul valore che la rappresentanza sindacale può avere per la tutela del lavoro e la dignità umana.

Siamo sempre aperti a confronti con la società civile.

Per maggiori informazioni è possibile contattare: info@fisindacato.it  oppure collegarsi al sito www.fisisindacato.it

Teresa La Marca

Continua la lettura su: https://www.oggiscuola.com/web/2024/02/16/non-solo-didattica-insegnanti-lezione-vivente-di-dignita-e-responsabilita/ Autore del post: OggiScuola Fonte: https://www.oggiscuola.com/

Articoli Correlati

Svuotare il nulla

La dimensione politica del nichilismo contemporaneo

di Nuccio Randone

Svuotare il nulla – La dimensione politica del nichilismo contemporaneo – di Nuccio Randone

PREMESSA

Cosa hanno in comune gli autori citati in grassetto in questo articolo? Il fatto che alcune loro opere sono state da me lette e questa lettura ha ispirato le idee presenti in questo articolo. Non ho citato alcuna loro opera, ma ho preferito, tramite la citazione in grassetto, rimandare in generale alla tematica affrontata dall’autore. Chi vorrà potrà approfondire le varie tematiche tramite la lettura delle opere dell’autore stesso.

INTRODUZIONE

Il presente articolo vuole rispondere ad una domanda. Qual è il fondamento teorico e la sua traduzione sul piano politico dell’attuale ingiustizia sociale ed ecologica che ha assunto ormai una dimensione planetaria? La politica oggi ha una dimensione orizzontale attenta al destino dell’altro o verticale in cui prevale esclusivamente la legge del più forte? La mia risposta, che cercherò di spiegare in questo articolo, è che il nichilismo contemporaneo costituisce il fondamento teorico dell’attuale capitalismo tecnocratico: il capitalismo tecnocratico è il volto politico del nichilismo contemporaneo.

Ma qual è il destino dell’uomo? il nulla o il senso. Il futuro dell’uomo e del pianeta dipende dalla risposta che si dà a tale domanda.

1. ASPETTO FILOSOFICO. IL NULLA E IL SENSO

Cosa significa svuotare il nulla? Come si fa a svuotare ciò che non è? Il nulla non esiste, da ciò “l’impossibilità logica di affermare che le cose vengono dal nulla e nel nulla ritornano” (Emanuele Severino-Filosofo). Già Lucrezio ci avvisava del fatto che “dal nulla viene nulla” e secondo la legge di Lavoisier “nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”.

L’affermazione del nulla, processo iniziato storicamente con i maestri del sospetto, Nietzsche e la morte di Dio – Freud e la morte del padre – Marx e la morte dell’individuo, ha avuto come esito il nichilismo, tentativo di vivere il nulla nel nulla.

 Si dirà che il nichilista crede solo in se stesso, così però non è più un nichilista in quanto non crede nel nulla, ma in se stesso, in qualcosa da cui le cose provengono. Il nichilismo invece è una superstizione: fede nel nulla.

 Il nichilismo porta al fallimento il destino proprio dell’uomo: dare senso alla sua vita.

Prova del fatto che il destino dell’uomo è dare senso alla sua vita è la ricerca della felicità: l’uomo infatti è desiderio naturale di felicità (Tommaso D’Aquino-Filosofo), è un animale soggetto alla segnatura del dolore ma desideroso di felicità. Soffriamo ma non ci rassegniamo, troviamo la felicità, ma non ci basta, e quando essa sfuma ne cerchiamo un’altra e un’altra ancora. Fino a quando questa ricerca? La felicità assoluta è il destino dell’uomo.

Siamo destinati alla felicità assoluta, altrimenti perché desiderala? L’uomo sarebbe un assurdo, la più meschina delle creature, preso in giro dalla sua stessa natura in quanto desidera qualcosa che non esiste (Francesco Ventorino-Filosofo).

 L’uomo desidera la verità, il senso di se stesso, della sua vita, del mondo, ma questa verità, questo senso, secondo il nichilismo, non può essere dato e non deve essere dato ma si deve vivere nel nulla e di nulla fino a negare l’umano dell’uomo ovvero il dare senso al “mondo alla mano” (Martin Heidegger-Filosofo).

In una società dominata dalla tecnica e dal suo delirio di onnipotenza, segnata dal capitalismo consumistico che omologa, massifica, conduce a quell’individualismo nichilistico per cui nulla ha senso se non esclusivamente il proprio edonistico e narcisistico benessere individuale e materiale senza spazio alcuno per gli altri e per i beni spirituali (Fausto Bertinotti-Politico), svuotare il nulla è la sfida che l’umanità deve assumersi nei confronti di chi questa umanità vuole annichilire, il nichilismo di matrice tecnocratico-capitalistica.

Per superare il nichilismo e la sua dimensione subumana, bisogna ritornare ad esercitare quella capacità, esclusivamente umana, di trasformare le coincidenze in senso, opportunità.

Nessuno di noi è indispensabile e infatti il mondo procede anche senza di noi, ma questo significa che se è vero che eventi e avvenimenti accadono a prescindere da noi, è altrettanto vero che ognuno di noi può trasformare tali coincidenze in senso, opportunità.

Svuotare il nulla significa trasformare il nichilistico “nulla” nello stato di gettatezza esistenziale in cui nulla ha senso (il nulla) affinché tutto abbia senso (il nulla svuotato), quel senso che io do al mio mondo alla mano: gli eventi e gli altri non rimangono mere coincidenze ma vengono da me dotati di senso e danno, quindi, senso alla mia vita per cui io mi realizzo nel mondo non contro o sfruttando gli altri ma con gli altri, anzi gli altri sono la mia unica possibilità di senso e di esserci.

 Raggiungere lo stato di gettatezza originale dove nulla ha senso affinché tutto abbia senso significa dunque trasformare le coincidenze in senso perché il destino dell’uomo è la felicità e questa si vive qui e ora dando senso alle cose.

Il nichilismo rifiuta il destino dell’uomo provando un sentimento di nausea (Jean-Paul Sartre-Filosofo) di fronte a tale destino: il mal di vivere nichilistico.

Di
fronte alla proclamazione della morte di Dio (se non vi è più l’Essere vi è il
nulla), bisogna riaffermare l’umano dell’uomo spostando l’attenzione dal piano
teologico a quello antropologico: la questione non è affermare o negare Dio, ma
 nell’avere fede nella vita o nel nulla.

La fiducia nella vita, fondata sulla capacità
dell’uomo di dare senso alle cose,  fa
intraprendere un viaggio che porta dalla morte di Dio alla riscoperta dell’uomo
come desiderio naturale di dare senso alle cose.

La morte di Dio, in chiave nichilistica,
in quanto affermazione del nulla, porta alla morte dell’uomo: il nichilismo infatti
non vede l’uomo come l’unico ente capace di donare senso alle cose e quindi
trascenderle, ma come un ente fra gli enti ripiegato nel nulla della vita.

Per il nichilismo “nulla-esiste”, ma il “nulla-non-esiste”, dal nulla non può venire nulla, dal nulla non può apparire e nemmeno sparire nulla: il nichilismo è il nulla, il vuoto, l’abisso, la morte dell’uomo.

2. ASPETTO POLITICO. IL CAPITALISMO TECNOCRATICO

Il senso che diamo alla vita fa esserci e rimanere eternamente nei ricordi di quanti abbiamo incontrato nel cammino
della nostra vita. Saremo ricordati se riusciremo a dare alle “nostre” tracce
di senso una dimensione “politica”: la relazione politica quando è una “relazione
di sensi” assume una dimensione orizzontale che ci permette di costruire una
casa comune in cui co-abitare (Donatella Di Cesare-Filosofa).

La politica nichilistica, invece, ha una
dimensione verticale dove la forza diviene l’unico valore nelle relazioni
umane: in una società nichilistica dove nulla ha senso pre-vale il più forte e
la forza.

Si comprende, allora, come in una
cultura nichilistica la tecnica che dovrebbe essere a servizio dell’uomo e del
miglioramento delle condizioni di vita dei più deboli, è diventata invece il
nuovo mezzo di arricchimento e sfruttamento delle risorse del pianeta nelle
mani della nuova forza capitalistico-tecnocratica.

Il capitalismo tecnocratico di matrice
nichilistico, con un intreccio perverso di capitale – tecnica – politica, segue
la logica etica del voglio
(ricchezza) – posso (la tecnica) – faccio (la politica), sfruttando le
risorse del pianeta per un arricchimento personale a discapito dei più deboli, il
tutto sotto l’egida del nichilismo e delle politiche neoliberiste.

Svuotare il nulla significa dunque dare
senso alla vita: dare senso alla vita (da me stesso o alla luce del Vangelo o attraverso
un’ideologia, ecc.), trasformare le coincidenze in eventi significativi per la
mia vita è un atto di responsabilità politica totalmente alternativo ad una visione
nichilistica della vita che, con una fede cieca nel nulla e attraverso un uso
della tecnica sempre più come strumento di potere nelle mani del capitalismo
ultra liberista, deresponsabilizza l’uomo in quanto di fronte al nulla non si è
chiamati a rispondere ma ad obbedire al più forte.

Ai maestri del sospetto va dato merito
di aver scardinato strutture di pensiero e istituzionali ormai anacronistiche e
di aver contribuito indirettamente ad un ripensamento, riformulazione,
“aggiornamento” (Papa Giovanni XXIII) della trascendenza di
fronte alla morte di Dio, dell’istituzione di fronte alla morte del padre e del
sacrificio di fronte alla morte dell’individuo (Armando Matteo-Teologo).

La deriva nichilistica con la
conseguente morte dell’uomo, privato ormai del suo destino e della sua libertà,
mercificato dalle forze lobbiste di matrice capitalistica, ci deve spingere ad
ascoltare quei maestri che ci insegnano che il destino dell’uomo è quello di trovare l’alba dentro l’imbrunire.

Questa è la fatica del vivere: svuotare
il nulla, dare senso alle cose, trovare l’alba
dentro l’imbrunire. L’alternativa è la noia
(Giacomo Leopardi-Poeta), quell’equa
distanza tra la gioia e il dolore che è il nulla che, in quanto inesistente,
coincide con l’annullamento di ciò che esiste, le nostre vite.

Nell’epoca contemporanea segnata dal
nichilismo e dalla morte del donatore, sia esso Dio o il padre, la vita non è
più vista come un dono, il vivere è divenuto un problema e non più una
responsabilità, la libertà si è ridotta ad una fuga dalla vita e non più ad un
impegno faticoso, doloroso, gioioso, ma mai noioso, di dare senso alla vita.

Morto Dio, il problema contemporaneo non
è più Dio ma l’uomo: essere o non essere
questo è il dilemma (William Shakespeare-Drammaturgo).

La fiducia nella vita e la speranza
nella capacità dell’uomo di dare senso e significato alle relazioni umane per
costruire una casa comune da co-abitare
è la sfida da lanciare al nichilismo contemporaneo che, con la sua fede nel
nulla e senza speranza per il futuro, rende l’uomo libero da Dio ma schiavo
delle forze cieche del nuovo capitalismo tecnocratico: la discriminante infatti
non è tra il vivere con Dio o senza Dio, ma tra l’avere fiducia nella vita o
nel nulla.

Il primo atteggiamento è proprio di coloro che cercano di dare un logos, un senso alla vita e al loro vivere (o alla luce della sola ratio o alla luce dell’evangelium) il secondo, invece, è l’atteggiamento di chi, nel nulla esistenziale, affidandosi unicamente all’egemonia e alla forza della tecnica, finisce per divenire quel dominus di cui ne ha proclamato la morte, dominando chi la tecnica la può solo subire.

3. ASPETTO TEOLOGICO. I SEGNI DEI TEMPI

Dio è morto ma  l’uomo risorge  in ogni faticoso tentativo di svuotare il
nulla.

Dal punto di vista teologico, questa
morte di Dio e resurrezione dell’uomo in ogni faticoso quotidiano dare senso
alle cose è una responsabilità etica ovvero capacità e “scelta” di rispondere
agli appelli della storia, è un saper-dover leggere i segni dei tempi (Papa Giovanni XXIII) alla luce del Vangelo e
alla cui luce incarnare le istanze evangeliche di giustizia, pace, solidarietà,
uguaglianza, libertà e liberazione (Concilio
Vaticano II).

All’antropologia nichilistica si oppone dunque
un’antropologia escatologica (Giuseppe Dossetti-Teologo),
l’antropologia cioè dell’Homo Viator (Gabriel Marcel-Filosofo) che nell’andare incontro alla pienezza del
tempo discerne nella storia i segni dei tempi, il senso escatologico degli
eventi e degli avvenimenti (Giuseppe
Ruggieri-Teologo).

Morto Dio qual è il senso della vita?

La vita stessa in quanto ogni vita, se vissuta,
è sempre piena di senso.

Ma che significa vivere la vita?

Esserci

Ma che significa esserci?

Significa svuotare il nulla, l’in-esserci.

Ma che significa svuotare il nulla,
l’in-esserci?

Significa trasformare le coincidenze in senso, dare senso
al
mio mondo alla mano: nella vita
vissuta gli eventi e gli altri non sono mai coincidenze ma vengono dotati di
senso. Il destino dell’uomo è la felicità e questa si vive qui e ora ogni qual
volta si da senso alle cose svuotando il nulla.

Da quanto detto fin ora, si comprende come
si può “vivere senza Dio” senza essere nichilisti, così come si può “vivere con
Dio” senza essere superstiziosi in quanto superstizioso è il nichilismo con la
sua fede nel nulla.

Per il cristiano Dio è inutile, nel mondo “davanti e con Dio viviamo senza Dio, viviamo come uomini capaci di far fronte alla vita senza Dio. Il Dio che è con noi è il Dio che ci abbandona (Mc 15,34)! è Il Dio che ci fa vivere nel mondo senza l’ipotesi di lavoro Dio” (Dietrich Bonhoeffer-Teologo): l’inutilità di Dio, l’assenza di Dio per il cristiano significa responsabilità, capacità di rispondere agli appelli della storia, risignificando eventi e avvenimenti alla luce del Vangelo per coglierne i segni dei tempi.

CONCLUSIONE

Svuotando l’inesistenza, in quanto il nulla non è, rimane spazio e tempo (Zygmunt Bauman-Sociologo) solo per l’esistenza che, se non si vuol far precipitare nel nulla, deve essere da noi, sia che viviamo con Dio, sia che viviamo senza Dio, dotata di senso: questo è il destino dell’uomo e negarlo significa negare l’uomo stesso, significa proclamare la “morte nichilistica dell’uomo” che assume la dimensione politica del capitalismo tecnocratico.

Tag: # svuotare il nulla svuotare il nulla # Per una didattica relazionale per una didattica relazionale

FISI Scuola: “PNRR e Scuola 4.0, restiamo umani”

Cosa ci riserva il Piano Scuola 4.0? Innumerevoli sono i dubbi e le criticità messi in evidenza dal documentoelaborato dal Sindacato FISI Scuola intitolato “PNRR e Scuola 4.0: restiamo umani”.
È questa la strada verso una scuola veramente di qualità, perfettamente in linea con le previsionidi Agenda 2030 (Obiettivo 4 – Istruzione di Qualità)?
Lo scopo del Piano Scuola 4.0, promosso dal Ministero dell’Istruzione, nell’ambito delle linee diinvestimento del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), come indicato nel documento stesso( https://www.miur.gov.it/documents/20182/6735034/PIANO_SCUOLA_4.0.pdf ), sarebbe quello direalizzare un nuovo sistema educativo al fine di garantire il diritto allo studio, le competenze digitali e lecapacità necessarie a cogliere le “sfide del futuro” contrastando contestualmente dispersione scolastica,povertà educativa e disparità di diverso tipo.
In effetti, il Piano Scuola 4.0 va a concretizzare un processo di digitalizzazione avviato dal 2015 con il Pianonazionale per la scuola digitale e confluisce in una serie di azioni e strategie volte a completare questoprocesso nell’ambito delle politiche dell’Unione Europea, coerentemente al Piano europeo di azione perl’istruzione digitale 2021-2027, denominato “Ripensare l’istruzione e la formazione per l’era digitale”.Il Piano Scuola 4.0, si legge nel manifesto FISI (Federazione Italiana Sindacati Intercategoriali), “rappresentaa tutti gli effetti la prosecuzione di un processo di trasformazione già avviato da tempo, un processoapparentemente inarrestabile che, attraverso la digitalizzazione forzata, trasformerà qualsiasi ambientereale in ambiente di apprendimento digitale o meglio, virtuale”.
In questa direzione, il Piano Scuola 4.0 prevede, tra l’altro, l’utilizzo esclusivo della didattica digitale e diambienti di apprendimento prettamente virtuali basati sull’intelligenza artificiale e prospetta la creazione diun nuovo mondo definito “Eduverso”, luogo in cui l’utilizzo di avatar, ologrammi e ambienti virtuali, saràfunzionale anche a preparare le nuove generazioni al passo successivo: dall’Eduverso al Metaverso.“Non intendiamo demonizzare gli aspetti positivi del digitale, ci spiega il segretario FISI Scuola, prof. CiroSilvestri, “tuttavia, il digitale dovrebbe essere uno strumento integrativo a disposizione di docenti estudenti a garanzia della Libertà di insegnamento e della Libertà di apprendimento. Non deveassolutamente diventare uno strumento obbligatorio sostitutivo della scuola e addirittura mettere indiscussione il ruolo degli insegnanti”.
Quali sono gli effetti negativi messi in luce dal documento FISI?
Dal manifesto FISI Scuola emergono impatti estremamente preoccupanti in termini di “perdita di abilità ecompetenze cognitive di base, danni psicologici dovuti alla costante sovraesposizione a schermi digitali diogni tipo (come il periodo di isolamento forzato e didattica digitale obbligata, la DAD, ha dimostratoampiamente), perdita di contatto con la realtà a causa della crescente immersione in ambienti virtualianche tramite Visori VR (Eduverso); confusione tra realtà reale e realtà virtuale; integrazione e/osostituzione della vita reale con la vita virtuale (Metaverso)”.
Le considerazioni emerse dal documento del FISI sono state integrate anche dai dati presentati nel libro“Demenza Digitale” di Manfred Spitzer, già professore ad Harvard, attualmente direttore del “Centro per leNeuroscienze e l’Apprendimento” dell’Università di Ulm in Germania. Il documento FISI cita anche gli ultimiilluminanti dati provenienti dal modello della scuola finlandese, noto proprio per essere incentrato sulladidattica digitale. Come rilevato dai dati OcsePisa e dall’indagine condotta dal Ministero dell’istruzione, inFinlandia è stato deciso di fare un passo indietro poiché è dimostrato che l’utilizzo frequente dellastrumentazione tecnologica provoca tra l’altro: mancato sviluppo cognitivo; mancato sviluppo del pensierologico-critico-argomentativo; aumento dei disturbi dell’attenzione; difficoltà a comprendere il significato diun testo scritto; incapacità di concentrarsi su questioni concettualmente complesse; perdita diautocontrollo nella scelta delle informazioni e sui contenuti; cyberbullismo; propensione alla violenza;desensibilizzazione verso la violenza reale; insonnia, depressione e dipendenza; obesità, diabete e gravepeggioramento della vista; riduzione dei contatti sociali (isolamento sociale) e insorgenza di fobie.
Insomma, evidenzia, Ciro Silvestri, “si prospetta un vero disastro per il futuro delle nuove generazioni, altroche sovraesposizione a video giochi e social. La stessa didattica digitale, tanto temuta, ci sembrerà unacenerentola in confronto all’eduverso”.
Gli esperti della Commissione Scuola del sindacato FISI evidenziano nel documento come la“digitalizzazione forzata” (già imposta dalle “Aziende del Sistema Globale” tipo Google, Facebook, YouTube,Amazon etc), tende sia all’indottrinamento che alla formattazione dei cervelli delle nuove generazioni neltentativo di creare: IL PERFETTO CITTADINO GLOBALE E DIGITALE, una sorta di moderno schiavocompletamente omologato e sprovvisto di “spirito critico”.
Ecco le probabili nefaste conseguenze evidenziate nel manifesto FISI Scuola: “perdita del valoredell’insegnamento centrato sulla persona umana, sui valori e sulla ricerca del senso della vita in chiaveuniversale e spirituale; progressiva perdita dell’intelligenza naturale (umana) a favore dell’intelligenzaartificiale (macchine, robot e simili); “disumanizzazione dell’individuo” con conseguente alterazione di ognitipo di rapporto umano, con gli altri ma anche con sé stessi; annichilimento culturale della società econseguente tramonto della Democrazia, naturalmente intesa come forma di governo esercitato dalpopolo”.
Ci sarà ancora posto per gli insegnanti nella Scuola 4.0?
Inizialmente il loro ruolo, progressivamente svuotato, si ridurrà: da insegnanti a meri facilitatori tecnologicie trasmettitori di cosiddette “buone prassi” progressivamente sostituiti da robot e IA intelligenza artificiale(perdita definitiva della Libertà di insegnamento sancita dall’art. 33 della Costituzione).
L’apprendimento e la crescita sana e integrata di ciascun bambino e ragazzo sono imprescindibili dallarelazione umana con gli insegnanti e i pari, sono la base dei valori umani e della ricerca del senso della vitain chiave universale e spirituale. “Il mondo della scuola, afferma ancora il segretario FISI Scuola, con i suoilimiti e aspetti da innovare e migliorare, rimane il luogo fondamentale di ogni Stato Democratico e, dunque,un bene da difendere con assoluta fermezza. La posta in gioco è enorme, è il destino di noi tutti. È il destinodegli esseri umani. Abbiamo una grossa responsabilità e se vogliamo evitare che tutto ciò accada èindispensabile che la professione docente torni a essere una vera Professione Intellettuale. Èassolutamente necessario che tutti facciano qualcosa per impedire il capovolgimento di un paradigmafondamentale: “la tecnologia al servizio dell’uomo e non viceversa”.
Come Sindacato, conclude Ciro Silvestri, “ci facciamo promotori, di tavoli di confronto aperti a tutti gliaddetti ai lavori, insegnanti, sindacati, esperti, genitori, giovani”.
Per maggiori informazioni è possibile contattare: fisi_scuola@fisinazionale.it oppure collegarsi al sitowww.fisinazionale.it

Vuoi rimanere aggiornato sulle nuove tecnologie per la Didattica e ricevere suggerimenti per attività da fare in classe?

Sei un docente?

soloscuola.it la prima piattaforma
No Profit gestita dai

Volontari Per la Didattica
per il mondo della Scuola. 

 

Tutti i servizi sono gratuiti. 

Associazione di Volontariato Koinokalo Aps

Ente del Terzo Settore iscritta dal 2014
Tutte le attività sono finanziate con il 5X1000