Si può essere matematico e poeta?

Si può essere matematico e poeta? Gemini sviluppa il tema dei profondi legami tra Matematica e Poesia, presenta esempi concreti e propone esercizi.

Karl Weierstrass (1815-1897): “In ogni matematico c’è l’anima del poeta

Forse non manca chi ritiene che matematica e poesia siano inconciliabili.

L’una appare esatta, logica, precisa, l’altra stravagante, fantasiosa, suggestiva. Eppure non mancano smentite a questo modo di vedere. Una delle smentite la fornisce Emilio Ambrisi con l’articolo La geometria delle rose in poesia, in cui è rievocata la figura di Angelo Fadini, che fu “Matematico con la M maiuscola, ma anche […] poeta”. In me è sorta la curiosità di sapere che cosa pensa della questione l’Intelligenza Artificiale (ovviamente dico pensa in senso improprio). Perciò ho chiesto all’applicazione Gemini di sviluppare il seguente argomento:

Rapporti fra matematica e poesia

La risposta è andata oltre le aspettative, a partire dal titolo che Gemini ha dato con enfasi alla sua elaborazione dei dati reperiti in rete.

Gemini

“I profondi legami tra Matematica e Poesia: un’esplorazione affascinante

Premessa

A prima vista, matematica e poesia possono sembrare due mondi diametralmente opposti. La matematica, con il suo rigore logico e le sue formule precise, si contrappone alla poesia, intrisa di immaginazione e libera espressione. Eppure, a un’analisi più approfondita, emerge una fitta rete di connessioni che le unisce in un’affascinante danza intellettuale.

Analogie strutturali Simmetria e ritmo: entrambe le discipline ricercano l’armonia e l’equilibrio nella struttura. La poesia si avvale di metriche, schemi di rime e figure retoriche per creare un

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Esercizi Di Logica Per La Prima Elementare: Sviluppare Il Pensiero Critico

L’insegnamento della logica e del pensiero critico nella scuola primaria, in particolare nella prima elementare, è un passaggio fondamentale per lo sviluppo cognitivo dei bambini. In questa fase delicata della crescita, gli studenti iniziano a esplorare concetti più complessi attraverso giochi, attività pratiche e, soprattutto, esercizi di logica. Questi ultimi aiutano non solo a migliorare le capacità di ragionamento, ma anche a costruire solide basi per le competenze matematiche e linguistiche.I primi anni di scuola sono un periodo cruciale per l’acquisizione di abilità cognitive, e gli esercizi di logica rappresentano uno strumento efficace per stimolare la curiosità e il pensiero critico. Attraverso problemi semplici ma stimolanti, i bambini imparano a fare connessioni tra idee diverse, a risolvere problemi in modo creativo e a sviluppare un metodo di analisi. Inoltre, integrare questi esercizi nel contesto dell’insegnamento dell’italiano nella scuola primaria consente di rafforzare sia le abilità linguistiche sia quelle logiche, poiché il pensiero critico è strettamente connesso alla capacità di comprendere e manipolare il linguaggio.Per i genitori e gli insegnanti, la sfida è trovare il giusto equilibrio tra esercizi che siano divertenti, stimolanti e in linea con le capacità cognitive dei bambini della prima elementare. L’obiettivo principale è fare in modo che i piccoli studenti sviluppino un senso di soddisfazione personale nel risolvere problemi e acquisiscano fiducia nelle loro capacità logiche, indispensabili per il successo scolastico a lungo termine.A fine articolo potrete scaricare gratuitamente in formato PDF gli “Esercizi Di Logica Per La Prima Elementare: Sviluppare Il Pensiero Critico, Italiano per la Scuola Primaria“.Indice
Cosa Sono Gli Esercizi Di Logica e Perché Sono Importanti?Gli esercizi di logica sono attività pensate per sviluppare il ragionamento critico e la capacità di risolvere problemi. Questi esercizi si presentano sotto forma di giochi, rompicapo, attività con numeri, lettere o figure, che costringono i bambini a riflettere in modo logico e sequenziale.L’importanza di questi esercizi non risiede soltanto nella loro applicazione pratica, ma nel modo in cui preparano il cervello dei bambini a processare informazioni e prendere decisioni. La logica, infatti, è una competenza trasversale che influisce su molte altre aree dell’apprendimento: dalla matematica alla lettura, passando per le scienze e la risoluzione di problemi quotidiani.Per un bambino della prima elementare, gli esercizi di logica rappresentano uno strumento ideale per allenare la mente e per acquisire fiducia nelle proprie capacità. Ad esempio, l’abilità di riconoscere pattern (sequenze o ripetizioni) è cruciale non solo per risolvere problemi logici, ma anche per comprendere il funzionamento della grammatica e delle regole matematiche.Come Sviluppare Il Pensiero Critico Attraverso Gli Esercizi Di LogicaIl pensiero critico è la capacità di valutare informazioni in modo obiettivo e di utilizzare il ragionamento per prendere decisioni. Questo tipo di pensiero non si sviluppa in modo automatico, ma richiede una pratica costante, soprattutto attraverso esercizi che sfidino la mente a riflettere e a risolvere problemi.Ecco alcuni esempi di come gli esercizi di logica possono favorire lo sviluppo del pensiero critico:Classificazione di oggetti: Chiedere ai bambini di raggruppare oggetti per colore, forma o funzione è un ottimo modo per insegnare loro a osservare attentamente e a fare collegamenti logici.
Sequenze: Gli esercizi che richiedono di identificare una sequenza di numeri, lettere o immagini insegnano ai bambini a riconoscere pattern e a prevedere la logica che sottende a tali schemi.
Risoluzione di rompicapo: Problemi che richiedono una soluzione basata su indizi logici sono perfetti per stimolare il pensiero critico. Ad esempio, trovare l’immagine che non si adatta a un gruppo o completare una serie numerica.Esempi di Esercizi Di Logica per la Prima ElementareGli esercizi di logica per i bambini della prima elementare devono essere semplici, ma stimolanti, e adatti al loro livello di sviluppo cognitivo. Ecco alcuni esempi di attività che possono essere utilizzate:1. Giochi con le FigureI bambini possono essere invitati a osservare una serie di immagini e a identificare quella che non appartiene al gruppo. Questo tipo di esercizio richiede di fare inferenze logiche e di riconoscere differenze e similitudini tra oggetti.2. LabirintiGuidare un personaggio o un oggetto attraverso un labirinto richiede capacità di pianificazione e ragionamento spaziale. Questi esercizi aiutano i bambini a sviluppare competenze logiche e a prevedere il risultato delle loro azioni.3. Esercizi di ClassificazioneQuesti esercizi richiedono ai bambini di raggruppare oggetti o numeri in base a determinate caratteristiche (ad esempio, per colore, forma, dimensione). La classificazione è un’abilità logica fondamentale che aiuta a sviluppare il pensiero organizzativo.4. Sequenze di Numeri o LettereUn altro esercizio efficace consiste nel chiedere ai bambini di completare una sequenza di numeri o lettere. Per farlo, devono riconoscere il pattern logico e prevedere quale sarà l’elemento successivo.5. Gioco dei ContrariIl gioco dei contrari è un esercizio linguistico che allena anche il pensiero logico. Si può chiedere ai bambini di trovare l’opposto di una parola data, stimolandoli a fare connessioni tra concetti e a ragionare sul significato delle parole.Benefici degli Esercizi di Logica per l’Apprendimento LinguisticoIntegrare esercizi di logica con l’apprendimento dell’italiano nella scuola primaria può offrire numerosi vantaggi. Il linguaggio è strettamente legato al pensiero critico, e migliorare le capacità logiche può aiutare i bambini a comprendere meglio le strutture grammaticali, il significato delle parole e la costruzione delle frasi.Ad esempio, esercizi che richiedono di identificare errori logici in una frase o di riordinare le parole per formare una frase sensata migliorano la comprensione del linguaggio. Allo stesso modo, giochi con i sinonimi e i contrari aiutano a rafforzare il vocabolario e la capacità di comprendere sfumature di significato.Suggerimenti Utili per Sviluppare il Pensiero Critico nei Bambini della Prima ElementareCreare un ambiente di apprendimento stimolante: È importante che i bambini abbiano accesso a libri, giochi e materiali didattici che stimolino la curiosità e la voglia di imparare. I puzzle, i giochi da tavolo e le attività di problem-solving sono ottimi strumenti per esercitare la logica.
Favorire la discussione: Discutere le soluzioni dei problemi logici aiuta i bambini a comprendere meglio il processo di pensiero che hanno seguito. Incoraggiare i bambini a spiegare perché hanno scelto una determinata risposta stimola la riflessione critica.
Integrare la logica nella vita quotidiana: Le attività quotidiane, come fare la spesa o organizzare i giocattoli, possono essere occasioni per esercitare la logica. Chiedere ai bambini di fare piccole scelte logiche nella vita di tutti i giorni li aiuterà a sviluppare il pensiero critico in modo naturale.
Utilizzare la tecnologia con moderazione: Ci sono numerose app e giochi educativi che possono aiutare i bambini a sviluppare abilità logiche. Tuttavia, è importante non fare affidamento esclusivo su di essi. Gli esercizi pratici e interattivi sono altrettanto importanti per la crescita cognitiva.ConclusioneGli esercizi di logica per la prima elementare sono strumenti fondamentali per lo sviluppo del pensiero critico e delle capacità di risoluzione dei problemi nei bambini. Integrarli nel contesto dell’apprendimento dell’italiano permette di migliorare non solo le abilità logiche, ma anche quelle linguistiche, offrendo una formazione completa e stimolante. Con un approccio equilibrato e mirato, i bambini possono crescere intellettualmente e acquisire competenze che saranno fondamentali per tutta la loro carriera scolastica.Potete scaricare e stampare gratuitamente in formato PDF gli “Esercizi Di Completamento Di Parole Per La Prima Elementare, Italiano per la Scuola Primaria“, basta cliccare sul pulsante ‘Download‘:Domande Frequenti su ‘Esercizi Di Logica Per La Prima Elementare: Sviluppare Il Pensiero Critico, Italiano per la Scuola Primaria’Cosa sono gli esercizi di logica per la prima elementare?Gli esercizi di logica sono attività che stimolano i bambini a usare il ragionamento per risolvere problemi, fare deduzioni e riconoscere schemi. Questi esercizi sono progettati per sviluppare il pensiero critico e migliorare la capacità di risolvere problemi in modo logico e sistematico.
A chi sono rivolti questi esercizi?Gli esercizi di logica sono pensati per bambini della prima elementare, generalmente di età compresa tra i 5 e i 7 anni, che stanno sviluppando le loro abilità cognitive di base, tra cui la capacità di ragionamento e il pensiero critico.
Perché è importante sviluppare il pensiero critico nella prima elementare?Sviluppare il pensiero critico già nella prima elementare aiuta i bambini a migliorare le loro capacità di risolvere problemi e prendere decisioni in modo autonomo. Queste competenze li preparano a comprendere meglio i concetti scolastici e affrontare con successo sfide più complesse in futuro.
Come posso aiutare mio figlio a migliorare le sue abilità logiche?Puoi aiutare tuo figlio praticando giochi di logica, come puzzle e giochi di abbinamento, e incoraggiandolo a risolvere problemi quotidiani in modo autonomo. Anche attività semplici come trovare differenze tra oggetti o completare sequenze numeriche possono stimolare il pensiero logico.
Quanto tempo dovrebbero dedicare i bambini agli esercizi di logica?È consigliabile dedicare 10-15 minuti al giorno agli esercizi di logica per mantenere il cervello attivo e favorire lo sviluppo del pensiero critico senza sovraccaricare i bambini.
Questi esercizi sono adatti a bambini con difficoltà di apprendimento?Sì, questi esercizi possono essere adattati per bambini con difficoltà di apprendimento, utilizzando attività più semplici e graduali che stimolino il ragionamento logico in modo accessibile.Clicca per votare questo articolo!Maestra di Sostegno – Scuola Primaria

Libri di testo di Matematica

Un buon libro di testo di matematica che soddisfi tutti è utopia. Il piano stilato da d’Alembert è un importante e tuttora valido saggio di didattica della matematica.
Come va pensato, organizzato, scritto un libro di testo di Geometria? Qual è l’ordine che si deve seguire nella trattazione degli argomenti? Come introdurre l’uguaglianza delle figure? Quale il ruolo da assegnare al movimento e quale agli assiomi e alle dimostrazioni? Quando introdurre gli incommensurabili e che posto dare all’infinito e allo studio delle curve, dell’algebra e del calcolo differenziale? Ancora, un libro va pensato per tutti gli studenti o in funzione delle propensioni?
Sono questioni che si sente dibattere nei tanti convegni odierni dedicati all’insegnamento della matematica.
Sono questioni però che sono state sempre “attuali”.
Lo sono state ai tempi di d’Alembert come ai tempi di Euclide rimasto nella storia come il più celebre degli autori di manuali scolastici. L’autore del più duraturo libro di elementi mai dato alle stampe. Il libro che ha stabilito una via regia per l’insegnamento della geometria e della matematica. Il libro che ha indicato le proposizioni con le quali iniziare, fissandone l’ordine e fornendo il metodo di insegnarle.
C’è da osservare subito che il termine Geometria per d’Alembert ha il significato di Matematica, come era nella tradizione degli Elementi di Euclide che raccoglievano insieme aritmetica e geometria.
Il problema che si pone d’Alembert, caratteristico peraltro del periodo storico che egli vive, è didattico.
È la realizzazione di un moderno Elementi di matematica comprensivo di algebra (che allora si diceva anche geometria simbolica e anche geometria metafisica), curve geometriche e analisi matematica, cioè il nuovo calcolo sublime, differenziale e integrale.
Come fare? Conviene seguire l’ordine degli inventori, cioè la via genetica della scoperta, che è  genealogia naturale delle idee o procedere altrimenti pensando altre inferenze logiche?
In sostanza, si chiede d’Alembert, quali riflessioni “potrebbero essere non inutili sul modo di trattare a metà del XVIII secolo gli Elementi della Geometria?
Jean-Baptiste Le Rond d’Alembert è convinto che realizzare un libro di testo che raccolga il gradimento di tutti è una utopia.
L’argomento però l’affronta e delinea un piano didattico che espone in dettaglio nella voce Mathematique dell’Encyclopedie. Voce che Biagio Scognamiglio ha recentemente reso nella traduzione italiana per Matmedia. Il piano di d’Alembert è un saggio di didattica della matematica che ha svolto un ruolo di guida per molti dei decenni successivi. Anzi, si può dire con certezza che ha ispirato la maggior parte delle stesure di libri di testo almeno fino alla metà del secolo XX.
«Questo piano – egli afferma – fa capire che una simile impresa può essere ben compiuta soltanto da matematici di prim’ordine, e che, per fare eccellenti elementi di geometria, Cartesio, Newton, Leibniz, Bernoulli, eccetera, non sarebbero stati di troppo».
Scrivere un libro di testo è comunque tanto oneroso e esclusivo da inibire ad ogni autore qualsiasi altra attività di ricerca. Cosa che ha scoraggiato soprattutto i grandi, perché «forse non c’è scienza sulla quale siano stati tanto moltiplicati gli elementi» quanto la matematica. Questi libri sono per la maggior parte «opera di matematici mediocri, le cui conoscenze in Geometria spesso non vanno al di là del loro libro e che per questo stesso motivo sono incapaci di trattar bene questa materia».
I grandi matematici hanno preferito fare altro, contribuire a far crescere la matematica.
Non così però i mediocri, in compenso dotati di una dose di presunzione adeguata al compito e della quale è prova il fatto, dice d’Alembert, che «non c’è quasi nessun autore di elementi di Geometria che nella sua prefazione non dica più o meno male di tutti quelli che l’hanno preceduto».
Quali sono i principi pedagogici ai quali attenersi?
Prima di tutto, è il parere di d’Alembert, occorre non parcellizzare troppo il discorso suddividendolo in tante parti: la trattazione va resa quanto più possibile unitaria. Ad esempio, non è affatto utile «la suddivisione in geometria delle linee rette e delle linee curve, geometria delle superfici e geometria dei solidi».
Non lo è perché «sebbene la linea retta sia più semplice della linea curva, tuttavia è appropriato trattare l’una e l’altra insieme e non separatamente negli Elementi di Geometria».  Un principio che è seguitissimo tuttora anche per le operazioni aritmetiche: vanno trattate insieme, almeno dirette e inverse. È il principio didattico che valorizza la reversibilità, che insieme alla invarianza caratterizza molto dell’attività del fare matematica. Già da questo, in didattica, d’Alembert lo si direbbe un primo fusionista nel senso di Klein, Polya e de Finetti.
Come affrontare, a livello didattico, l’uguaglianza? 
L’uguaglianza, è il parere di d’Alembert, va stabilita attraverso il principio di sovrapposizione, che «non è affatto un principio meccanico e grossolano, come dicono alcuni moderni geometri; è un principio rigoroso, chiaro, semplice, desunto dalla vera natura della cosa. Ad esempio, quando si vuole dimostrare che due triangoli che hanno uguali le basi e gli angoli alla base sono del tutto uguali, si applica con successo il principio della sovrapposizione: dalla supposizione dell’uguaglianza delle basi e degli angoli si conclude a ragione che questi angoli e queste basi in seguito all’applicazione degli uni sulle altre coincideranno, quindi dalla coincidenza di queste parti si conclude in tutta evidenza, per necessaria conseguenza, la coincidenza del resto». In definitiva, «il principio della sovrapposizione non consiste nell’applicare grossolanamente una figura sull’altra, […] come un operaio applica il suo piede su una lunghezza per misurarla, ma questo principio consiste nell’immaginare una figura trasportata su un’altra».
Jean-Baptiste Le Rond d’Alembert (1717-1783)
Il punto di vista didattico di d’Alembert è comunque molto più generale.
Il principio della sovrapposizione si può usare anche per provare che due figure non sono identiche. «Del resto, per sovrapposizione io qui intendo non solo l’applicazione di una figura su un’altra, ma quella di una parte di una figura su un’altra parte della medesima figura al fine di paragonarle fra loro, e quest’ultima maniera di impiegare il principio di sovrapposizione è di un’utilità infinita e semplicissima negli elementi di Geometria».
Gli incommensurabili, l’infinito e la reductio ad absurdum.
«Si consideri il teorema: una linea parallela alla base di un triangolo ne taglia i lati in proporzione. Per dimostrarlo, basta mostrare che se questa parallela passa per il punto di mezzo di uno dei lati, passerà per il punto di mezzo dell’altro; perché  di seguito si farà constatare agevolmente che le parti tagliate sono sempre proporzionali quando la parte tagliata sarà commensurabile all’intera linea, e quando non lo sarà, si dimostrerà il medesimo enunciato mediante la reductio ad absurdum, facendo vedere che il rapporto non può essere né più grande né più piccolo e di qui che è uguale. Noi diciamo mediante la riduzione all’assurdo, perché solo in questo modo indiretto si può dimostrare la maggior parte degli enunciati  che riguardano gli incommensurabili.
L’idea dell’infinito entra almeno implicitamente nella nozione di questi tipi di quantità; e poiché noi non abbiamo un’idea dell’infinito se non negativa, vale a dire che lo concepiamo soltanto mediante la negazione del finito, si può dimostrare direttamente e a priori tutto ciò che concerne l’infinito matematico.
Si dirà forse che la  considerazione degli incommensurabili renderà la geometria elementare più difficile; può darsi; ma essi entrano necessariamente in questa geometria; presto o tardi bisogna arrivarci, ed è meglio presto».
Le definizioni in matematica
Un buon libro non parte con le definizioni. «A noi sembra poco filosofico e poco conforme alla naturale impronta dello spirito presentarle di primo acchito, bruscamente e senza una sorta di analisi».
Anche per l’Algebra valgono le stesse raccomandazioni. Può una semplice definizione dell’algebra darne l’idea a colui che ignora detta scienza? Sarebbe dunque appropriato cominciare un trattato di Algebra con lo spiegare chiaramente la strada seguendo la quale lo spirito è giunto o può giungere a trovarne le regole, e l’opera la si farà terminare così: la scienza che abbiamo finora insegnato è la scienza che si chiama Algebra.  Ciò vale anche per l’applicazione dell’Algebra alla Geometria e per il calcolo differenziale e integrale, «di cui non si può afferrare bene la vera definizione se non dopo averne compreso la metafisica e l’uso».
La costruzione degli elementi di Geometria.
Non è conveniente perseguire il rigore a tutti i costi. Sarebbe peraltro impresa chimerica, perché  è come cercare un rigore perfetto che non esiste, è immaginario. Anche gli assiomi, quelli che Euclide chiamò “nozioni comuni”, sono perfettamente inutili. In un trattato vanno soppressi: «Che bisogno c’è di assiomi sul tutto e sulla parte per vedere che la metà di una linea è più piccola di una linea intera?».
Quello che importa nella costruzione del discorso didattico è la concatenazione degli argomenti, la loro graduazione, condotta generalmente, senza salti, dal più semplice al più complesso. Il credo didattico degli enciclopedisti è sancito nella voce Education: «Il gran segreto della didattica, ovvero dell’arte di insegnare, è di essere nelle condizioni di chiarire la subordinazione delle conoscenze».
Il piano didattico stilato da d’Alembert stabilisce questa graduazione.
Ad esempio negli “elementi” bisogna preparare il campo alla trattazione della Geometria trascendente o delle curve.
È una Geometria che comporta il calcolo algebrico. Questa parte va iniziata con la soluzione dei problemi di secondo grado,  utilizzando come strumenti la retta e il cerchio. Una volta introdotto il discorso dei problemi di secondo grado, si passerà alle sezioni coniche.
Il modo  migliore e più breve di trattarle è di “ricorrere al metodo analitico”.
«Quando si saranno trovate le più semplici equazioni della parabola, dell’ellisse, e dell’iperbole, si farà vedere di seguito molto agevolmente che queste curve si generano nel cono e in che modo vi si generano». In effetti questa introduzione delle coniche a partire dalla loro formazione nel cono sarebbe forse il modo più naturale con cui partire, se ci si limitasse però «a fare un trattato su queste curve. Ma in un corso di Geometria vanno introdotte da un punto di vista più generale e la loro trattazione si concluderà con la soluzione dei problemi di terzo e quarto grado» e, ovviamente, con osservazioni che riusciranno utili nella «teoria delle traiettorie o curve descritte da proiettili  e di conseguenza nella teoria delle orbite dei pianeti».
Terminate le sezioni coniche, si passerà alle curve di genere superiore. 
Queste teorie si basano in parte sul calcolo algebrico e in  parte sul calcolo differenziale; non è che questo calcolo vi sia assolutamente necessario, ma checché se ne dica, esso abbrevia e facilita estremamente tutta questa teoria.
Riguardo alla quadratura e alla rettificazione di questi tipi di curve, come anche alla rettificazione delle sezioni coniche, le si rimetterà alla Geometria sublime. Per il resto, trattando le curve geometriche, ci si potrà dilungare un po’ più particolarmente sulle più conosciute, come il folium di Cartesio, la concoide, la cissoide, eccetera.
Le curve meccaniche faranno seguito a quelle geometriche.
Si tratteranno dapprima le curve esponenziali, «che sono come una specie intermedia fra le curve geometriche e le meccaniche». In seguito, dopo aver dato i principi generali della costruzione delle curve meccaniche per mezzo della loro equazione differenziale e della quadratura delle curve, si entrerà nel dettaglio delle principali e più conosciute: spirale, cicloide, trocoide, eccetera. Questi sono pressappoco gli argomenti che un trattato di Geometria trascendente deve contenere.
Segue la Geometria sublime, alla quale non resta che il calcolo integrale con la sua applicazione alla quadratura e alla rettificazione delle curve. «Questo calcolo sarà dunque la materia principale e quasi unica della Geometria sublime».
Altre raccomandazioni didattiche.
La prima raccomandazione è che «il calcolo algebrico non deve essere affatto applicato alle proposizioni della geometria elementare, per la ragione che bisogna usare questo calcolo soltanto per facilitare le dimostrazioni, mentre non sembra che nella geometria elementare vi siano dimostrazioni tali da poter essere realmente facilitate da questo calcolo».
L’eccezione a questa regola è la soluzione dei problemi di secondo grado, perché il calcolo algebrico semplifica al massimo la soluzione delle questioni di tal genere e abbrevia anche le dimostrazioni. Questo è il campo più proprio della applicazione dell’Algebra alla Geometria.
La seconda raccomandazione di d’Alembert è di convincersi che è «ridicolo dimostrare mediante la sintesi ciò che può essere trattato più semplicemente e più facilmente mediante l’analisi, come le proprietà delle curve, le loro tangenti, i loro punti di inflessione, i loro asintoti, le loro diramazioni, la loro rettificazione e la loro quadratura».
Porta l’esempio della spirale:  «le proprietà della spirale, che i più grandi matematici hanno tanto penato a seguire in Archimede, oggi possono essere dimostrate con un tratto di penna».
Ancora una raccomandazione:
la Geometria, soprattutto quando è aiutata dall’Algebra, è applicabile a tutte le altre parti della Matematica, giacché in Matematica non si tratta mai di altro se non di paragonare delle grandezze fra loro; e non è senza motivo che alcuni geometri filosofi hanno definito la Geometria scienza della grandezza in generale, in quanto è rappresentata o può esserlo mediante linee, superfici e solidi.
Infine, le dimostrazioni vanno presentate in forma problematica.
Il filosofo cartesiano Johannes Clauberg nella Logica vetus et nova del 1654 aveva così sintetizzato i problemi dell’insegnamento: quid sit tradendum et quo fine, quis traditurus quis accepturus, quomodo quid tradere conveniat. Il piano di d’Alembert sviluppa in particolare il quomodo quid tradere conveniat, ma non trascura osservazioni importanti sugli altri aspetti.
Ad esempio, sullo studente, perché «tutti coloro che studiano la Geometria non la studiano con le stesse vedute». Ci sono quelli a cui basta un buon trattato di geometria pratica, a chi invece fa bene avere un’infarinatura di geometria elementare speculativa, e converrà dargliela, fornendo dimostrazioni più facili, anche se meno rigorose. Per gli spiriti, però, «veramente adatti a questa scienza, per coloro che sono destinati a farvi dei progressi, noi crediamo che ci sia una sola maniera di trattare gli elementi: quella che unirà il rigore alla chiarezza e che allo stesso tempo li metterà sulla via delle scoperte per il modo in cui si presenteranno le dimostrazioni. Per questo bisogna mostrarle, per quanto possibile,  sotto la forma di problemi da risolvere piuttosto che della dimostrazione di teoremi di cui non si è capito neppure il significato.

Laureato in matematica, docente e preside e, per quasi un quarto di secolo, ispettore ministeriale. Responsabile, per il settore della matematica e della fisica, della Struttura Tecnica del Ministero dell’Istruzione. Segretario, Vice-Presidente e Presidente Nazionale della Mathesis dal 1980 in poi e dal 2009 al 2019, direttore del Periodico di Matematiche.

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