Le stanze della rabbia si diffondono in Italia, ma per i ragazzi la scrittura resta il miglior metodo per scaricare le tensioni
Immaginate che un giorno, passando da una classe all’altra durante una normale giornata di insegnamento, vi imbattiate in un’aula alla quale non avevate mai fatto caso, sulla cui porta campeggia la scritta “Stanza della rabbia”.
Se sentite forti rumori e urla provenire dall’interno, non preoccupatevi, ci sarà dentro qualche ragazzo che sta cercando di scaricare la sua ira repressa.
Scherziamo? Sì, certo, almeno per il momento… Perché – come ci racconta il quotidiano Avvenire – le “stanze della rabbia” stanno diffondendosi sempre di più in Italia, da Nord a Sud del Paese. Questo fenomeno, ci dice l’autrice dell’articolo, nasce in Giappone nel 2008 con l’obiettivo di aiutare la gente, da sola o in compagnia, a sfogare la propria rabbia repressa. Come? Distruggendo a mani nude o con l’aiuto di mazze, martelli e strumenti vari tutto quello che nella stanza è appositamente collocato: piatti, bicchieri, televisori, computer, mobili e soprammobili.
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