Ti aspetti uno smartphone e invece trovi un EV. È questa la sorpresa che Xiaomi ha riservato ai molti curiosi venuti a visitare il suo stand presso il Mobile World Congress di Barcellona: una berlina elettrica ad alte prestazioni sviluppata da zero in appena tre anni e già quasi pronta per debuttare sul mercato cinese. Certo, c’erano anche i nuovi smartphone della serie 14 sviluppati con l’icona della fotografia tedesca Leica, un nuovo tablet e tre wearable, ma la SU7 (questo il nome dell’EV) ha un po’ rubato la scena al resto.
Le ragioni ci sono tutte: Xiaomi, che di per sé ha appena 13 anni di vita, ha investito 10 miliardi di Yuan (poco meno di un miliardo e 300 milioni di euro) e coinvolto oltre 3400 ingegneri per progettare e costruire in 36 mesi un’auto dalle caratteristiche premium, sviluppavando in-house le soluzioni tecnologiche, i componenti e – nel caso del telaio – persino i materiali necessari. Non una cosa che si vede tutti giorni, anche se bisognerà attendere i primi test drive per capire con quali risultati Xiaomi debutta da costruttore automotive.
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Una sorpresa, ma non troppo
La presentazione della SU7 è solo in parte una sorpresa: intanto perché l’elettrificazione della mobilità ha reso relativamente più facile l’accesso di nuovi player all’industria automotive, visto che gli electric vehicle (EV) sono meno complessi da sviluppare delle vetture tradizionali con i loro complessi motori a scoppio, frutto di decenni di investimenti, ricerca e sviluppo. E poi perché, nell’era in cui l’automobile è diventata una piattaforma hi-tech e software-driven, i colossi della tecnologia sono quasi obbligati a dire la loro in questo settore.
Voleva farlo Apple, che però dopo dieci anni di R&D pare abbia rinunciato. Lo sta facendo Huawei, che nella sua seconda vita (dopo i veti del governo USA che l’ha estromessa dal mercato internazionale degli smartphone), è entrata nell’industria automotive come fornitore di software e di tecnologia legata ai sistemi di sicurezza attiva e passiva e alla guida autonoma. Si appresta a farlo Sony, che dal 2020 presenta prototipi di EV al CES di Las Vegas, e nel 2022 ha fondato con Honda la joint venture Sony Honda Mobility per produrre auto elettriche col marchio Afeela. E lo fa Xiaomi, che rispetto alla concorrenza dalla sua ha un’automobile praticamente pronta, e può contare su un ecosistema nazionale per la produzione delle vetture elettriche più completo, maturo ed efficiente che altrove.
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Sulla carta, prestazioni al top
Quando si parla di auto è obbligatorio snocciolare numeri, e quelli della SU7 sembrano di tutto rispetto: la versione mostrata a Barcellona è la Max, ovvero il top di gamma per questo segmento (lo stesso della BMW serie5), che per la trazione integrale all’anteriore monta l’HyperEngine V6, mentre al posteriore l’HyperEngine V6s. Insieme all’HyperEngine V8s (che vedremo sulle auto dal 2025) sono tutti motori sviluppati interamente dallo stesso colosso cinese. La potenza massima (in modalità boost) è pari a 673CV e 830Nm, che spingono l’auto da 0 a 100 in 2,78 secondi. Per fare un paragone, l’Audi RS e-tron GT ne impiega 3,3.
Dagli smartphone alle auto: come è fatta SU7, la prima elettrica di Xiaomi