La scienza non è una faccenda solo maschile
Donne nella scienza. Una bella storia italiana prova che la scienza non è una faccenda solo maschile. Secondo vari storici della Scienza l’origine della misoginia scientifica nasce con Pitagora.
Per i pitagorici la matematica era innanzitutto attività religiosa, strumento per liberare l’anima dal corpo. Liberarsi del corpo significava però trascendere il “femminile” e, ritenendo la Matematica strumento per liberare l’anima dal corpo, per i pitagorici, e per la Grecia antica, la Matematica (e di conseguenza tutte le scienze) era intrinsecamente maschile. L’esclusione delle donne dalla scienza si conferma nel basso medioevo. La riforma della Chiesa, operata da Papa Gregorio VII nell’XI secolo, impone il celibato ai preti, per non disperdere il patrimonio della chiesa, e le scuole cattedrali per l’istruzione del clero sono precluse alle donne. Verso la fine del XII secolo da queste scuole nascono le prime università europee che, ovviamente, escludono le donne. Ancora nel XVIII secolo Kant sostiene che la scienza è una faccenda maschile e per Rousseau, uno dei massimi pensatori illuministi, il confronto delle idee deve avvenire come su un campo di battaglia e non nell’atmosfera galante e ovattata dei salotti.
Intanto nei secoli XVI e XVII principalmente ad opera di Copernico, Keplero, Galileo, Cartesio, Newton e Leibniz nasce la Scienza moderna.
Il clima di intimidazione a seguito del processo a Galileo (1633) per “veemente sospetto di eresia” spinge gli scienziati europei ad incontrarsi in riunioni informali. Nascono così le Accademie scientifiche che, ovviamente, non ammettono le donne.
L’Accademia dei Lincei (fondata