Alunni stranieri, le soglie sono controproducenti: anche se arrivano al 50% in classe non c’è problema. Il preside Loria racconta la sua esperienza a Vigevano
L’integrazione degli stranieri nelle scuole non passa per le quote massime di presenza per classe, ma per “la collaborazione tra gli studenti, la creazione di legami e la partecipazione attiva alla vita scolastica”: quello che serve è il processo di integrazione positivo. È quanto si evince dal colloquio della ‘Tecnica della Scuola’ con Matteo Loria, preside dell’Istituto di Istruzione Superiore Caramuel Roncalli di Vigevano, che ospita un liceo delle scienze applicate, un tecnico e due professionali.
“L’integrazione degli studenti stranieri – ci dice – è una realtà quotidiana, con una maggiore presenza nel settore professionale: la diversità riflette il tessuto sociale del territorio, ricco di cittadini di origini non italiane. Nonostante le sfide linguistiche e culturali, l’istituto ha registrato successi significativi nell’integrazione degli studenti stranieri”.
Il ds spiega che “la maggioranza degli studenti stranieri sono nati in Italia da genitori stranieri ed alcuni hanno raggiunto risultati eccezionali”.
Il suo istituto